La Repubblica Italiana è divisibile?

800 450 Andrea Drigani
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di Andrea Drigani · Nello scorso mese di luglio al termine del mio articolo intitolato «Ancora sulla repubblica presidenziale», accennavo alla legge sulla cosiddetta autonomia differenziata, che non ritenevo essere all’insegna del federalismo, bensì del separatismo, riservandomi di affrontare la questione.

Eccomi a mantenere la promessa, presentando un articolo della professoressa Giovanna De Minico, docente di diritto costituzionale all’Università Federico II di Napoli, apparso su «Il Sole 24 Ore» del 28 agosto 2024.

L’articolo parte dai problemi che la Corte Costituzionale dovrà affrontare sulla Legge Calderoli.

Infatti quattro regioni (Puglia, Toscana, Sardegna, Campania) hanno presentato ricorso, in via principale, all’alta Corte contro la predetta legge considerata lesiva di norme fondatrici dell’assetto costituzionale, chiedendone l’annullamento.

De Minico condivide le ragioni dell’incostituzionalità, poiché, a suo parere, la Legge Calderoli cambia la forma di stato regionale da cooperativo-solidale in competitivo-egoistico, peraltro non con modifica della Costituzione, ma con una semplice legge ordinaria.

La devoluzione, prevista dalla suddetta legge, avvierebbe una gara impari tra le Regioni che partirebbero in modo diversificato: alcune avanti, altre indietro. Tale concorrenza sbilanciata appare conseguente alla scelta di anteporre la devoluzione alle politiche perequative accantonando definitivamente gli articoli 3, 117 e119 della Costituzione.

In particolare per quanto riguarda l’articolo 3 (che De Minico ritiene essere fatto a brandelli dalla Legge Calderoli) il quale imponendo di trattare in modi diversi situazioni oggettivamente non assimilabili, avrebbe dovuto portare a stabilire che l’autonomia di alcune funzioni fosse concessa alle regioni che giustificano e provano le loro diversità e non conferendo in blocco le funzioni, senza l’onere della prova, come vuole la Legge Calderoli.

L’altra questione che dovrà ulteriormente trattare la Corte Costituzionale è quella dell’ammissibilità del referendum, previsto dall’articolo 75 della Costituzione, che richiede l’abrogazione totale della Legge Calderoli.

Se la Corte Costituzionale annullasse la suddetta legge a seguito dei ricorsi delle quattro Regioni, non si procederebbe al referendum per cessazione della materia.

In caso contrario – annota De Minico – la Corte dovrà stabilire se sia il popolo o il governo a decidere di mantenere unita la nostra Repubblica o di smembrarla.

La conclusione di Giovanna De Minico è assai decisa e forte: «In attesa dei giudizi (della Corte Costituzionale) a noi il compito di parlare alle donne e agli uomini per illustrare i pro della differenziazione leghista e i tanti contra di questa diversità presunta ed egoista, ammesso che il popolo italiano dopo secoli di guerre per essere un’unica gente voglia tornare a spezzettarsi in tanti cittadini quanto sono le regioni».

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