di Giovanni Pallanti • La lettura del diario di Alcide De Gasperi negli anni in cui è stato in Vaticano è agghiacciante ( Alcide De Gasperi Diario 1930 – 1943 a cura di Maria Luisa Lucia Sergio; prefazione di Maria Romana De Gasperi Ed. Il Mulino 2018). Una lettura sconvolgente perché in questo diario lungo tredici anni De Gasperi annota di volta in volta gli avvenimenti più importanti e le reazioni che questi causavano in Vaticano. Il 28 ottobre 1922 Mussolini arriva al potere con la complicità del Re d’Italia Vittorio Emanuele III e l’arrendevolezza di una classe dirigente liberale in progressivo disfacimento. Il primo governo Mussolini ebbe l’appoggio anche del Partito Popolare Italiano di Don Luigi Sturzo di cui De Gasperi era deputato. Dopo una breve collaborazione il Congresso di Torino del PPI del 1923 constatò la natura violenta e totalitaria del fascismo e ruppe l’alleanza di governo. Sturzo fu costretto da Mussolini e dal Cardinale Gasparri, segretario di stato di Pio XI, a lasciare la politica e l’Italia andando in esilio prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti. De Gasperi venne arrestato a Firenze l’11 marzo del 1927 e rinchiuso a Regina Coeli a Roma. Quando uscì dal carcere fu assunto in Vaticano come bibliotecario soprannumerario: un lavoro avventizio e mal pagato. Il diario comincia da questa assunzione che lo mette in contatto con la Curia romana e i maggiori esponenti della Chiesa Cattolica italiana e internazionale. De Gasperi non veniva contattato per il lavoro che svolgeva ma per quello che era stato nella politica austriaca e dopo la prima guerra mondiale in quella italiana fino all’avvento del fascismo. De Gasperi annota tutto quello che di importante viene a sapere: il sostanziale isolamento del Papa Pio XI, il filo fascismo e filo nazismo del Cardinale Eugenio Pacelli, nuovo segretario di Stato, la viltà di alcuni prelati che si adoperavano in tutti i modi possibili per umiliarlo: in modo particolare Mons. Giuseppe Monti segretario generale della esposizione della stampa cattolica mondiale dove De Gasperi fu chiamato, dal conte Dalla Torre, a svolgere un lavoro come capo ufficio stampa perennemente criticato e contestato da Mons. Monti. I vescovi cattolici italiani dopo che Mussolini firmò il Concordato tra Stato Italiano e Vaticano, l’11 febbraio 1929, si schierarono quasi all’unanimità dalla parte del Duce del fascismo. In modo particolare si distinsero il Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster Arcivescovo di Milano, l’arcivescovo di Napoli e un vescovo di Curia molto importante come Mons. Pizzardo che non mancavano in ogni occasione religiosa di svolgere prolusioni fascistissime con De Gasperi che si domandava: “ma come era possibile che dei cristiani, dei vescovi chiudessero gli occhi di fronte al Fascismo, fenomeno politico anti democratico, totalitario e violento”. Molti preti, tra cui don Giovanni Minzoni, ed esponenti dell’Azione cattolica e del partito popolare furono uccisi e picchiati dai fascisti e fatti oggetto di violente rappresaglie come successe all’avvocato Giorgio Montini deputato del PPI e padre del futuro Papa San Paolo VI. In modo particolare e in maniera più subdola il Cardinale Pacelli faceva tutto quanto era necessario per accontentare il dittatore Mussolini purché nessuno mettesse in discussione da parte fascista il Concordato del 1929 con la Chiesa Cattolica. Quando scoppiò la guerra di Etiopia nel 1935 il Papa Pio XI si schierò duramente contro la guerra con un famoso discorso di cui l'”Osservatore Romano” non riportò neppure un rigo per ordine di Pacelli e per la debolezza del direttore Dalla Torre. De Gasperi nel suo diario fa intendere che l’iperclericalismo aveva una ragione molto precisa nell’atteggiamento della Curia Romana: Il desiderio della gerarchia cattolica in Vaticano e in Italia di spartirsi il potere con il fascismo diventando la seconda gamba del Regime, con tutti i privilegi che da questa condizione discendevano. In Vaticano c’erano pochissimi antifascisti tra questi : Giovanni Battista Montini, il suo collaboratore Padre Bevilacqua che Montini Papa elevò alla dignità cardinalizia, il Cardinale francese Eugenio Tisserant e il Cardinale Alfredo Ottaviani. Questi personaggi fecero quanto era nelle loro possibilità per agevolare la permanenza di De Gasperi in Vaticano, presenza scomoda che molti cardinali, vescovi e prelati consideravano nefasta per il buon nome del Vaticano agli occhi di Benito Mussolini. Anche Iginio Giordani esponente del PPI e antifascista lavorava nella Biblioteca Vaticana ma il fascismo voleva soprattutto, dopo la cacciata di Sturzo, la testa di De Gasperi. Il Cardinale tedesco Michael von Faulhaber in visita in Vaticano nel 1933, si dichiarò convinto che la Curia papale ( non il Papa ) fosse simpatizzante di Hitler in funzione anticomunista. Questa era la realtà della Chiesa in quegli anni.