di Mario Alexis Portella · Allo scoppio della prima guerra mondiale il 28 luglio 1914, il presidente statunitense Woodrow Wilson, di religione presbiteriano, grande intellettuale e docente universitario, proclamò la neutralità dell’America tentando di porsi come mediatore tra i belligeranti, ma si trovò ben presto impegnato a combattere una battaglia diplomatica in difesa dei diritti degli stati neutrali, osteggiati dal blocco navale inglese sulle coste della Germania, e soprattutto, dalla indiscriminata guerra sottomarina condotta dai Tedeschi. Nel corso dei successivi due anni e mezzo, l’America fu gradualmente trascinata nella guerra da diverse fattori, in particolare l’aggressione sottomarina tedesca (U-boat):
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Nel 1915, un U-boat tedesco silurò la RMS Lusitania, una nave mercantile britannica che probabilmente trasportava munizioni, uccidendo 128 americani;
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Nel marzo del 1916, un attacco al traghetto francese Sussex;
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Nel gennaio del 1917, la Germania annunciò una politica di guerra sottomarina senza esclusioni.
Dopo tanti sforzi diplomatici senza esito, il presidente Wilson fu spinto a rompere le relazioni diplomatiche con la Germania—ed anche con il suo alleato, l’impero Austro-Ungarico. Wilson, pur sapendo che ai suoi tempi erano ben pochi i paesi democratici—la Gran Bretagna, la Francia e il Governo Provvisorio Russo: la Repubblica Russa (prima della rivoluzione comunista fondata il 17 settembre 1917). Wilson, essendo un politico che vedeva lontano, dopo aver tenuto una sessione congiunta del Congresso il 2 aprile 1917 chiese al Congresso la dichiarazione di guerra argomentando che «Il mondo deve essere reso sicuro per la democrazia.»
L’ingresso americano nella prima guerra mondiale aiutò gli alleati a sconfiggere la Germania e l’Impero Austro-Ungarico, mettendo gli USA sulla strada per assumere la leadership globale di oggi. Un ruolo, che sarebbe stato assunto sostanzialmente solo dopo la seconda guerra mondiale. Gli Stati Uniti, nonostante il loro isolamento geografico dall’Europa e dall’Asia, hanno stabilito un forte equilibrio internazionale per la sopravvivenza della democrazia:
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L’occupazione e la ricostruzione del Giappone (1945-1952)—sotto la guida dal generale Douglas A. MacArthur, gli Stati Uniti attuarono riforme militari, politiche, economiche e sociali, così il Giappone ha potuto creare infrastrutture per il suo popolo.
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Il Piano Marshall — ufficialmente chiamato piano per la ripresa europea, fu annunciato con un discorso del segretario di Stato statunitense George Marshall, il 5 giugno 1947; fu uno dei piani politico-economici statunitensi per la ricostruzione dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale nel quale furono fatti stanziamenti per oltre 12 miliardi di dollari.
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L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico Nord (NATO)—fu la concretizzazione della Società delle Nazioni concepita dal presidente Wilson dopo la prima guerra mondiale, essa prevedeva che in caso di attacco ad un paese aderente, i membri dell’alleanza—oggi costituita de 28 paesi—fossero tenuti a riunirsi e a decidere quali misure adottare, per “ristabilire e mantenere la sicurezza” dei contraenti contro ogni attacco esterno.
Con la creazione della NATO, l’America ha impedito all’Unione Sovietica di conquistare tutto il continente europeo. Così in Asia, come in Afghanistan (nonostante esse siano fuori del Trattato). Ancora oggi, il Patto Atlantico continua a difendere quei paesi suscettibili di una minaccia russa come i paesi baltici. Attualmente, però, il mondo libero è di fronte a una nuova minaccia rappresentata dalla Cina. Tanto che il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo ha recentemente chiesto la formazione di una “nuova alleanza tra democrazie” per contrastarla.
In un discorso nella Biblioteca Presidenziale Richard Nixon, Pompeo ha detto: «Non possiamo affrontare questa sfida da soli. Le Nazioni Unite, la Nato, il G7, il G20, il nostro potere economico, diplomatico e militare combinato sono certamente sufficienti per far fronte a questa sfida se sfruttati chiaramente e coraggiosamente…. Forse è il momento di un nuovo gruppo di persone affini, una nuova alleanza di democrazie. Abbiamo gli strumenti. Ora ci vuole volontà.»
Pompeo nel suo discorso ha fatto intendere che non si poteva più contare sulla NATO a causa della Turchia—lo stato più potente militarmente della NATO dopo gli Stati Uniti. Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha convertito la chiesa di Hagia Sofia in moschea—fin dal 1934 era stata convertita da mosche in museo—e si è rivelato come un ottomano con lo scopo di implementare l’hakimiyyat Allah, cioè è il regno di Allah sulla terra; una politica completamente contro la democrazia e lo stato laico turco fondato da Kemal Mustafa Atatürk.
Per concludere, Woodrow Wilson con i suoi 14 punti presentati nel 1919, proponeva l’indipendenza per ogni nazione, la democrazia politica e le libertà individuali per ogni persona. L a fine del colonialismo europeo in Africa e in Asia. Tutto questo per garantire una pace solidale tra tutti i popoli della terra.
Se si confrontano i 14 Punti di Wilson, in verità già proclamati prima della Conferenza di Versailles, si noteranno molti punti in comune che il papa S. Giovanni XXIII, molti anni dopo, proclamerà nell’enciclica Pacem in terris. Questo dovrebbe essere in fine la missione ideale di tutti i paesi democratici compresi gli USA.