di Andrea Drigani · In diverse circostanze Papa Francesco è intervenuto sul diavolo e sul suo agire, l’ultima di queste, sulla quale intendo soffermarmi, è la catechesi che egli ha tenuto durante l’udienza generale del 25 settembre 2024.
Il Papa ha esordito con una frase del Vangelo: «[Gesù] fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo» (Mt 4,1). L’iniziativa non è di satana – ha osservato – ma di Dio, Andando nel deserto, Gesù obbedisce ad una ispirazione dello Spirito Santo, non cade nel tranello del nemico, e una volta superata la prova, tornò in Galilea «con la potenza dello Spirito Santo» (Lc 4,14).
Gesù, nel deserto, si è liberato di satana e ora può liberare da satana. E’ quello che gli Evangelisti mettono in luce con le numerose storie di liberazione.
Oggi – ha proseguito Francesco – assistiamo ad uno strano fenomeno riguardo al diavolo. Ad un certo livello culturale, si ritiene che non esista. Sarebbe un simbolo dell’inconscio collettivo o dell’alienazione. Ha tal riguardo ha citato una frase dello scrittore francese Charles Baudelaire (1821-1867): «La più grande astuzia del demonio è far credere che non esiste».
Eppure – ha continuato – il nostro mondo tecnologico e secolarizzato pullula di maghi, di occultismo, spiritismo, astrologi, venditori di fatture e di amuleti, e purtroppo di sette sataniche vere e proprie. Scacciato dalla fede il diavolo rientra con la superstizione.
La prova più forte dell’esistenza di satana – ha rilevato – non si ha nei peccatori, ma nei santi! E’ nella vita dei santi che il demonio è costretto a venire alla scoperto, a mettersi «contro luce». Chi più chi meno, tutti i santi, tutti i grandi credenti, testimoniano della loro lotta con questa oscura realtà, e non si può onestamente supporre che fossero tutti degli illusi o semplici vittime dei pregiudizi del loro tempo.
Papa Francesco ha, altresì, notato che non possiamo conoscere con precisione dove finisce l’azione del diavolo e inizia il nostro proprio male, rammentando che la Chiesa è assai prudente e rigorosa nell’esercizio dell’esorcismo.
Il canone 1172 del Codice di diritto canonico recita: «§ 1. Nessuno può proferire legittimamente esorcismi sugli ossessi, se non ha ottenuto dall’Ordinario del luogo peculiare ed espressa licenza. § 2. L’Ordinario del luogo conceda tale licenza solo al sacerdote che sia ornato di pietà, di scienza, di prudenza e d’integrità di vita».
La battaglia contro lo spirito del male – ha detto ancora Francesco – si vince come la vinse Gesù nel deserto: a colpi di parola di Dio. Gesù non dialoga con il demonio. Nel deserto risponde non con la sua parola, ma con la parola di Dio.
San Pietro ci suggerisce un altro mezzo, di cui Gesù non aveva bisogno, ma noi sì, la vigilanza: «Siate sobri, vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare» (1 Pt 5,8). E San Paolo ci dice: «Non date occasione al diavolo» (Ef 4,27).
Il Papa ha poi voluto ricordare la celebre riflessione di un Padre della Chiesa, San Cesario di Arles (470-542), che affermava: «Il demonio è legato, come un cane alla catena; non può mordere nessuno, se non chi, sfidando il pericolo, gli va vicino…Può latrare, può sollecitare, ma non può mordere, se non chi lo vuole».
Il Papa ha, inoltre, notato che la tecnologia moderna, oltre a tante risorse positive che vanno apprezzate, offre anche innumerevoli mezzi per «dare occasione al diavolo» e molti vi cadono. Pensiamo alla pornografia in rete.
Francesco ha esortato a non scoraggiarsi circa l’azione del diavolo nella storia. Il Signore ha vinto il demonio e ci ha donato lo Spirito Santo per fare nostra la sua vittoria.
«State attenti – ha concluso il Papa – che il diavolo è furbo. Ma noi cristiani, con la grazia di Dio, siamo più furbi di lui».