di Carlo Parenti · E’ noto che il 20 e 21 agosto 1977 Giorgio La Pira dettò la sua ultima lettera indirizzata al papa Paolo VI. In essa si legge, tra l’altro,: “Beatissimo Padre, Le scrivo all’estremo delle forze in cui mi trovo. RaccontarLe tutto è inutile[…]Certo quando si è in condizioni come la mia non si sa davvero cosa fare: davanti a noi c’è il Corpo della Chiesa ogni giorno più crescente: che sarà? Ci poniamo questa domanda proprio mentre il Signore ci invita a riflettere sulla situazione in cui si trovano migliaia di giovani. Preghi per me. Con rinnovato affetto. La Pira[…]”.
Non fu un caso. Parlando infatti della morte disse (1934) ai suoi giovani studenti universitari: “Qualche volta ci viene il pensiero della morte: allora ci viene subito un ricordo consolante: Siete Voi giovani! Come sarà bello se in quel punto supremo potremo ricordarci dei Vostri volti […] allora diremo: ebbene la vita è finita, ma […] pure un consumante desiderio di bene per queste creature buone lo avemmo”.E in quel «punto supremo» si ricordò davvero dei suoi giovani, con profetiche parole tuttora di incredibile attualità. Davvero commovente! Certo La Pira aveva una visione cosmica e credo già vedesse le sfaccettature mondiali della situazione giovanile. Vorrei con questa premessa dare solo qualche dato sulla situazione che reputo drammatica in cui si trovano i giovani europei e italiani in relazione alla possibilità di avere un lavoro. Attingo ai dati Eurostat, ISTAT, ma parto dai dati europei in generale.
Per Eurostat 15,184 milioni di uomini e donne nell’UE-27 , di cui 12,793 milioni nell’area dell’euro (EA-19) , erano disoccupati a luglio 2020. Rispetto a giugno 2020, il numero di persone disoccupate è aumentato di 336 000 nell’UE e di 344 000 nell’area dell’euro. Nel luglio 2020, il tasso di disoccupazione destagionalizzato dell’area dell’euro è stato del 7,9%, rispetto al 7,7% di giugno 2020. Il tasso di disoccupazione dell’UE è stato del 7,2% a luglio 2020, in aumento dal 7,1% a giugno 2020.
La odierna situazione complessiva della disoccupazione in Italia anche a causa della pandemia da Covid non è migliore, anzi. A giugno 2020 il tasso di disoccupazione generale è risalito all’8,8%, in aumento di 0,6 punti rispetto a maggio. Corrisponde a più di 2,5 milioni di residenti. La crescita delle persone in cerca di lavoro, per l’Istat, è «consistente», pari a 149mila unità in più (+7,3%). Il rialzo, «riguarda soprattutto gli uomini (+9,4% pari a +99mila unità, contro il +5,0%, pari a +50mila, delle donne) e interessa tutte le classi di età». Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) aumenta al 27,6%, in rialzo di 1,9 punti rispetto al mese precedente. Sono dunque 752mila i nuovi disoccupati: «Da febbraio 2020 il livello dell’occupazione è sceso di circa 600mila unità e le persone in cerca di lavoro sono diminuite di 160mila, a fronte di un aumento degli inattivi di oltre 700mila unità», facendo il confronto con il periodo appena precedente al deflagrare dell’epidemia di COVID. «Le ripetute flessioni congiunturali dell’occupazione – scrive l’Istat – hanno determinato un calo rilevante rispetto al mese di giugno 2019 (-3,2% pari a -752mila unità), che coinvolge entrambe le componenti di genere, i dipendenti (-613mila), gli autonomi (-140mila) e tutte le classi d’età; l’unica eccezione risultano essere gli over50 (+102mila)». A Luglio, invece, Il tasso di disoccupazione è salito al 9,7% e, tra i giovani, al 31,1% .
Tra le donne invece il tasso è stato del 10,9 %.(un punto abbondante più del dato nazionale e 3,4% in più della media EU).La gravità della questione femminile in Italia risulta dai dati sull’occupazione e sull’inattività (la condizione di chi non è occupato e non cerca nemmeno lavoro). Il tasso di occupazione, che a livello nazionale è pari al 59,2 per cento -tra gli uomini è pari al 68,2 per cento- tra le donne al 50,2 per cento (una donna su due in età compresa tra i 15 e i 64 anni, cioè, non è né occupata, né disoccupata, né in cerca di lavoro). Il tasso di inattività, che a livello nazionale si attesta al 34,3 per cento, tra i maschi è poi pari al 25 per cento, mentre tra le donne al 43,5 per cento. In Europa (UE) nel luglio 2020, il tasso di disoccupazione femminile era del 7,5% nell’UE, dal 7,3% nel giugno 2020. Il tasso di disoccupazione maschile era del 7,0% nel luglio 2020, dal 6,8% nel giugno 2020. Nella zona euro, il tasso di disoccupazione femminile è aumentato dall’8,0% nel giugno 2020 all’8,3% nel luglio 2020 e dal 7,5% al 7,6% per gli uomini. Quindi l’Italia (10,9%) è pesantemente peggiore della media EU. Se guardiamo ai dati italiani sul tasso di disoccupazione suddivisi per fascia di età emerge una situazione molto poco omogenea, che vede i lavoratori più anziani in una condizione nettamente migliore rispetto ai più giovani. Preciso che quando si parla di “disoccupazione giovanile” (vedi), si intende la fascia 15-24 anni (31,1% a luglio). Invece nel luglio 2020 2,906 milioni di giovani (sotto i 25 anni) erano disoccupati nell’UE, di cui 2,338 milioni nell’area dell’euro. A luglio 2020, il tasso di disoccupazione giovanile era del 17,0% nell’UE e del 17,3% nell’area dell’euro, in aumento rispetto al 16,9% e al 17,2% rispettivamente del mese precedente. Tasso di disoccupazione giovanile del 15,1% (in Italia: 31,1%%). (Va Precisato che i tassi di disoccupazione citati e gli indici di disoccupazione differiscono perché i tassi di disoccupazione includono nel denominatore solo la parte della popolazione che si trova nel mercato del lavoro. A 15 anni, quasi il 100% della popolazione giovanile dell’UE e dei suoi Stati membri va ancora a scuola. Man mano che i giovani crescono, molti entrano nel mercato del lavoro, diventando occupati o disoccupati. Si consideri a proposito che nell’Europa a 27 stati il numero di giovani al di fuori della forza lavoro è come detto pari nel 2020 a 2,9 milioni su un totale di circa 46,3 milioni di persone tra i 15 ei 24 anni).
Vediamo anche il raffronto coi paesi europei quanto alla disoccupazione giovanile, dati Eurostat al 2019.
I tassi di disoccupazione giovanile più bassi sono stati osservati in Repubblica Ceca (5,4%), Germania (6,1%) e Paesi Bassi (6,9%), mentre i più alti sono stati registrati in Grecia (35%), Spagna (33%) e Italia (31,1%). L’Italia inoltre ha il tasso di occupazione giovanile più basso a livello europeo (56,3%, contro una media Ue del 76% nella fascia 25-29 anni) e il più alto tasso di giovani che non studiano e non lavorano (29,7%, media Ue 16,6%). Inoltre va considerato il tasso di abbandono scolastico che va dall’11,5% delle femmine al 15,4% dei maschi, il terzultimo peggiore in Europa.
Il nostro paese non è dunque favorevole per i giovani. La conseguenza? Oltre 320mila ragazzi e ragazze (20-34 anni) hanno lasciato l’Italia tra il 2009 e il 2018, molti dei quali senza prospettiva di ritorno. Sono cifre, tutte quelle sopra, che sembrano aride, ma rappresentano il vissuto di persone vere con i loro sentimenti, speranze e drammi reali.
Per il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella il «lavoro che manca» è il vero nemico da sconfiggere. Per papa Francesco (vedi l’esortazione apostolica “Christus vivit”) è nel mondo del lavoro che i giovani sperimentano forme di esclusione ed emarginazione: la prima e più grave, per il Papa, è la disoccupazione giovanile, già da lui definita “un peccato sociale” e “che in alcuni Paesi raggiunge livelli esorbitanti”. “Questo non va bene, perché il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale” “Oltre a renderli poveri, la mancanza di lavoro recide nei giovani la capacità di sognare e di sperare e li priva della possibilità di dare un contributo allo sviluppo della società”.
Va detto però che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, nel suo programma ha promesso maggiore impegno per l’occupazione giovanile. Speriamo!!!