Apprezzare il Creato insieme a due Franceschi
di Giovanni Campanella • Alla fine di giugno 2018, la PAOLINE Editoriale Libri ha pubblicato, all’interno della collana “Nel tuo nome”, un piccolo libretto intitolato Madre terra, fratello sole, sorella acqua… – Percorso di riflessione sulla custodia del creato. È stato scritto dal frate cappuccino Remo Lupi.
Il libretto propone un breve percorso di preghiera e meditazione strutturato in 9 giorni. In ogni tappa giornaliera è considerato un particolare elemento del creato ed è riportata una parte del Cantico delle creature, seguita da un brano biblico e da un testo dell’Enciclica Laudato si’ dell’attuale pontefice, omonimo del Santo d’Assisi. Il sussidio può essere usato per prepararsi alla Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, che si celebra ogni anno nel primo giorno di settembre.
Dopo una breve presentazione, dove è esposto lo scopo e la struttura del sussidio, Lupi riporta il Cantico delle creature sia nel testo originale che nella versione in italiano moderno. Esso viene poi riprodotto via, via, in parti, nei vari capitoletti, a seconda dell’elemento di cui si tratta. Infatti, l’ordine dei temi di tutto il libretto segue strettamente l’ordine di entrata in scena degli elementi nel Cantico.
Francesco d’Assisi inizia il suo Cantico lodando il Creatore e Lupi incentra il primo giorno sul creato nella sua interezza. Papa Francesco nella sua Laudato si’, al numero 84, ci ricorda che «tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio».
«Frate Sole» è la prima delle creature a scendere singolarmente in campo nel Cantico del Poverello. Così Lupi dedica il suo secondo giorno proprio al sole. La luce del sole ci permette di vedere propriamente il creato. Inoltre, ne ravviva i colori. Ci ricorda la festa, la gioia. Ci richiama alla mente Dio stesso. Gesù stesso, soprattutto nel Vangelo di Giovanni, dice di essere “luce”. E in fondo, la nostra domenica, giorno del Signore, corrisponde al dies solis degli antichi.
«Sora Luna e le stelle», al centro del terzo giorno, riempiono di stupore la mente umana. L’infinita immensità sopra le nostre teste ci interroga. Un grande amore ci abbraccia e noi, con i nostri problemi (grandi per noi ma minuscoli in confronto al tutto), ci rendiamo salutarmente conto di essere piccini piccini.
L’aria e «frate Vento», che campeggiano nel quarto giorno, ci scompigliano e un po’ ci inquietano. Sono simboli di dinamismo. Anche Gesù si è divertito ad assimilare il comportamento del vento a quello dello Spirito Santo (cfr. Gv 3,8). E d’altra parte, tra le stesse prime parole della Bibbia, si dice che lo Spirito «aleggiava».
Anche l’elemento del giorno successivo, «sor’Acqua», è indissolubilmente legato allo Spirito. Elemento fondamentale nel Battesimo, porta dei sacramenti, l’acqua è stretta compagna dello Spirito nei riti e nei simboli.
E che dire di «frate Focu»? Non è anche il fuoco, simbolo dello Spirito? Lupi ci ricorda nel sesto giorno che al fuoco sono legate importanti teofanie di Dio nella Sacra Scrittura. Dio parla a Mosé da un roveto ardente. Lo Spirito si posa sugli apostoli a Pentecoste nella forma di lingue di fuoco. Il fuoco è anche simbolo di forza e di amore. Gesù stesso è «venuto a gettare fuoco sulla terra» (Lc 12,49).
Nell’ottavo giorno si parla del perdono. Infatti, «quelli ke perdonano per lo Tuo amore e sostengo infirmitate e tribulazione» contribuiscono a ristabilire un’armonia nel Creato. «Infirmitate e tribulazione» sono molto spesso sostenute da nazioni povere (e non solo) a causa di ingordigia e avidità di paesi più forti che generano inquinamento e pericolosi danni all’ambiente. Convertirsi significa anche in un certo senso “perdonare sé stessi”, per poi ripartire su un nuovo sentiero e rimboccarsi le maniche. Sono soprattutto la conversione del cuore e l’amore per i nostri vicini e per quelli che nasceranno a spingerci a prenderci cura della nostra cara casa comune che Dio ci ha affidato in custodia.
Nel nono e ultimo giorno, «sora nostra Morte corporale» è definita da Lupi “traguardo delle creature”. Sembrerebbe un accostamento un po’ impreciso, dato che tutto il Creato dovrebbe invece partecipare all’eternità. Semmai, più propriamente, l’eterno dovrebbe essere il traguardo finale per tutti e per tutto. Lo si dice nel numero 243 di LS, citato dallo stesso Lupi:
«Alla fine ci incontreremo faccia a faccia con l’infinita bellezza di Dio (cfr 1 Cor 13,12) e potremo leggere con gioiosa ammirazione il mistero dell’universo, che parteciperà insieme a noi della pienezza senza fine. Sì, stiamo viaggiando verso il sabato dell’eternità, verso la nuova Gerusalemme, verso la casa comune del cielo. Gesù ci dice: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose» (Ap 21,5). La vita eterna sarà una meraviglia condivisa, dove ogni creatura, luminosamente trasformata, occuperà il suo posto e avrà qualcosa da offrire ai poveri definitivamente liberati».