di Giovanni Pallanti • Paolo VI, elevato agli altari come Beato da Papa Francesco, è stato uno dei personaggi più importanti del ‘900. Non solo per la chiesa cattolica ma anche per la storia civile.
Come si è formato Giovanni Battista Montini, eletto Papa con il nome di Paolo VI, è molto importante perché la sua formazione giovanile fu anticonformista e politicamente “poco corretta” per un giovane cattolico.
La famiglia Montini a Brescia è stata uno dei pilastri del movimento cattolico di quella realtà. Come la famiglia Trebeschi di cui Montini sarà amico e insieme protagonista di alcune significative vicende intellettuali e politiche. Come anche la famiglia Tovini che ha visto uno dei suoi principali esponenti alla guida del nascente movimento cooperativo bancario italiano: le casse rurali di ispirazione cristiana. La famiglia Montini era sostanzialmente contraria, come le altre citate, al divieto dei pontefici, da Pio IX a Benedetto XV, alla partecipazione dei cattolici italiani alla vita politica nazionale. Dopo la conquista di Roma del 1870, da parte delle truppe italiane, il Pontefice, infatti, pose davanti al mondo la “questione romana” cioè il torto subito, sul piano del diritto internazionale, dalla Chiesa cattolica per l’espropriazione subita di Roma e di tutto lo Stato Pontificio da parte dell’Italia.
Da questa linea di intransigenza progressivamente, si staccarono i cattolici più illuminati del nostro Paese,uno su tutti, il grande scrittore Antonio Fogazzaro e prima di lui, si erano dichiarati per Roma capitale d’Italia, Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi. Questo fa comprendere lo spirito e la cultura della famiglia Montini che era distinta e distante dall’intransigentismo cattolico e molto conciliatorista con il nuovo Stato italiano. Non per caso Giorgio Montini, padre del futuro Paolo VI, si schierò con Don Luigi Sturzo nel 1919 e fu eletto deputato al Parlamento Nazionale nelle liste del P.P.I. Precedentemente il figlio, Giovanni Battista, nato nel 1897 ( e morto nel 1978) si era avvicinato ad uno dei maestri della sua vita Padre Giulio Bevilacqua, Oratoriano, che fu uno dei cattolici più importanti tra gli interventisti democratici che perorarono l’intervento in guerra dell’Italia al fianco della Francia e dell’ Inghilterra contro l’impero Austro -Ungarico e la Germania.
Anche Giovanni Battista Montini insieme al giovane Trebeschi si impegnò a favore dell’intervento collaborando ad un giornale nato tra gli amici di Padre Bevilacqua che si chiamava “La Fionda”.
Diventato prete, frequentando da esterno il Seminario, Montini ebbe una formazione molto particolare: fervente cattolico si occupò sempre di cultura, spaziando oltre i confini dell’Italia, e di politica. Da sostituto segretario di Stato tradusse gli scritti di Jacques Maritain e gli diventò amico quando Maritain fu nominato, dopo la seconda guerra mondiale, ambasciatore di Francia presso la Santa Sede.
Nella lunga carriera diplomatica a cui lo costrinse il Vaticano fu a Varsavia per conoscere il funzionamento di una Nunziatura e più volte fu a Parigi per perfezionare il suo francese. Aveva già conosciuto, a quel tempo, il maestro teologo del Sacro Palazzo il domenicano Padre Mariano Cordovani. Con Padre Cordovani e Giorgio La Pira Giovanni Battista Montini dette vita ad una rivista ” Ecclesia” quand’egli era alla guida della diplomazia vaticana sotto il pontificato di Pio XII. In quegli anni, grazie anche a Giorgio La Pira e alla sua rivista “Principii” Montini prese coscienza delle persecuzioni dei nazi fascisti contro gli ebrei diventando un apostolo della causa della dignità umana, della giustizia e della pace che segnerà tutto il suo Pontificato. Queste sono le coordinate della formazione intellettuale e politica di Paolo VI che Philippe Chenaux ha bene descritto in ” Paolo VI, una biografia politica” (Carocci editore, pag. 337 euro 29,00).