di Andrea Drigani · Nello scorso mese di gennaio, per i tipi di Sellerio editore Palermo, è stato ripubblicato, con una nota di Scott Spencer e la postfazione di Domenico Scarpa, il romanzo «Fine di una storia» dello scrittore inglese Graham Greene (1904-1991) stampato nel 1951.
Su questo autore, sempre per l’editore Sellerio, è uscita, nel 2021, una biografia composta da Richard Greene (omonimo, non parente) intitolata: «Roulette russa. La vita e il tempo di Graham Greene».
E’ rimasta celebre un’espressione di Graham Greene: «Mi considero un autore che si dà il caso sia cattolico»; con tali parole egli voleva significare il suo rapporto, difficile ma affascinante, tra la fede e le questioni, anche dolorose, dell’esistenza umana.
In questa prospettiva si possono segnalare, tra le sue opere, il romanzo «Il potere e la gloria» del 1940, che avuto diversi adattamenti cinematografici, teatrali e televisivi, e il dramma «Il capanno degli attrezzi» del 1957, che fu rappresentato nel 1987, con la regia di Sandro Bolchi, all’Istituto del Dramma Popolare di San Miniato.
Scott Spencer definisce «Fine di una storia» come un’opera di sincera fede cristiana. L’affermazione di Spencer potrebbe apparire, di primo acchito, esagerata, ma leggendo il romanzo sono diversi gli elementi che inducono a profonde considerazioni teologali, cioè riguardo alla fede.
Il romanzo sembra avere un andamento da «thriller»; nella prima parte, ambientata a Londra nel 1944, sotto i terribili bombardamenti tedeschi, Maurice e Sarah, che è sposata con Henry, hanno una relazione clandestina e passionale, che viene però improvvisamente interrotta da Sarah.
Dopo quasi due anni, finita la guerra, Henry incontra Maurice e gli fa presente lo strano comportamento di Sarah, sospettando la presenza di un amante. Maurice anche con l’ausilio di un investigatore privato, si mette alla ricerca dell’ altro, ma alla fine scopre che Sarah ha trovato l’Altro, cioè ha ritrovato Dio, per sempre, perché, poi, a causa di complicazioni polmonari, muore.
«Fine di una storia» può essere un invito a riflettere su diverse circostanze decisive per la vita umana e cristiana.
Innanzitutto è da rilevare che l’amore umano, nelle sua dimensione erotica, non può essere né
l’unico né l’ultimo amore.
La propaganda razionalistica, atea ed agnostica, paradossalmente, ma non troppo, conduce alla fede in Dio.
Il Sacramento del Battesimo, in qualunque modo ricevuto, come un seme divino, prima o poi, porta i suoi frutti di salvezza.
La fede in Dio è in Colui che è definito come amore, anzi l’Amore.
Riecheggiano nel testo di Graham Greene, alcuni spunti desunti dalla tradizione agostiniana.
La «Fine di una storia» sembra quasi continuare verso una Storia senza fine.