di Mario Alexis Portella • Il 7 ottobre scorso, festa della Madonna del Rosario — inizialmente chiamata la Madonna della Vittoria perché alla sua intercessione fu attribuita la vittoria della flotta cristiania sui turchi musulmani nel 1571 a Lèpanto — il presidente Donald Trump iniziò a ritirare il resto delle truppe americane dalla Siria. Questi soldati, circa 1.000 che avevano collaborato con i curdi, noti come Forze Democratiche Siriane (FDS), per combattere contro lo Stato islamico (ISIS) nella parte nord-est del paese avevano dato alla FDS una funzione di “zona-cuscinetto” contro le incursioni turche; i curdi sono considerati terroristi dal presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan. Quasi immediatamente dopo il ritiro, la Turchia ha iniziato la sua incursione, inclusi attacchi aerei con i F-16 acquistati dagli Stati Uniti, aprendo un nuovo capitolo della guerra in Siria cominciata nel 2011; questa volta uccidendo sia curdi che cristiani, oltre a sfollare oltre 300.000 persone.
Ci serve sapere che l’attuale conflitto siriano, già abbastanza complessa, inizialmente è stata creato dal governo americano nel 2009, dopo che il presidente siriano Bashar al-Assad aveva rifiutato di consentire al Qatar e all’Arabia Saudita di estendere un gasdotto attraverso il suo paese. L’amministrazione Obama, con l’assistenza dei sauditi, ingaggiò mercenari ribelli per cercare di rovesciare Assad. Secondo un articolo del Wall Street Journal del 23 dicembre 2015, “U.S. Pursued Secret Contacts with Assad Regime for Years,” (Gli USA hanno perseguito contatti segreti col regime Assad da anni), gli Stati Uniti hanno cercato di sbarazzarsi di Assad sin dall’inizio del 2010. Questa tesi si basa su interviste con oltre due dozzine di noti e importanti personalità, tra cui funzionari statunitensi, anche attualmente in servizio, funzionari e diplomatici arabi.
Parte della strategia araba-statunitense era di presentare il presidente siriano come un dittatore responsabile di ripetuti crimini contro l’umanità; da tale strategia sono state generate le manifestazioni del 2011 nel contesto più ampio della primavera araba mirata ad ottenere riforme d’impronta democratica nel paese. Contemporaneamente, gli USA hanno imposto un governo provvisorio: il Consiglio nazionale siriano (CNS) — con sede a Istanbul; la loro costituzione è stata annunciata nella metropoli turca il 23 agosto del 2011. La CNS ha anche sede nella Lega araba sostenuta dai sauditi ed è stata fortemente criticata per la sua estrema componente islamista, che include i membri dei Fratelli Musulmani — detta anche la Fratellanza Musulmana — i quali furono soppressi dal presidente Hafez al-Assad nel 1982. Il Consiglio nazionale siriano, una volta considerato come moderato, sponsorizzato dagli Stati Uniti e da altre nazioni, ha commesso atti barbari e criminali, proprio come l’ISIS.
Il presidente Trump è stato accusato, anche da alcuni dei suoi più vicini sostenitori, leader della maggioranza repubblicana in Senato USA, Mitch McConnell, di aver tradito gli alleati curdi, creando così più instabilità in Siria. Trump afferma di aver preso la sua decisione di abbandonare i curdi alleati degli Stati Uniti perché è diventato “troppo costoso”. Ciò si presenta come una contraddizione poiché il 18 ottobre il Pentagono ha dichiarato di aver approvato lo schieramento di 3.000 soldati statunitensi e munizioni all’Arabia Saudita, aumentando le sue difese dopo gli attacchi alle sue installazioni petrolifere. In realtà, l’ordine del Presidente di ritirare le truppe americane sembra essere basato su una conversazione telefonica del dicembre scorso con “il suo amico” — Trump ha pubblicamente detto così — il presidente Erdogan, e che doveva fare pressione per non fargli acquistare aerei da combattimento russi ma quelli degli Stati Uniti: i Lockheed Martin F-35.
È probabile che l’invasione turca distrugga la libertà di religione praticata nella Siria nord-est, l’unica area nel mondo arabo che consente alle persone di scegliere la propria fede, secondo i leader cristiani nella Siria nord-orientale. In effetti, un giornale islamista, Yeni Akit, che sostiene il partito al potere di Erdogan, ha pubblicato un avvertimento prima dell’invasione, “Vai a dire ai non credenti che l’esercito di (profeta dell’Islam) Maometto è tornato”, dichiarando essenzialmente la guerra religiosa della Turchia. In altre parole, Erdogan, con questa jihad o guerra santa, cerca di reinserire l’egemonia turca persa quando Kemal Mustafa Atatürk abolì il califfato nel 1924 — la Rivoluzione Kemelista estromise il regno ottomano e la sua eredità politica e religiosa di Maometto su quelle terre.
Erdogan aveva già permesso agli jihadisti stranieri di attraversare la Turchia all’inizio della guerra nel 2011. È stato anche provato che nel 2015 sua figlia, Sumeyye, gestiva un ospedale situato nella città sudorientale turca di Sanliurfa per aiutare i guerriglieri feriti dell’ISIS. Dall’anno scorso Erdogan ha anche impiegato militanti di al-Qaeda e dello Stato islamico, insieme alle sue truppe, nell’acquisizione di Afrin nel 2018, dove furono sfollati 300.000 cristiani, yazidi e curdi. Secondo un membro di alto rango della Federazione Democratica Siriaca, Abdulrahman Hassan: «La nostra eredità è stata attaccata, la città è stata distrutta. I villaggi sono stati saccheggiati, donne e ragazze sono state prese in ostaggio, mancano uomini. Inoltre sono state distrutte diverse chiese e arrestati membri della chiesa».
Secondo il senatore americano Richard Black: «Il presidente al-Assad sta proteggendo i cristiani non solo in Siria ma anche in altre parti del Medio Oriente». Anche Sua Santità Hanna Atallah Hanna, Arcivescovo di Sebastia del Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, dichiarò il 14 agosto 2017: «Il restauro delle Chiese cristiane, distrutto dal terrorismo in Siria, è in corso sotto la cura personale, segui su del presidente Bashar al-Assad. Saluto Sua Eccellenza [Assad] e apprezzo la sua fermezza, il suo coraggio e la sua capacità di resistere alla crisi in corso in Siria. Negli ultimi anni i cristiani hanno sofferto molto, ma grazie al presidente al-Assad adesso c’è speranza, come si è visto anche a Ma’aloula, dove le ferite stanno lentamente guarendo».
Oltre al fatto che duemila anni di cristianesimo in Siria potrebbero essere spazzati via dal proprio territorio con la nuova aggressione di Erdogan, ci sono conseguenze che minacciano la sicurezza del mondo libero se la Turchia non viene fermata:
• molto probabilmente l’ISIS sarà in grado di riprendersi dalla sconfitta subita dai curdi;
• la Turchia eliminerà l’unico alleato degli Stati Uniti in Siria;
• la Turchia sarà rafforzata così come le aspirazioni neo-ottomane di Erdogan di creare un califfato turco con Hamas e la Fratellanza Musulmana;
• la Russia e il regime dell’Iran avranno un ruolo sempre più prevalente nel Medio Oriente;
• una vittoria turca sarebbe una grande sconfitta ideologica per l’Occidente.
Si è recentemente affermato che quasi un migliaio di militanti e sostenitori dell’ISIS incarcerati nei campi di prigionia curdi sono in grado di liberarsi dopo che i curdi sono stati costretti fuggire sotto i bombardamenti turchi. In altre parole, Erdogan ha cacciato gli americani mentre contemporaneamente ha aiutato a liberare i combattenti dello Stato islamico — questo nonostante che Abu Baker al-Baghdadi, il capo dell’Isis, è stato ucciso durante un raid americano nella Siria settentrionale. E sotto l’impulso del nazionalismo islamico-turco, ormai che il paese “più potente” del mondo, l’America — pur non rendendosi conto del suo ruolo mondiale per mantenere la pace — ha abbandonato i curdi, Erdogan sembra essere oggi in grado di imporre la politica dei suoi predecessori ottomani, cioè di implementare l’hakimiyyat Allah: il regno di Allah sulla terra. Nonostante che ora Assad stia intervenendo per proteggere i curdi, la situazione nel Medio Oriente è diventata molto più delicata.