di Andrea Drigani ‧ Il Martirologio Romano assegna alla data del 21 novembre il ricordo di San Gelasio I Papa. Egli è stato il 49° Romano Pontefice. Non siamo a conoscenza esatta della sua data di nascita, mentre la sua morte avvenne il 21 novembre del 496; era divenuto Successore di Pietro il 1 marzo 492 e resse, dunque, la Sede Apostolica per quasi cinque anni. Il suo breve pontificato è stato di una enorme importanza per la storia della Chiesa, una storia che prosegue, ed è per questo che una memoria, come quella del Papa San Gelasio I, si proietta, nei secoli, verso i tempi che verranno. Il ministero petrino di San Gelasio I si è sviluppato in diverse direzioni. Primariamente in ambito teologico, confermando la condanna dello scisma provocato dal patriarca costantinopolitano Acacio, che aveva istigato l’Imperatore romano d’oriente Zenone a rinnegare, con un editto, le decisioni del Concilio di Calcedonia. Proprio per questa pericolosa invadenza della politica imperiale su questioni inerenti la dottrina della Chiesa, San Gelasio I ribadisce che il Vescovo di Roma, in quanto «sedes beati Petri apostoli», è «beati Petri vicarius». Sente quindi la necessità di scrivere, al nuovo Imperatore romano d’oriente Anastasio I, una celeberrima ed ampia lettera nella quale fa presente che vi sono due poteri: quello spirituale («auctoritas sacrata pontificum») e quello temporale («regalis potestas»), affermando che il primo è più importante poiché il potere spirituale deve rispondere davanti a Dio dell’operato del potere temporale. L’imperatore romano ha il potere temporale sul genere umano, ma deve sottomettersi, circa le «res divinae», al potere spirituale. D’altra parte, nel campo secolare i sacerdoti («religionis antistites»), devono sottomettersi alle leggi dell’Impero. In questa medesima lettera il Papa affronta pure il problema dei contrasti all’interno della Chiesa, la cui soluzione è nell’unità fondata sulla salvaguardia dell’ortodossia e della tradizione degli apostoli – «una est Christiana fides, quae est catholica» – di cui è garante la Sede Apostolica. La teoria dei due poteri, illustrata da San Gelasio I, può essere giustamente considerata come un preciso e coerente sviluppo dell’insegnamento di Gesù: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,21). Questa concezione gelasiana sulla distinzione tra la Chiesa e i pubblici poteri, nonché sulla preminenza delle autorità ecclesiastiche in materia religiosa, è stata accolta costantemente dal magistero, anche se con gli opportuni e necessari aggiornamenti. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione «Gaudium et Spes» al n.76, dopo aver ribadito che la Chiesa e la comunità politica sono indipendenti ed autonome l’una dall’altra nel proprio campo, si precisa che la Chiesa sempre e dovunque, e con vera libertà, ha il diritto di predicare la fede, di insegnare la sua dottrina sociale, di esercitare senza ostacoli la sua missione tra gli uomini e di dare il giudizio morale anche su cose che riguardano l’ordine politico, quando ciò sia richiesto dai diritti fondamentali della persona e dalla salvezza delle anime. Tra i molteplici impegni di San Gelasio I è da ricordare quello dedicato alla riforma della vita morale e religiosa delle popolazioni italiane e soprattutto del loro clero. In una lettera inviata ai vescovi della Lucania, dell’Abruzzo e della Sicilia volle dare diverse norme con 28 canoni. Osserva lo storico Rajko Bratož: «Gli argomenti affrontati in questa lettera riguardano: l’acuta penuria di presbiteri ed il conseguente adeguamento della prassi ecclesiale; i requisiti per la promozione al presbiterato di monaci e laici (assenza di precedenti penali, libertà personale, integrità fisica e morale, alfabetismo); gli obblighi di vita del presbitero (divieto di accettare denaro in occasione del conferimento del battesimo e svolgere attività di lucro; comportamento di vita rispettoso dell’ordine sacro e degli obblighi disciplinari e religiosi a essi inerenti); la competenza della Sede Apostolica nel controllo della disciplina ecclesiastica; le condizioni per l’amministrazione del battesimo, per l’ordinazione sacerdotale e la monacazione; la condizione della donna all’interno della comunità ecclesiale; l’amministrazione dei beni e dei redditi ecclesiastici; la dedicazione degli edifici sacri che viene sottoposta al benestare del Papa». Dall’antichità cristiana una lezione per l’attualità ecclesiale, nella memoria di San Gelasio I Papa.