Circolarità

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CE-Guide-News-EMF-fulldi Giovanni Campanella • A metà aprile del 2019, la casa editrice Edizioni Ambiente ha pubblicato un libro intitolato Economia circolare per tutti – Concetti base per cittadini, politici e imprese. L’autore è Walter R. Stahel, «visiting professor presso la facoltà di Ingegneria e Scienze fisiche dell’Università del Surrey, nel Regno Unito. Dopo la formazione come architetto, è diventato ricercatore di economia applicata. Ha lavorato per aziende, governi, università e istituti di ricerca nei cinque continenti. È autore e coautore di circa 400 pubblicazioni, tra cui libri che sono stati tradotti in diverse lingue. Negli anni Settanta ha iniziato a studiare come sostituire l’energia con la manodopera, ricerca che ha portato a quella che oggi conosciamo come economia circolare» (copertina).

Non è certo il primo saggio sull’economia circolare (in inglese “Circular Economy” o CE). Ormai il concetto si è affermato da anni, anche a livello normativo e in ambiti di dibattito pubblico e di discorsi istituzionali. Ne parlano nei propri discorsi ministri e presidenti. Né mancano critiche e scetticismi: alcuni la considerano una bella favola non realizzabile in concreto e altri ritengono che produca più rifiuti di quanti ne elimini. Inoltre, è vista con grande sospetto da molti sostenitori della cosiddetta “decrescita felice”.

L’obiettivo del libro è allora quello di rendere accessibile a un pubblico vasto il concetto di CE attraverso schemi chiari e ragionamenti semplici. La stessa definizione di economia circolare non è facile da dare. Nella prefazione, Emanuele Bompan, direttore di Materia Rinnovabile, cita un articolo accademico del 2017 di Julian Kirchherr, Denise Reike e Marko Hekkert, secondo cui esisterebbero ben 114 definizioni di economia circolare. Più avanti ci viene in aiuto lo stesso autore, Stahel: la CE comincia «al Punto vendita e mira a mantenere il valore e l’utilità degli oggetti industriali e il valore e la purezza dei materiali industriali il più a lungo possibile» (pp. 11-12).

Elemento chiave del nostro tema è l’idea di privilegiare l’uso, l’affitto, il noleggio degli oggetti piuttosto che la proprietà di essi. In una economia circolare industriale (Circular Industrial Economy o CIE) pura, il produttore dovrebbe mantenere la proprietà del prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita e soprattutto mantenerne la responsabilità quando si tratti di decidere alla fine se metterlo tra i rifiuti o cercare di ripararlo o di riutilizzarne componenti o perfino di riutilizzarne le molecole. In fondo lui stesso, meglio del consumatore finale, sa come è stato fatto e con cosa è stato fatto il prodotto!stahel_main

La fase del riutilizzo delle molecole (piuttosto che arrendersi a considerare un determinato oggetto un rifiuto) è effettivamente la più difficile da implementare ma anche la più avvincente. E’ l’ultima frontiera della CE ed è denominata “era D”. Nell’era D si cerca di mettere insieme tecnologie e azioni per il recupero di atomi e molecole al livello di massima qualità (purezza e valore), della stessa purezza delle risorse vergini.

Altro elemento estremamente interessante della CE è la valorizzazione del lavoro umano. La CE mira a privilegiare il lavoro umano rispetto al consumo di energie non umane. Sembrerebbe a prima vista un “tornare indietro”! Però, se ci si pensa bene, il lavoro umano è una risorsa rinnovabile. La classica economia lineare (Linear Industrial Economy o LIE) è ad alta intensità di risorse e capitale mentre la CE è ad alta intensità di lavoro. Effettivamente, spesso l’azione del riparare è imprescindibilmente legata al lavoro di artigiani, operai ed esperti. In molti stati la manodopera viene tassata pesantemente mentre sono sovvenzionati la produzione e il consumo di combustibili fossili e altre risorse non rinnovabili: secondo Stahel, tali politiche fiscali dovrebbero essere totalmente ribaltate.

Grande è l’attenzione di Papa Francesco nei confronti del tema della CE. In un articolo, scritto da Marta Nunziata e intitolato Il sentiero di Francesco per l’economia, su L’Osservatore Romano del 4 settembre 2019 si legge:

«occorre riportare l’essere umano al centro della visione economica, in quel modello di economia circolare tanto caro a Papa Francesco, che, nell’enciclica Laudato si’ scrive: “Non si è ancora riusciti ad attuare un modello di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare”» vedi

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Giovanni Campanella

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