di Giovanni Pallanti · Un nuovo libro su Alcide De Gasperi pubblicato da Mondadori propone all’attenzione degli italiani la figura di uno dei più grandi statisti della storia europea del Novecento. Il libro di Antonio Polito “Il costruttore” narra con precisione storica le lotte di Alcide de Gasperi ( 1881-1954).
Polito sottolinea l’italianità dello statista trentino anche quando fu deputato al parlamento di Vienna dal 1911 al 1918. Durante la prima guerra mondiale De Gasperi difese l’italianità del trentino rivendicando con forza che uno Stato plurinazionale come era l’Impero Austro ungarico doveva rispettare allo stesso modo le tradizioni nazionali e culturali di ogni etnia. Questa visione – scrive Polito – è l’opposto del sovranismo di oggi. Infatti de Gasperi non era nazionalista e concepiva l’amore per la propria tradizione nazionale in una visione più ampia di collaborazione con altri popoli e altre culture. Nel periodo in cui egli studiò a Vienna, per laurearsi in lettere, si batté con molti altri studenti italiani contro le correnti studentesche e intellettuali degli studenti tedeschi che sostenevano la germanizzazione pressoché totale dell’impero Austro ungarico. Dopo la caduta dell’Impero Asburgico De Gasperi si congiunse con la sua Trento all’Italia e nel 1919 entrò al Regio Parlamento italiano con il Partito Popolare di don Luigi Sturzo. La precedente esperienza al Parlamento austriaco fu utile a De Gasperi per progettare e lanciare l’idea dell’Europa Unita, dopo la fine della seconda guerra mondiale, con il tedesco Adenauer e il francese Schumann: tutti e tre erano nati e cresciuti in terre di confine, De Gasperi nacque cittadino austriaco pur essendo italiano, Adenauer e Schumann nacquero rispettivamente a cavallo del confine tedesco – francese. Questi uomini per la loro esperienza di vita concepirono un Europa Unita in contrapposizione ai Nazionalismi e all’abbattimento dei confini geografici, economici e politici evitando così la guerra. Polito sottolinea il grande impegno antifascista di De Gasperi e ricorda che già nel 1909 ci fu uno scontro verbale violento tra De Gasperi e Mussolini arrivato in trentino come capo dei socialisti e responsabile della Camera del Lavoro. Mussolini attaccò violentemente il movimento popolare cattolico trentino definendolo servo della “macchia nera” degli scarafaggi clericali e del principe vescovo di Trento. De Gasperi gli rispose, sul giornale “Il Trentino”, che Mussolini aveva una visione della politica basata sul dileggio degli avversari e sulla violenza fisica cose che si manifesteranno quando, passato dal socialismo al fascismo, Mussolini guidò le squadracce in camicia nera alla conquista dell’Italia. De Gasperi fu uomo solo, come lo definii in un libro dedicato a suo padre, la sua figlia Maria Romana: solo perché, salvo l’arcivescovo di Trento Endrici, la gran parte della vita pubblica di De Gasperi nel Partito Popolare, nella lotta antifascista e nella Democrazia Cristiana fu ostacolata sempre dal Vaticano. Solo nel 1948 De Gasperi poté godere dell’appoggio anche della Chiesa cattolica per stravincere quelle elezioni politiche grazie, però, ai parroci più che all’alto clero. Subito dopo questa vittoria Papa Pio XII si mise a contrastare l’azione della Democrazia Cristiana e del suo leader che voleva che si alleassero con i neofascisti e i monarchici come era nelle intenzioni vaticane ancor prima della morte di Mussolini e della caduta del regime. Cosa che De Gasperi, e di conseguenza Sturzo, rientrato in Italia da un lungo esilio impostogli dal Vaticano su richiesta di Mussolini, disdegnarono evitando di dar vita all’alleanza in occasione delle elezioni amministrative del 1952 a Roma. In Vaticano De Gasperi ,dove fu impiegato come precario e poi come segretario nella biblioteca pontificia, fu umiliato in tutti i modi possibili dal clero romano, legato a Pio XII, che lo considerava un inciampo nei rapporti tra Italia fascista e il Vaticano dopo i patti lateranensi del 1929. De Gasperi fu favorevole alla conciliazione tra Stato e Chiesa ma contrarissimo ai compromissori Patti Lateranensi firmati, sempre l’11 febbraio del 1929, dal Cardinale segretario di Stato Gasparri e da Mussolini.
Polito racconta, nel suo libro, che quando nel 1944 gli anglo americani liberarono Roma i vertici della V armata statunitense chiesero a Mons. Tardini( pro -segretario di Stato) con Mons. Giovanni Battista Montini ( il futuro Paolo VI e unico sostenitore di De Gasperi) chi potesse essere un cattolico da sostituire a Mussolini. Mons. Tardini fece due nomi: Vittorio Emanuele Orlando, Presidente del Regio Governo della Vittoria militare del 1918 contro l’Austria e la Germania e quello di Luigi Federzoni già Ministro degli interni di Mussolini e Presidente del Regio Senato considerato in Vaticano un fascista moderato. In Vaticano un anno prima della fucilazione del Duce avvenuta a fine aprile del 1945, c’era chi pensava, come ho già ricordato, a costruire in Italia, finita la guerra, un regime clerico fascista come quello di Franco in Spagna e quello di Salazar in Portogallo. De Gasperi fu il grande oppositore di questo disegno fino al giorno della sua morte. Fu così che De Gasperi definii la Democrazia Cristiana un partito anti – totalitario e di centro che sul piano delle riforme sociali guardava a sinistra. Nel suo libro Antonio Polito, vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, che dal 2006 al 2008 fu senatore eletto come indipendente nelle liste del Partito Democratico, definisce De Gasperi l’unico vero grande democratico della storia politica italiana del novecento in quanto anti- comunista e anti- fascista che conobbe durante la dittatura di Mussolini anche il carcere di Regina Coeli.