Il massacro del 1937 dei cristiani in Etiopia

333 500 Giovanni Pallanti
  • 0

51btoZWebBLdi Giovanni Pallanti · Pochi conoscono, nei nostri tempi, la strage di Debre Libanos avvenuta nel 1937 .A questo grave crimine di guerra dell’Italia in Etiopia ha dedicato un bel libro Paolo Borruso “Debre Libanos 1937” Editori Laterza. Scrive Borruso nella introduzione: “ il 9 maggio 1936 Mussolini proclamò finita la guerra di conquista dell’Etiopia: anche l’Italia al pari di altre potenze aveva finalmente il suo impero coloniale in Africa. Ma sul terreno etiopico gli esiti del conflitto furono ben diversi. Il governo fascista dovette fare i conti con una opposizione decisa a difendere ad ogni costo il Paese. Fu in questa fase post-bellica che il Maresciallo Rodolfo Graziani, nominato Vicerè di Etiopia, mise in atto un azione repressiva rivolta non solo contro le formazioni partigiane etiopiche ma in particolare contro le popolazioni civili di fede cristiana. Il numero di vittime salì in maniera esponenziale nei primi mesi del 1937, in seguito all’attentato da lui subito nel febbraio, dove rimase gravemente ferito, con l’esecuzione dei monaci di Debre Libanos ritenuti conniventi con i due giovani attentatori che lanciarono delle bombe a mano contro Rodolfo Graziani durante una celebrazione civile e religiosa. Fu un massacro pianificato che raggiunse l’apice tra il 20e il 29 maggio facendo migliaia di vittime.”

Graziani diretto responsabile di quel massacro, ricorda Paolo Borruso, finì la propria carriera militare a Salò come comandante dell’esercito di Mussolini e, dopo la seconda guerra mondiale fu  presidente onorario del Movimento Sociale Italiano (MSI)

Il massacro di Debre Libanos non fu semplicemente una vendetta contro il clero copto perchè sostenitore dell’Imperatore Hailè Selassiè ma bensì contro uno dei pilastri dell’identità etiopica come ultimo impero cristiano d’Africa. Furono uccisi tre vescovi e oltre 2000 tra preti, monaci, diaconi e pellegrini cristiani e poi fu scatenata una guerra di sterminio contro la popolazione amhara tutta cristiana usando le truppe coloniali italiane di origine musulmana somale, libiche e in parte eritree.

L’azione del governo coloniale fascista fu per alcuni aspetti anche rispondente agli interessi della Chiesa etiopica: i Ministri dell’Africa italiana Lessona e Teruzzi trattarono per l’autocefalia della Chiesa cristiana copta abissina dal patriarcato copto di Alessandria d’Egitto.

Riuscendo in questa impresa recuperarono parzialmente buoni rapporti con i vesvovi, il clero e i monaci abissini che erano scampati alle rappresaglie di Graziani e del suo braccio destro Generale Maletti che comandò le truppe coloniali italiane responsabili dell’eccidio del maggio 1937.

La Chiesa Cattolica in Abissinia dopo una dura opposizione all’invasione italiana per merito dell’allora vicario apostolico di origine francese, tentò di approfittare della repressione della Chiesa Cristiano Copta voluta dal vicerè  Rodolfo Graziani per portare quelli che venivano considerati degli “eretici” nella Chiesa Cattolica. I ministri del governo Mussolini, più intelligenti degli esponenti cattolici d’origine italiana presenti in Etiopia nel periodo coloniale, si opposero a questo tentativo chiedendo al Papa Pio XI di richiamare in Italia Mons. Castellani massimo teorico della fusione tra copti e cattolici. La Chiesa etiopica una volta ottenuta l’autonomia dal Patriarcato copto di Alessandria, a tutto pensava fuorchè a diventare cattolica, anche perchè molti vescovi cattolici italiani avevano spudoratamente appoggiato l’impresa coloniale di Mussolini che suscitò una dura condanna internazionale isolando politicamente ed economicamente l’Italia. Il Governo Mussolini , dopo aver proclamato Imperatore d’Etiopia Vittorio Emanuele III, chiese il rimpatrio, come si è detto, di Mons Castellani. Il segretario di Stato Vaticano Cardinale Eugenio Pacelli si oppose alla richiesta convinto anche lui che bisognava tentare di far diventare i cristiani copti, (l’evangelizzazione dell’Etiopia e la nascita della Chiesa Copta risaliva al IV secolo d.c.) cattolici inguaiando ulteriormente la presenza dell’Italia fascista in quella Nazione. Non c’è commento alla cecità e alla insensibilità, in quel periodo storico, anche ecclesiale del Cardinale Pacelli.Brunelli-Lucio

Alla strage di Debre Libanos ha dedicato anche un fondamentale studio lo storico Ian Campbell che ha reso con i suoi studi di dominio internazionale i crimini di guerra degli italiani in Etiopia.

Il libro di Borruso è una ricerca storica italiana, pubblicata con la prefazione di Andrea Riccardi, che fa onore a uno storico cattolico che ha voluto studiare e documentare una tragica pagina nei rapporti tra Italia, Chiesa Etiopica e Chiesa Cattolica.

Hailè Selassiè tornò sul trono di Etiopia nel 1941 grazie all’esercito inglese e ai partigiani etiopici. L’imperatore Selassiè mantenne un rapporto di clemenza cristiana nei confronti degli invasori italiani parlando più volte di perdono e di evitare vendette contro chi aveva fatto del male agli etiopici.

image_pdfimage_print
Author

Giovanni Pallanti

Tutte le storie di: Giovanni Pallanti