di Giovanni Pallanti • Questa é una storia eccezionale ma per alcuni aspetti simile ad altre. Gerardo Severino colonnello della guardia di finanza e direttore del museo storico delle fiamme gialle ha scritto insieme a Vincenzo Grienti di TV 2000 un libro sulla storia di Don Gilberto Pozzi “il partigiano di Dio” ( ed. San Paolo).
L’eccezionalità della storia é che si svolge in provincia di Varese a ridosso del confine con la Svizzera dove Don Pozzi parrocco di Clivio insieme a militi della guardia di finanza aveva organizzato, nel periodo 43-45, una rete di protezione per il passaggio degli ebrei in Svizzera per sottrarli alle grinfie dei nazi fascisti. Don Pozzi aveva come braccio destro un maresciallo della guardia di finanza che gli garantiva l’appoggio dei finanzieri di guardia sul confine. Luigi Cortile, questo è il nome del maresciallo, insieme ad alcuni collaboratori di Don Pozzi svolse un lavoro importante salvando centinaia di ebrei. Per questa attività il parroco di Clivio venne imprigionato nel carcere di San Vittore a Milano e liberato grazie all’intervento del Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster mentre il maresciallo Cortile morì nel campo di concentramento di Mauthausen-Melk.
Come un altro “giusto tra le nazioni” Gino Bartali il maresciallo Cortile è stato decorato con la medaglia d’oro al merito civile alla memoria per avere collaborato con la Resistenza alla lotta anti fascista e al salvataggio degli ebrei.
Come già detto, il caso di Don Gilberto Pozzi non è un caso isolato nel panorama dell’Italia di quei anni. Anche nella diocesi di Firenze il Cardinale Elia Dalla Costa aveva creato un’organizzazione simile a quella che era stata organizzata a Milano dal Cardinal Schuster e che faceva capo a Monsignor Natale Motta che svolgeva un ruolo identico a quello che a Firenze svolgeva l’allora Don Leto Casini che fu, per la sua attività in favore degli ebrei minacciati di sterminio, arrestato e torturato dalla Banda Carità. Una squadraccia fascista che durante la Repubblica di Salò era diventata un ramo della polizia politica segreta. Il cardinale Dalla Costa aveva tra i suoi sodali nell’organizzazione segreta uno dei più grandi campioni del ciclismo su strada: Gino Bartali, già vincitore in quel tempo di un giro d’Italia e un Tour de France e che non dubitò un’attimo nel mettere in discussione la sua vita e la sua carriera per salvare la vita a tante persone che avevano il “torto” di essere nati di religione ebraica.
Il caso di Don Gilberto Pozzi e quello dei preti fiorentini è importante perché insieme ad altri preti, in altre parti d’Italia, superarono senza tentennamenti l’antica avversione che i cattolici avevano verso gli ebrei e il filo fascismo che aveva coinvolto gran parte dei vescovi e del clero italiano. Per questa ragione essi meritano di essere ricordati come uomini e preti onesti, giusti e generosi. Veri sacerdoti di Cristo.