di Carlo Parenti · “Dobbiamo essere crudeli, dobbiamo esserlo con la coscienza pulita, dobbiamo distruggere in maniera tecnico-scientifica.” È una frase di Adolf Hitler.
Mi chiedo se sia oggi attuale, nel senso che altre persone, organizzazioni anche criminali, entità pubbliche, stati si comportino analogamente, ancorché i tempi siano diversi. Temo di si! Ognuno comunque cerchi di giudicare, secondo coscienza, alla luce di quanto segue.
La crudeltà si riscontra senza eccezioni nelle guerre. È indubbio che enormi efferatezze vengono lucidamente e scientificamente compiute. Non c’è solo il conflitto in Ucraina, per il quale il papa ha anche detto: «Noi non possiamo in questi giorni parlare di altre cose senza ricordare: ricordare la crudeltà alla quale si può arrivare»
Solo in Africa vi sono molti altri conflitti-dimenticati o addirittura sconosciuti che giustificano purtroppo le fughe da quei paesi. Pochi comunque ne parlano. Eccezione costante è Francesco! Ricordo ad esempio suoi appelli, fin dall’inizio della guerra in Yemen, per fermare la strage di bambini.
Vorrei fare un elenco citando parzialmente padre Alex Zanotelli – missionario italiano della comunità dei Comboniani, nonché profondo conoscitore dell’Africa e direttore della rivista Mosaico di Pace – che pochi giorni fa ha rivolto un accorato appello alla stampa italiana, chiedendone un’ampia diffusione (che non ho visto):
“Rompiamo il silenzio sull’Africa. Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo. È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situazione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa) ingarbugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato almeno trecentomila morti e milioni di persone in fuga. È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regime dittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan, i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Darfur. È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civile da oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed esterni. È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei regimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia di giovani in fuga verso l’Europa. È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continua ad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finire mai. È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zona saheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti potrebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera. È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libia dov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi. È inaccettabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa, soprattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali più preziosi. È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone a rischio fame in Etiopia, Somalia, Sud Sudan, nord del Kenya e attorno al Lago Ciad, la peggior crisi alimentare degli ultimi 50 anni secondo l’ONU.
È inaccettabile il silenzio sui cambiamenti climatici in Africa che rischia a fine secolo di avere tre quarti del suo territorio non abitabile.
Non conoscendo tutto questo è chiaro che il popolo italiano non può capire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi.[…]Questa non è una questione emergenziale, ma strutturale al sistema economico-finanziario. L’ONU si aspetta già entro il 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solo dall’Africa.[…] Questo forza i governi europei a tentare di bloccare i migranti.[…] Ma i disperati della storia nessuno li fermerà.
I migranti poi si possono ritrovare prigionieri in lager, come in Libia dove vengono torturati, stuprati, ammazzati. Sono di questi giorni immagini atroci di donne e bambini abbandonati cinicamente nel deserto senza cibo e acqua e dove trovano la morte. In entrambi i casi i lager e gli abbandoni possono anche essere conseguenza di accordi tra stati (l’Italia non è estranea).
Questi disgraziati sono ulteriormente vittime di trafficanti di esseri umani. Proprio oggi, 30 luglio 2023, all’Angelus papa Francesco ha ricordato:” Oggi si celebra la Giornate mondiale, indetta dall’ONU: la Giornata contro la tratta di esseri umani. La tratta è una realtà terribile, che riguarda troppe persone: bambini, donne, lavoratori…, tante persone sfruttate; tutti vivono in condizioni disumane e soffrono l’indifferenza e lo scarto da parte della società. C’è tanta tratta nel mondo, oggi. Dio benedica quanti si impegnano per lottare. I trafficanti infine non esitano a buttare in mare i loro “clienti” o perfino a ucciderli per alimentare il commercio di organi.
Osservo che per l’etologia umana (cfr. Irenäus Eibl-Eibesfeldt, Etologia della guerra, Bollati Boringhieri, 2023) la guerra non è semplicemente il risultato della aggressività naturale; gli schemi comportamentali innati di aggressività entrano sì in gioco, ma azionandosi entro una serie di comportamenti più complessi, che sono il risultato di un’evoluzione non solo biologica, ma anche culturale. Seppure, in realtà, nella guerra entrano spesso in gioco impulsi deviati e perversioni, rimane il fatto che essa nasce comunque come mezzo “razionale”, in mancanza di modi meno brutali, per assicurarsi la terra e le risorse.
I conflitti armati che hanno funestato il secolo scorso, e quelli in corso che infiammano l’inizio del XXI secolo, sono la prova di quanto sia illusoria l’idea del «pacifismo lacrimoso» di cui scrisse Aldous Huxley: l’idea che basti mostrare agli uomini la crudeltà della guerra perché essi finalmente ci rinuncino.
Secondo Eibl-Eibesfeldt è invece urgente elaborare una nuova cultura della pace che, spazzando via ogni pregiudizio antropocentrico, riconosca la realtà istintuale che condiziona i nostri comportamenti. Le ricerche condotte dall’autore hanno infatti contribuito a demistificare i luoghi comuni del buon selvaggio e di società animali idilliache. Proprio dal regno animale viene invece la prova che la natura ha imboccato la strada della risoluzione non violenta dei conflitti. Fra i vertebrati le lotte per il rango e per il territorio di rado conducono all’uccisione di un conspecifico perché il conflitto assume forme ritualizzate, dove rimane solo una traccia della originaria distruttività. La via alla pacificazione resta aperta, perché segnali di acquietamento bloccano la spirale della violenza. Ecco forse il modello comportamentale che anche l’uomo dovrebbe cercare di emulare.
Per approfondire il tema della “Crudeltà” suggerisco, per concludere, di leggere l’omonimo ultimo libro di Luigi Lombardi Vallauri, edito da Doppiavoce, Napoli.
Per l’autore, la crudeltà è una dimensione costitutiva, non ignorabile ma volentieri ignorata, dell’animo umano.
Il libro ne fa il terribile inventario, occidentale e orientale, dall’antichità ai giorni nostri, sempre distinguendo crudeltà pubblica, privata, sociale. La crudeltà pubblica – legittima, legale – risulta non solo enormemente più voluminosa, ma spesso anche più efferata della crudeltà criminale. L’esplorazione si addentra nei mondi reali delle guerre, delle colonizzazioni, dei supplizi giuridici di Stato, di Chiesa, di Partito, delle dittature, dei totalitarismi; nelle crudeltà libertine, sadiche, letterarie, infantili; nelle crudeltà umane sugli animali, nelle crudeltà escatologiche degli inferni, danteschi e non danteschi. In una seconda parte il libro indaga i fattori biologici, psicologici, culturali delle diverse crudeltà e propone strategie spirituali, economico-politiche e giuridico-organizzative di superamento. Termina con due accorati lamenti, dai quali si desume quanto difficile rimanga la conversione completa dell’animo umano.
Spes contra spem.