di Stefano Liccioli · Quando ho deciso il tema da trattare per questo articolo era all’indomani dell’uccisione di più di venti (c’è chi ha detto addirittura cinquanta) fedeli cattolici avvenuta il 5 giugno scorso, domenica di Pentecoste, nell’attacco alla chiesa di San Francesco Saverio di Owo, nello Stato di Ondo, nel sud-ovest della Nigeria.
Dopo quella strage il paese africano ha visto altre tre persone ammazzate e una quarantina di persone rapite nell’assalto contro i fedeli della chiesa cattolica di St. Moses, Robuh, nello Stato di Kaduna. Di pochi giorni fa è, inoltre, la notizia della morte di padre Vitus Borogo, ucciso sempre in Nigeria lungo la Kaduna-Kachia Road.
Ad oggi ci sono due piste sui possibili responsabili di questi massacri: gli estremisti islamici di Boko Haram o i pastori nomadi fulani
Se fino a poco tempo fa la violenza anticristiana si concentrava soprattutto nel nord della Nigeria (un Paese al 53% musulmano, al 46% cristiano, di cui l`11% del totale cattolici), ora persecuzioni ed uccisioni si stanno allargando anche nel sud dello Stato, in un quadro di quasi impunità, questa è almeno la sensazione delle comunità cristiane nigeriane (cattoliche, ma anche anglicane e protestanti) che ritengono che il terrorismo contro i cristiani non sia contrastato e punito in maniera adeguata dalle istituzioni.
Allargando l’orizzonte geografico, il 20 giugno scorso in Messico si è registrato l’omicidio di due sacerdoti gesuiti che stavano difendendo un uomo, poi ammazzato, che si era rifugiato in chiesa.
Rimanendo nel continente americano, cinque giorni dopo le uccisioni in Messico Luisa Dell’Orto, piccola sorella del Vangelo di Charles De Foucauld originaria di Lecco, è stata assassinata a Port au Prince, capitale di Haiti. Inizialmente sembrava che l’omicidio fosse a scopo di rapina, ora pare che si tratti di un delitto premeditato.
Dunque, una scia di sangue, quella di tanti cristiani uccisi solo perché discepoli di Gesù, unisce tante parti del mondo. La cornice, potrei dire teologica, di questi avvenimenti rientra in quello che Gesù aveva anticipato: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me» (Gv 15,18). All’origine della persecuzione nei confronti dei cristiani c’è l’odio che il principe del mondo riserva a tutti coloro sono stati salvati da Gesù con la sua morte e con la sua risurrezione.
Nell’aprile del 2017 Papa Francesco, nella basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, a Roma, presiedette un Liturgia della Parola in memoria dei «nuovi martiri» del XX e XXI secolo con la Comunità di Sant’Egidio. In quell’occasione il Santo Padre ricordò come le comunità cristiane siano ancora oggi perseguitate perché «noi siamo salvati da Gesù, e il principe del mondo questo non lo vuole, egli ci odia e suscita la persecuzione, che dai tempi di
Gesù e della Chiesa nascente continua fino ai nostri giorni». Nell’omelia il Papa precisò:«Il ricordo di questi eroici testimoni antichi e recenti ci conferma nella consapevolezza che la Chiesa è Chiesa se è Chiesa di martiri. […] Essi hanno avuto la grazia di confessare Gesù fino alla fine, fino alla morte. Loro soffrono, loro danno la vita, e noi riceviamo la benedizione di Dio per la loro testimonianza».
Perciò, se da una parte comprendo, anche se con dolore, che tutte queste persone uccise non sono altro che i martiri di cui ci aveva preannunciato il libro dell’Apocalisse (7,17) e cioé coloro che sono venuti dalla grande tribolazione ed hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello, dall’altra non capisco il pressoché totale silenzio ed indifferenza (eccezion fatta per le parole del Papa o di qualche testata giornalistica) che accompagna le tragiche morti di questi innocenti. Eppure altri eventi, penso all’attentato terroristico alla sede del giornale satirico “Charlie Hebdo” avvenuto nel 2015 e rivendicato dalla branca yemenita di Al-Qāʿida, hanno visto la mobilitazione di folle e capi di stato sfilare contro il terrorismo.
Abbiamo associato il suffisso “fobia” più o meno a qualsiasi termine, ma si fa fatica a dire che in tante parti del nostro mondo c’è una “cristianofobia” che si concretizza non in un linguaggio poco inclusivo, ma in persecuzioni ed omicidi.
La guerra in Ucraina ha visto la nascita o il risveglio di tanti movimenti pacifistici. Mi auguro che tali movimenti abbiano la volontà di denunciare tutte le guerre, anche quelle meno note, che avvengono sulla Terra e le violenze, ormai “permanenti”, di cui sono vittime i cristiani in diverse nazioni.