«Pars Occidentis»

216 299 Andrea Drigani
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1955-2-1di Andrea Drigani • L’uso che si fa del termine «Occidente» non appare sempre intellegibile, poiché è un vocabolo polisemantico a cui si riferiscono più significati. Sarà dunque utile e proficuo ripercorre la storia di questa parola per comprenderne il senso antico ed autentico, valido anche per la nostra epoca. Nella lingua latina «occidens» indicava la sera, in quanto derivava dal verbo «occidere» che tra i suoi significati vi era anche quello di tramontare; «occidente sole» troviamo in Cicerone. Il lemma assume poi un preciso valore politico ed istituzionale quando, nel 293, Diocleziano, con la costituzione tetrarchica, divide l’Impero Romano in due «partes»: «Pars Occidentis» e «Pars Orientis». Teodosio I riunisce l’Impero Romano ma, con la sua morte nel 395, viene di nuovo separato affidando al figlio maggiore Arcadio la parte orientale ed al figlio minore Onorio quella occidentale. Teodosio I aveva stabilito, tuttavia, che doveva essere «commune imperium divisis tantum sedibus» cioè un impero unitario, con la sola divisione delle sedi imperiali. Com’è noto di lì a poco la parte occidentale entra in un tremenda crisi occupata dai quattro regni barbarici: gotico, burgundico, svevo e vandalico. Nel 476 Odoacre depone Romolo Augustolo e si ritenne «patricius» dell’imperatore romano d’Oriente. Da quel momento la Pars Occidentis non sussiste più. Mentre la Pars Orientis continua ad esistere, sia pure con alterne vicissitudini, fino al 1453, quando i Turchi espugnarono Costantinopoli uccidendo l’imperatore Costantino XI Paleologo detto Dragazes. Ma sarà proprio nella Pars Orientis che si opererà per un futuro di unione, secondo la prospettiva di Teodosio I, l’imperatore romano d’Oriente Giustiniano, infatti, tra il 530 e il 565 predispone un grande monumento: il Corpus iuris civilis che costituisce uno dei fondamenti dell’unità politica e giuridica dell’Europa, e come insegnava Giorgio La Pira, dell’intero genere umano. La civiltà dell’Europa coincise con la romanità cioè con la tradizione romana sentita come creatrice e conservatrice di valori universali di civiltà, in particolare attraverso la sua massima espressione: il diritto romano riletto e riconsiderato da Giustiniano secondo il pensiero cristiano. Nell’Europa medievale si risente fortemente di questa eredità con la formazione del diritto comune («ius commune»): un sistema giuridico che, ispirandosi al cristianesimo, amalgamava gli ordinamenti canonico, romano-giustinianeo, feudale e mercantile. Ma accanto allo «ius commune» ben presto si affermano i diritti propri («iura propria») prodotti dalle Monarchie nazionali, che cercano di liberarsi, con successo, dalla ricostituita Monarchia universale del Sacro Romano Impero. E’ il primo sorgere dei nazionalismi, che rifiutano l’universalismo rappresentato dall’«Imperium», che, tuttavia, non assorbiva ma sovrintendeva e coordinava i «Regna». Il termine Occidente diviene soltanto un luogo geografico nel quale coesistono varie Nazioni che presentano delle convergenze, ma forse più divergenze. I movimenti filosofici dell’Illuminismo e dell’Idealismo contribuirono a sviluppare in larga misura i nazionalismi. Tra il 1918 e il 1922 Oswald Spengler (1880-1936) pubblica il volume «Il tramonto dell’Occidente» curato in italiano, nel 1957, da Julius Evola (1898-1974); di tale opera il giurista Gian Gualberto Archi (1908-1997) scriveva che «agli uomini di cultura dell’Occidente richiama tante lugubri esperienze, ed esprime tra l’altro giudizi davvero singolari, per non dire stravaganti, sul contenuto del Corpus iuris civilis ». E’ da notare che anche ai nostri giorni Spengler continua ad avere degli epigoni. Dopo il 1945, con la divisione del mondo in due blocchi: L’Unione Sovietica con gli Stati socialisti del Patto di Varsavia e gli Stati Uniti d’America con l’Alleanza Atlantica, per Occidente si intendevano, appunto, i Paesi appartenenti alla NATO. Ma dopo il crollo del muro di Berlino, la fine dell’Unione Sovietica e dei suoi regimi satelliti, e l’ingresso degli Stati ex-comunisti nell’Unione Europea e nel Patto Atlantico il concetto di Occidente ha smarrito la sua configurazione. Vi è, poi, un odierno riferimento all’Occidente, magari propinando uno pseudo-cristianesimo, per favorire una contrapposizione politica, ma purtroppo non economica, agli Stati islamici. Qual è il sugo di questa storia? Non c’è dubbio che nel lemma Occidente sono confluiti molti elementi, non sempre tra di loro compatibili, ma la romanità potrebbe essere ritenuta uno dei momenti fondanti.

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