di Andrea Drigani · Il 20 agosto 1823, duecento anni fa moriva a Roma il Papa Pio VII, al secolo Barnaba Gregorio Chiaramonti, nato a Cesena il 14 agosto 1742.
Il suo pontificato, durato ventitré anni, fu contrassegnato da rilevanti avvenimenti epocali, quali il regime napoleonico, la guerra in Europa, il Congresso di Vienna del 1815, la Restaurazione.
Un periodo che riguardò in modo preponderante la vita della Chiesa ed in particolare l’esistenza di Pio VII.
Barnaba Chiaramonti all’età di 14 anni era entrato nel Monastero benedettino di Santa Maria del Monte in Cesena assumendo il nome di Gregorio. Fu ordinato prete il 21 settembre 1765 ed iniziò ad insegnare teologia nelle scuole monastiche dell’Ordine benedettino a Parma ed a Roma. Nel 1775 fu nominato priore dell’Abbazia si San Paolo Fuori le Mura.
Il 16 dicembre 1782, Pio VI lo preconizzò vescovo di Tivoli e il 14 febbraio 1785 fu creato cardinale e inviato vescovo a Imola, dove si manifestò per i fedeli un «buon pastore», nonché un vescovo attento alle prescrizioni del Concilio di Trento.
Nel Conclave che si tenne a Venezia, dopo la morte di Pio VI, dal 1 dicembre 1799 al 14 marzo 1800, sotto l’ospitalità dell’impero asburgico, poiché Roma era occupata dai francesi, il Collegio Cardinalizio elesse Papa, col nome di Pio VII, Barnaba Chiaramonti.
Sin dall’inizio del suo pontificato Pio VII s’impegnò per una via di dialogo con Napoleone Bonaparte, sottoscrivendo nel 1801 un Concordato che, in qualche modo, permise un parziale «ristabilimento» della religione cattolica in Francia dopo la Rivoluzione del 1789.
Ma il clima di riconciliazione che Pio VII aveva tentato di instaurare con Napoleone, naufragò rapidamente. Dopo numerose violazioni del Concordato da parte della Francia, il 17 maggio 1809 Napoleone decretò l’annessione dello Stato Pontificio all’Impero francese.
Da quella data cominciarono per Pio VII, secondo il volere di Napoleone, l’esilio e la prigionia, prima a Savona dal 1809 al 1812 poi a Fontainebleau dal 1812 al 1814. In questo periodo Pio VII dette una testimonianza evangelica di fortezza, scevra, però, da ogni odio.
Dopo la caduta di Napoleone, Pio VII rientrò trionfalmente a Roma nel 1814, provvedendo, con l’aiuto del suo Segretario di Stato il cardinale Ercole Consalvi (1757-1824), alla riorganizzazione dello Stato Pontificio, tuttavia non all’insegna di un ottuso ritorno al passato; soppresse, tra l’altro, la tortura, i diritti feudali e creò nuove magistrature.
E’ altresì da ricordare che Pio VII volle accogliere a Roma, con generosità e con autentico spirito di misericordia, la madre e la famiglia di Napoleone, che erano stati costretti a lasciare la Francia.
«Madame Mère», Maria Letizia Ramolino (1749-1836), madre di Napoleone, aveva vissuto vicino al figlio, anche se gli aveva espresso delle dure critiche per alcuni aspetti personali e familiari. Era una donna di una grande religiosità, visse gli ultimi anni della sua vita, conclusa a Roma, nel ritiro e nella preghiera.
Il cardinale Joseph Fesch (1763-1839), fratello uterino di Maria Letizia Ramolino, era stato ordinato prete nel 1787; aveva poi giurato fedeltà alla Costituzione civile del clero, mettendosi in contrasto con la legittima autorità ecclesiastica. Rientrò nella Chiesa nel 1801, l’anno dopo venne nominato arcivescovo di Lione e nel 1803 fu creato cardinale. Inizialmente fu favorevole alla politica religiosa del nipote, ma nel 1811 durante lo svolgimento del concilio nazionale francese, voluto da Napoleone, gli si contrappose duramente per ribadire la comunione con la sede di Roma.
Anche il cardinale Fesch riparò a Roma, dopo il 1815, accolto da Pio VII, dopo essere stato esiliato da Luigi XVIII di Borbone, Re di Francia, che voleva pure la sua rinuncia all’arcidiocesi di Lione, cosa che il cardinale Fesch, d’intesa con Pio VII, non fece mai, mantenendo la titolarità dell’arcidiocesi lugdunense fino alla morte avvenuta in Roma.
Il 31 ottobre 2021 nella Cattedrale di Savona ha avuto luogo la prima sessione della fase istruttoria diocesana della causa di beatificazione di Pio VII. La Diocesi di Savona-Noli ha infatti chiesto e ottenuto dalla Santa Sede di poter svolgere la predetta causa a motivo della perdurante fama di santità esistente a Savona nel popolo di Dio che vide, per quasi tre anni, l’esemplare ed indimenticabile comportamento cristiano del «prigioniero» Pio VII, che amava definirsi il «Vicario del Dio della pace».