di Stefano Liccioli • Tra coloro che sostengono, ad esempio, il diritto degli omosessuali ad adottare dei figli o delle coppie sterili a ricorrere alla fecondazione eterologa sono, a mio avviso, in molti coloro che pensano che i desideri individuali possano e debbano diventare diritti che la società ha l’obbligo di riconoscere. Si rischia così l’affermarsi di un soggettivismo dei diritti che prescinda dalle nozioni di giustizia e bene comune. Non si può pretendere che la società trasformi i desideri degli individui o di alcuni gruppi di individui in diritti solo in virtù di una loro pretesa legittimità a veder soddisfatte le proprie aspirazioni, senza nessun ulteriore motivazione. La società deve invece sapere accordare le richieste dei propri cittadini con il bene comune. Quest’ultimo permette infatti di vagliare i desideri, distinguendo le giuste aspirazioni da quelle frutto di una sorta di narcisismo che mira solo alla soddisfazione dell’io.
Occorre inoltre recuperare l’unità tra desiderio e Legge, dove il primo è una vocazione, un’aspirazione fondamentale e la seconda non è sinonimo di dispotismo, ma è la condizione per cui possa nascere il desiderio.
Su questi argomenti particolarmente interessanti sono le riflessioni dello psicoanalista di scuola lacaniana Massimo Recalcati che afferma:«Nel tempo ipermoderno si dissolve il nesso tra desiderio e legge dando luogo a una pseudo liberazione del primo dalla seconda che finisce per avvallare la sua degradazione a puro capriccio, a un godimento compulsivo e sregolato».
Le persone non possono pretendere che i propri desideri siano riconosciuti come diritti, svincolandoli dal concetto più generale di giustizia, di bene comune e di dovere. Ancora Recalcati osserva:«La vita diventa adulta quando il soggetto si rapporta al suo desiderio con serietà, quando riesce a farne un dovere, quando riesce a integrare con una Legge lo slancio creativo e anche fantasioso del desiderio». Esso diventa così la condizione per un progetto e non un mero capriccio.
I giovani sembrano essere particolarmente in difficoltà nell’accordare Legge e desiderio, anche per la mancanza di adulti autorevoli capaci di trasmettere alle nuove generazioni una testimonianza su come si può vivere con passione, con desiderio. Questo cammino d’armonizzazione non è immune da fallimenti che ragazzi e ragazze devono essere educati ad affrontare: una vera maturità si raggiunge infatti imparando dai propri errori e rialzandosi dalle cadute, come il fratello giovane della parabola evangelica del “Padre Misericordioso”. Ritengo che la vera formazione dell’individuo non passi tanto dal culto della prestazione e del successo ad ogni costo, ma dalla capacità di sapersi costruire e ricostruire partendo dai propri errori e dalle proprie sconfitte. Parafrasando una celebre canzone di Fabrizio De André: dai diamanti non nasce niente, mentre dal letame possono nascere fiori.