di Giovanni Pallanti • Ho compiuto un breve viaggio nel sud dell’Italia: Sicilia, Calabria e Lucania.
La visita a queste tre regioni mi ha suggerito alcune considerazioni.
1. Il meridione d’Italia, paradossalmente, corrisponde ancora alla letteratura che lo ha raccontato negli ultimi centocinquant’ anni: un estensione territoriale pressoché disabitata con piccoli paesi che cercano disperatamente la dignità di città; un’abitudine consolidata degli abitanti di questi paesi a vivere in solitudine. Nessuno può sospettare, vivendo in questi ambienti, che ci sia sopra queste comunità un’organizzazione criminale come la Mafia e come l’Ndrangheta
Questo è lo status del meridione d’Italia.
La prova che la società meridionale è governata dalla criminalità consiste solo nel fatto che se qualche cittadino esce, per reclamare giustizia, dalle regole del gioco viene fisicamente eliminato. Nessuno parla in questi luoghi della condizione storica e sociale in cui vivono.
2. Il Meridione d’Italia è simile a tutto il resto del territorio nazionale, in modo particolare per quanto riguarda il numero e l’estensione di alberghi e ristoranti.
Praticamente quello che unisce oggi la Penisola è un continuo succedersi di un “mangificio” spesso volgare e dequalificato per i turisti. Questa attività è l’unica che dalle Alpi alla Sicilia garantisce un livello occupazionale, incerto ma costante, soprattutto per i giovani che fanno i camerieri o i baristi. In questa connotazione antropologica ed esistenziale in cui si trova anche l’Italia del Centro Nord c’è da domandarsi se non vi siano anche capitali finanziari, dietro a queste attività recettive, della malavita meridionale.
3. Una cosa che mi ha colpito è l’assenza per le strade e per le piazze, in una società che si definisce ancora “permeata di religiosità”, di preti, frati e suore. E’ più facile vedere in qualche città della Toscana, compresa Firenze, passeggiare per le strade qualche prete. Nell’Italia meridionale o si mimetizzano per non farsi riconoscere o vivono chiusi in casa.
Solo a Rocca Imperiale, un paese della costa ionica della Calabria, ho visto la chiesa principale aperta tutto il giorno e senza mai un fedele a pregare . A Siracusa nella bellissima piazza del Duomo costellata di palazzi del ‘600 e ‘ 700 siciliano e affogata dai tavolini dei ristoranti circostanti ho visto il Duomo musealizzato dove è difficile entrare anche per la Messa se non si paga il biglietto d’ingresso. Così anche per le altre Chiese Monumentali.
Queste sono impressioni frutto di un viaggio che per molti aspetti mi ha lasciato sconcertato. A volte si capisce di più una realtà facendogli una breve visita che soggiornandovi a lungo. In sintesi il meridione d’Italia è un grave problema per le sue caratteristiche storiche sociali ed ambientali, dove la socialità e la democrazia sono estranee alla vita di tutti i giorni. Ovviamente ci sono delle eccezioni positive come ho visto a Oriolo Calabro. La Chiesa c’è e non c’è. Probabilmente la religiosità del meridione è più legata alla tradizione e alla superstizione che alla vera fede. Così come il concetto di giustizia e democrazia. C’è, infatti, più interesse per il potere che non per fare l’opposizione. L’opposizione come si sa è uno degli elementi costitutivi di un sistema democratico.