IL SINODO PANORTODOSSO E’ UFFICIALMENTE CONVOCATO.
SI FARA’ A CRETA DAL 18 AL 27 GIUGNO PROSSIMI.
Il 20 marzo u.s., in occasione della Prima domenica di Quaresima, la “domenica dell’Ortodossia” nella quale si ricorda il trionfo sull’iconoclastia, il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, ha pubblicato la lettera enciclica patriarcale e sinodale Sulla convocazione del Santo e grande Sinodo della Chiesa ortodossa. Essa è indirizzata a tutto il pleroma della chiesa ed è sottoscritta dallo stesso patriarca Bartolomeo e dai membri del sinodo patriarcale.
All’inizio, l’enciclica ricorda che la sconfitta dell’iconoclastia è dovuto al fatto che la Chiesa ha sempre seguito una sola via per distinguere la verità dalla falsità, cioè la via della sinodalità. “Il discernimento tra verità e menzogna, ortodossia ed eresia, non è sempre agevole […]. La Chiesa Ortodossa in questa circostanza riconosce una sola ed unica autorità: il Sinodo dei suoi vescovi canonici. Senza decisione sinodale il discernimento tra ortodossia ed eresia non è possibile. Tutti i dogmi della Chiesa e i suoi sacri canoni recano il sigillo della sinodalità. L’Ortodossia è la Chiesa della sinodalità”.
La sinodalità si è espressa sempre a tutti i livelli della Chiesa, compreso il livello panortodosso ed ecumenico seppure non in tempi recenti. Ma “oggi –si dice nell’enciclica- ci troviamo nella gradita posizione di annunciare anche ufficialmente da questa sacra cattedra che, per grazia di Dio, con l’accordo di tutti i Primati delle Santissime Chiese Ortodosse, si realizzerà il Santo e Grande Sinodo –deciso già da cinquant’anni e più- dell’intera Chiesa Ortodossa nell’isola di Creta dal 18 al 27 giugno. I suoi lavori avranno inizio con una divina liturgia panortodossa celebrata a Iraclio nel sacro tempio di san Minas nel giorno grande e augurale di Pentecoste [19 giugno] e proseguirà poi nell’Accademia Ortodossa presso Colombario di Chania. La nostra Umiltà presiederà questo Santo e grande Sinodo circondata dagli altri Primati delle Chiese Ortodosse; parteciperanno come membri del Sinodo rappresentanze composte da prelati di tutte queste chiese”.
L’enciclica chiarisce quindi lo scopo principale del Sinodo: “mostrare che la Chiesa Ortodossa è la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, unita nei sacramenti, specialmente nella Divina Eucaristia, nella fede ortodossa e nella sinodalità”. Si parla quindi dei temi in discussione al Sinodo: non vengono enumerati ma si dice chiaramente che essi toccano “problemi della struttura e della vita interne della Chiesa Ortodossa, che abbisognano di un’immediata sistemazione, e questioni riguardanti le relazioni dell’Ortodossia con il restante mondo cristiano oltre che la missione della Chiesa in questa epoca”. Si riconosce che sono tanti i problemi scottanti dell’uomo contemporaneo ma si ribadisce che si è ritenuto necessario provvedere alle questioni interne prima di parlare all’esterno, cosa per altro doverosa. L’importante –vi si dice- è per ora realizzare questo “primo e decisivo passo” di sinodalità “a livello mondiale”: ad esso altri potrebbero seguire in futuro.
Le parole conclusive dell’enciclica sono assai significative: “Il Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa costituisce realmente un evento storico e solo a Dio ne affidiamo l’esito. Chiamiamo pertanto tutti i fedeli ortodossi del mondo, clero e popolo, a pregare il Dio Trino perché coroni con le sue benedizioni questo evento, perché per mezzo di esso la Sua Chiesa sia edificata e sia glorificato il Suo nome. I tempi sono critici e l’unità della Chiesa deve costituire l’esempio dell’unità per l’umanità dilaniata da divisioni e conflitti. Il successo del Santo e Grande Sinodo è questione di tutti i membri della Chiesa che sono chiamati a mostrare il loro interesse per essa. Già i testi concordati in modo panortodosso e sottoposti al Santo e Grande Sinodo sono pubblicati e sono posti a disposizione di ogni fedele di buona volontà per sua informazione e per suo aggiornamento, ma anche perché esprima la sua opinione e le sue attese nei confronti del Santo e Grande Sinodo”
I TEMI E I DOCUMENTI SINODALI
L’enciclica surricordata non enumera –lo abbiamo notato- i temi del Sinodo perché può rinviare al Comunicato del 27 gennaio u.s. con il quale la Sacra Sinassi dei Primati delle Chiese autocefale ortodosse (Chambesy, 21-28 gennaio) annunciava la decisione di tenere il Sinodo a Creta e faceva l’elenco dei sei documenti ammessi: La missione della Chiesa Ortodossa nel mondo contemporaneo; La diaspora ortodossa; L’autonomia [ecclesiastica] e la modalità della sua proclamazione; Il sacramento del matrimonio e i suoi impedimenti; L’importanza del digiuno e la sua osservanza oggi; Relazioni della Chiesa Ortodossa con tutto il restante mondo cristiano.
Per comprendere meglio il senso dell’elenco si ricordi che l’Agenda per il futuro Sinodo, stabilita dalla Prima Consultazione Panortodossa Presinodale (Chambesy, 1976) prevedeva 10 temi: La diaspora ortodossa; L’autocefalia e la sua proclamazione; L’autonomia e la sua proclamazione; I Dittici; La questione del calendario comune; Gli impedimenti matrimoniali; L’adattamento delle regole ecclesiastiche del digiuno; La relazione delle Chiese Ortodosse con il restante mondo cristiano; L’Ortodossia e il movimento ecumenico; Il contributo delle Chiese ortodosse locali alla prevalenza degli ideali cristiani di pace, libertà, fratellanza e amore tra i popoli, e all’abolizione della discriminazione razziale e delle altre discriminazioni
Di questi 10 temi, dunque, tre (autocefalia, dittici, calendario comune) non sono stati inclusi in nessun modo nell’Agenda finale; due (restante mondo cristiano, movimento ecumenico) sono stati unificati; l’ultimo ha modificato il titolo (La missione della Chiesa Ortodossa nel mondo contemporaneo).
Sono caduti in questi anni proprio quei temi che appaiono ancor oggi fortemente divisivi tra le Chiese ortodosse. Per altro, anche i sei documenti tematici confermati non hanno avuto tutti l’approvazione unanime dei Primati: quello sul matrimonio e i suoi impedimenti non ha avuto ad esempio l’approvazione di due patriarcati (Antiochia, Georgia). In questi mesi poi non sono mancate forti critiche da parte georgiana -ma anche serba e bulgara- nei confronti del documento Relazioni della Chiesa Ortodossa con tutto il restante mondo cristiano
PUBBLICIZZAZIONE DEI DOCUMENTI, IL COINVOLGIMENTO DEI FEDELI, IL DIBATTITO TRA LE CHIESE
L’enciclica, sollecitando i fedeli tutti, clero e popolo, a esprimersi sui documenti e a rendere note le proprie attese, ha ripreso pienamente e ridato forza a quanto già affermato dal Comunicato dei Primati.
Già dalla fine di gennaio, infatti, i testi dei documenti tradotti in varie lingue sono stati resi accessibili1. Subito si sono attivate iniziative di riflessione e di discussione su di essi.. Degna di particolare nota è l’iniziativa lanciata dalla Orthodox Theological Society in America insieme con l’Orthodox Christian Studies Center della Fordham University (NY): tanto i membri dei due organismi quanto gli studiosi ortodossi di tutto il mondo sono stati invitati a costituire gruppi di lavoro di 4-6 persone per preparare proposte di 250 parole o meno focalizzate (poi estese fino a 1000) sul contenuto di uno dei documenti preparati per il Sinodo.
Da pochi giorni è stato inviato a tutte le Chiese ortodosse un testo contenente proposte migliorative (sul senso della missione come testimonianza, sulla nozione di liturgy after liturgy, sul dialogo interreligioso basato sull’economia dello Spirito, ruolo delle donne ecc) del documento sinodale su La missione della Chiesa Ortodossa nel mondo contemporaneo, un testo sottoscritto da 15 teologi, tanto membri del clero quanto laici, uomini e donne (tre, tutte greche).
Di grande interesse è stato il Seminario che si è tenuto l’11 marzo a Mosca, presso l’Istituto Teologico Santi Cirillo e Metodio, durante il quale ha parlato per mandato del patriarca di Costantinopoli il metropolita di Francia Emmanuel e c’è stato uno scambio di opinioni con il metropolita Hilarion, Presidente del DECR. Quest’ultimo, infatti, ha richiamato da una parte il principio fondamentale adottato per l’accoglienza sinodale dei documenti e delle correzioni, cioè quello del consenso delle delegazioni e non dei singoli membri delle delegazioni. Le differenze possono esserci ma rimangono una questione interna alle delegazioni, il voto è uno solo per ogni delegazione. Dall’altra ha richiamato alcune divergenze già manifestatesi tra le Chiese. Così ne riferisce il resoconto pubblicato in inglese dal DECR: “Uno dei documenti, Il Sacramento del matrimonio e i suoi impedimenti, è stato discusso nel gennaio ultimo, Esso fu firmato da tutte le Chiese, eccetto i rappresentanti della Chiese di Antiochia e Georgia. «Come sappiamo» ha detto il metropolitan Hilarion, «la Chiesa ortodossa di Georgia ha obiezioni fondamentali nei confronti del documento: la menzione della possibilità di contrarre matrimoni con cristiani non ortodossi e della possibilità di benedire tali matrimoni seguendo il principio dell’Oikonomia provoca forti critiche in questa Chiesa». Il documento, Relazioni della Chiesa Ortodossa con tutto il restante mondo cristiano, è stato firmato da tutte le Chiese Ortodosse nelle Conferenza presinodale del 2915. Tuttavia, dopo che si sono tenute la Conferenza e la Sinassi, il Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa di Georgia, nella sessione del 12 febbraio 2016, ha rigettato il documento, poiché ci sono alcune fondamentali correzioni e commenti ad esso. Inoltre, le Procedure di lavoro del Sinodo non sono state sottoscritte dalla delegazione della Chiesa ortodossa di Antiochia”.
Il metropolita Emmanel non ha dato propriamente risposta, si è limitato a dire che si tratta di capire bene i motivi dei rifiuti e delle dispute tra le Chiese.
L’INTERVENTO DI CHRISTOS YANNARAS
Nei suoi interventi domenicali sull’importante giornale ateniese Kathimerini Christos Yannaras, uno dei maggior intellettuali ortodossi della fine del secolo XX e dell’inizio di questo, è tornato due volte (la domenica 5 e la domenica 3 marzo) sul Sinodo. Egli ha riflettuto in particolare sul senso dell’aggettivo Grande con cui è indicato il Santo Sinodo che si terrà a giugno.
‘Grande’, si chiede, in senso numerico ? Certamente no. A questo sinodo non partecipano tutti i vescovi diocesani. Si adotta infatti il principio della rappresentanza, un principio inconcepibile nell’Ortodossia, secondo Yannaras.
‘Grande’ per i temi che affronta ? A parer suo, no davvero ! “Sono temi «piccoli», letteralmente insignificanti, del tutto senza rapporto con l’illuminazione di «senso» dell’esistenza, del mondo, della storia”.
Le parole che dice sulle opzioni tematiche del Sinodo sono davvero dure. Vale però la pena di ricordarle:
“Il dubbio che scaturisce da questa tematica sinodale è questo: come si differenzia oggi la Chiesa nella coscienza dei vescovi da un qualsiasi organismo «mondano» di pubblica utilità ? Porta la Chiesa una luce di «senso» all’esistenza e alla coesistenza degli uomini oppure la sua «missione» è solo l’imitazione delle competenze delle Nazioni Unite («contributo alla prevalenza della pace, giustiza, libertà» ecc). Quale proposta radicale porterebbe [invece] il Sinodo se credesse davvero che il «programma sociale» e la dinamica della Chiesa è sempre la viva «parrocchia-comunità» ? Perché trovino un tetto anche le relazioni di comunione vitale, libere dalla chiusura nella vita senza amore di un individualismo ben assicurato.
Tutti si aspetterebbero un Sinodo ecclesiale che organizzasse oggi la «Diaspora» ortodossa in diocesi e parrocchie non sottoposte al contagio pestilenziale del nazionalismo delle chiese nazionali.
Un Sinodo che mostrasse e illuminasse l’insuccesso-peccato dell’Ortodossia oggi: avere smembrato il corpo unico della Chiesa «universale (cattolica)» in «patriarcati nazionali» e in «autocefalie» nazionali. Un Sinodo che avvertisse, con dolore e con affetto, specialmente gli Ortodossi Russi «fratelli nella chiesa» che la sottomissione dei loro vescovi all’egemonia neozarista dei loro capi mondani conduce inevitabilmente alla loro scissione dalla Chiesa «universale».
E’ una prova di decadente confusione e disorientamento che un Sinodo ecclesiale tratti di condizioni come «autonomia» e «autocefalia» delle Chiese invece di condizioni di funzionalità della sinodalità, dal momento che senza di essa l’evento ecclesiale si aliena in un’ideologia e una religione per il consumo psicologico. Anche solo per motivi di serietà e coerenza, il tema che giustificherebbe oggi la convocazione di un Grande Sinodo potrebbe essere forse: qual è il contenuto ecclesiologico, nell’ora presente, della parola «patriarcato» ? Ed insieme la domanda: «salvezza», nel linguaggio cristiano, significa una riuscita individuale o l’esistenza vissuta comunionalmente (ecclesialmente) nell’amore ?
La salvezza del matrimonio nel globalizzato «modello» individualistico di modo di vita è fatica sprecata. Il buon annuncio dell’esperienza della Chiesa non si intrappola in discussioni utopiche. «Illumina» però la differenza tra contratto e mistero sacramentale. E «mistero sacramentale» in greco ha sempre significato la conoscenza acquistata non attraverso l’intelligenza ma con l’esperienza della partecipazione. Così un Sinodo della Chiesa può solo testimoniare il matrimonio come impresa dell’eros vero, un’impresa di superamento e donazione di sé.
Infine, riguardo al digiuno, appare incomprensibile che un Sinodo ecclesiale lo recepisca come obbligo meritorio, conseguentemente come individualistico, e mercanteggi l’ascesi con la mentalità di un giudaismo legalistico. Nella Chiesa il digiuno è di fatto un «modo» di liberazione dall’individualismo, cosicché l’assunzione del cibo obbedisca all’unità dei modi condivisa ecclesialmente e la necessità della sopravvivenza si trasformi in libertà”.
1 Essi sono resi accessibili sul sito del DECR (Department for External Church Relations) della Chiesa Ortodossa Russa. I passi citati sono dalla redazione inglese di essi.