di Andrea Drigani • Dall’8 giugno di quest’anno la Radio Vaticana ha iniziato a trasmettere un notiziario settimanale in lingua latina dal titolo «Hebdomada Papae». Il radiogiornale in latino, della durata di cinque minuti, va in onda il sabato alle ore 12,32 e viene replicato la domenica alle 17,30 ed è disponibile in formato podcast sul portale «Vatican News». La rubrica è curata in collaborazione con l’Ufficio Lettere Latine della Segreteria di Stato. Si tratta di un’ulteriore dimostrazione dell’interesse della Chiesa e della Santa Sede per la lingua latina, non solo nella liturgia, ma in particolare per lo sviluppo della comprensione della storia ecclesiastica, dalla tradizione patristica, dell’esegesi biblica, del magistero, del diritto canonico. La lingua latina con la sua dimensione di universalità, resta la lingua ufficiale della Chiesa, al di là dell’uso rituale, con speciale riferimento ai documenti pontifici e alla normativa canonica. Una lingua universale, quella latina, che forse non ha mai spesso di ambire ad essere sovranazionale. Nei tempi recenti l’interesse dei Romani Pontefici, sull’importante ruolo della lingua latina, oltre all’ambito liturgico, prende l’avvio da San Giovanni XXIII con la Costituzione Apostolica «Veterum Sapientia» del 22 febbraio 1962, nella quale, appunto, si riafferma la necessità della conoscenza del latino per procedere negli studi teologici, storici, giuridici, a motivo del grande ed antico patrimonio dottrinale della Chiesa che dal passato si volge al futuro. San Paolo VI col Motu Proprio «Studia Latinitatis» del 22 febbraio 1964 istituiva il Pontificio Istituto Superiore di Latinità («Pontificium Institutum Altioris Latinitatis») inserito come Facoltà di Lettere Cristiane e Classiche nell’Università Pontificia Salesiana. Ancora San Paolo VI con il Chirografo «Romani Sermones» del 30 giugno 1976, costituiva la Fondazione «Latinitas», conferendole la personalità giuridica, per la gestione e la diffusione dell’omonima Rivista, redatta in latino, raccogliendo articoli scientifici. Benedetto XVI col Motu Proprio «Lingua Latina» del 10 novembre 2012 ha eretto, collocandola nel novero delle Pontificie Accademie, la Pontificia Accademia di Latinità («Pontificia Academia Latinitatis») stabilendo, altresì, l’estinzione della Fondazione «Latinitas» ed il trasferimento del suo patrimonio e delle sue attività alla medesima Accademia. Proprio la constatazione del latino «rete d’Europa», in virtù della potestà imperiale romana, per la quale il latino è stato e resta la grande lingua delle istituzioni europee allargatasi poi a tutta la Terra, ha ispirato Paolo Cesaretti e Edi Minguzzi ha pubblicare per i tipi di Scholé (Morcelliana) «il Dizionarietto di latino. La rete comune d’Europa». In quest’opera vengono proposte oltre 900 parole di origine latina, raggruppate in circa 300 voci, legate da un’affinità etimologica, che riguardano anche la vita quotidiana; vi sono pure dei termini presenti nella lingua inglese, largamente usati anche in Italia, che però sono di diretta derivazione latina. Gli autori con il verso di Dante, riferito all’avo Cacciaguida, che si esprime «per chiare parole e con preciso latin» (Par XVII, 34-35), rammentano che «latine loqui» significava per antonomasia «parlare con chiarezza» e ricordano pure l’espressione francese «perdre son Latin» («perdere il proprio latino»), ossia perdere la capacità di articolare con coerenza il proprio pensiero, rinunciare ad argomentare, persino non raccapezzarsi più in un’attivita e in un discorso.