di Dario Chiapetti • Nel centesimo anniversario della nascita del card. Tomáš Špidlík (1919-2010) esce La persona, il cuore, la preghiera. Miscellanea III (Lipa, Roma 2019, 158 pp.). Il porporato, nato in Moravia e formatosi filosoficamente e teologicamente in diverse università europee, è noto per la sua riflessione teologica improntata sulla prospettiva dell’Oriente cristiano che questi ha elaborato lungo i tanti anni di docenza presso il Pontificio Istituto Orientale e la Pontificia Università Gregoriana prima, e l’impegno nel lavoro del Centro Aletti poi.
Il presente testo è il terzo volume della miscellanea dei testi di Špidlík; nel 2004 era apparso il primo volume intitolato Alle fonti dell’Europa, nel 2006 il secondo, col titolo Alle fonti dell’Europa. In Principio era l’arte. Se la prospettiva teologica orientale, soprattutto per quanto riguarda la riflessione sulla vita spirituale secondo i pensatori russi, ha costituito il centro d’interesse dell’Autore, si comprende dai titoli summenzionati come essa sia stata affrontata ponendo attenzione alle sue declinazioni culturali nonché a ricostruire e ad analizzare la parabola storica del pensiero europeo con l’evidenziazione dell’importante virata avvenuta con la Scolastica, occidentale come orientale. Tutto ciò è messo in luce mediante – è questo un ulteriore aspetto della riflessione di Špidlík che molto ha ispirato il volto e l’opera del summenzionato Centro Aletti – lo studio attento dell’arte e del fenomeno artistico sulla scia delle riflessioni di S.L. Frank sulla produzione artistica, come nel caso della cultura, quale evento incarnatorio che coinvolge Dio, l’uomo e il cosmo.
Con questo terzo volume vengono presentati, negli otto capitoli che lo compongono, otto contributi apparsi come articoli in riviste scientifiche e pubblicazioni negli anni tra il 1971 e il 1996, scelti e messi insieme in modo tale da presentare in modo chiaro la linea teologico-teoretica che l’Autore ha tracciato nella sua riflessione.
Tutto ciò che è scaturisce dalla Trinità, dall’essere di Dio in sé – il capitolo I, La persona, icona del Padre – e si rivela nell’economia – il capitolo II, Gesù nella pietà dei cristiani orientali e il capitolo III, Lo Spirito Santo nella catechesi di san Basilio. La docilità allo Spirito -. Alla luce di tale rivelazione l’uomo può pensare se stesso – il capitolo IV, L’antropologia dei pensatori russi – fino nel profondo del suo principio interno d’unità – il capitolo V, Il cuore nella spiritualità russa -. Solo in forza di questa rivelazione è possibile parlare di ascesi – il capitolo VI, L’esicasmo come metodo per acquistare la pace – e di parlarne nel contesto di una vita concreta – il capitolo VII, Serafino di Sarov -. Il tutto viene ricapitolato nella grande visione mistico-pratica presentata nel capitolo VIII, Il dovere di trasformare il cosmo secondo i pensatori russi.
Se il percorso teoretico del padre Špidlík è quello appena menzionato, il relativo percorso conoscitivo è quello che il porporato ha individuato nel Nuovo Testamento, nei padri greci ma anche nelle esperienze “collettivistiche” russe riprese da F. Dostoevskij: è l’esperienza spirituale-ecclesiale che porta a confessare un Dio che è amore, un Dio che è amore in quanto trino, un Dio che è trino in virtù non di un’unica natura condivisa ma della persona del Padre nella cui unità «il Figlio e lo Spirito Santo sono uno». Nell’incentramento della comprensione dell’essere di Dio nella persona del Padre – nella linea della prospettiva patristica orientale – l’Autore prosegue il suo discorso, rifacendosi al già citato Dostoevskij, a N. Berdjaev e a S. Bulgakov per quanto concerne la riflessione sulla libertà intesa come amore estatico e così nota fondamentale dell’essere persona che fa sì che in quest’ultima alterità e comunione coesistano e si presuppongano a vicenda.
Se la realtà della persona, come esistenza che rivela l’Altro, è ciò che connota i Tre, essa è ciò che caratterizza anche l’uomo in quanto creato secondo l’immagine di Dio il quale pertanto è compreso come «fonte primaria della rivelazione», tanto più se questi è unito a Dio, come il padre Špidlík mostra nelle pagine, dogmaticamente pregnanti e molto da approfondire, sulla riflessione basiliana sullo Spirito Santo come tou eidou logon, “ragione di forma” dell’uomo, come colui che «entra a far parte della nostra natura umana», nella struttura tricotomica di corpo, anima e Spirito, tanto da non poter parlare della libertà dell’uomo se non come realtà umano-divina. L’Autore mostra come sia da questa unione personale divino-umana che scaturisca la preghiera – intesa innanzitutto come vita quale, a sua volta, relazione filiale col Padre nel Figlio per lo Spirito -, la capacità creatrice dell’uomo – contro ogni «schema semplificato abituale» tra un Dio creatore e un uomo creatura – e, infine, l’esercizio ascetico, condotto nel combattimento tanto nel mondo quanto nel cammino dell’esichia, alla scoperta degli abissi di se stessi laddove si discernono i pensieri e si compie l’unione con Dio.
Soprattutto, come detto, questa spiritualizzazione dell’uomo che fa questi creatore si concretizza nell’attività umana santificante il creato, primigenia vocazione di Adamo. Come l’uomo spiritualizzato comunica la vita spirituale al creato, il creato spiritualizzato comunica la vita spirituale all’uomo: è questa la dinamica sacramentale, perlopiù latente nella comprensione occidentale dei sacramenti. Il padre Špidlík intende mostrare come sia proprio nella persona umana – la quale giunge ad essere pienamente tale solo nella persona del Dio-Uomo – che si incontrano Dio e il creato, e come sia proprio nella creazione – la quale giunge ad essere pienamente tale nella persona, ancora, del Dio-Uomo – che si incontrano Dio e l’uomo.
In tal senso la salvezza è presentata nella sua ontologica connessione col Dio trino, con gli altri uomini e con tutto il creato come, del resto, papa Francesco, in pieno spirito patristico orientale e, per parte occidentale, del santo d’Assisi, sta cercando di mostrare.