di Giovanni Campanella · Alla fine di ottobre 2021, la casa editrice Luiss University Press ha pubblicato un libro intitolato La ricchezza invisibile delle nazioni – Il ruolo nascosto delle donne nella crescita dell’Occidente e scritto da Victoria Bateman. Il libro è stato originariamente pubblicato nel Regno Unito nel 2019 da Polity Press col titolo The Sex Factor – How Women Made the West Rich.
Victoria N. Bateman (nata Powell , nata nel 1979) è un’economista e accademica femminista britannica, specializzata in storia economica. È ricercatrice di economia al Gonville and Caius College di Cambridge. È Direttore degli Studi per l’Economia Tripos al Gonville and Caius College. Cresciuta a Lees, Oldham, Victoria Bateman ha frequentato la Saddleworth School, Uppermill. Ha poi studiato per i livelli A all’Oldham Sixth Form College, dove è stata presidente della Student Union. Ha insegnato economia sempre al Gonville and Caius College, Cambridge, e ha continuato a seguire master e dottorati presso l’Università di Oxford. La sua ricerca si concentra sulla storia economica, compreso il ruolo dei mercati nello sviluppo economico, e il ruolo dei diritti e delle libertà delle donne nello stimolare la crescita economica. È nota per le sue proteste pubbliche contro la Brexit e a favore dei diritti delle donne, apparendo occasionalmente nuda.
La tesi principale di questo testo è che la teoria economica sia stata elaborata ignorando colpevolmente la discriminazione di genere, risultando perciò inadeguata a spiegare (tanto meno a risolvere) temi cruciali come la povertà, la disuguaglianza o l’opposizione tra Stato e mercato. Bateman intende mostrare come la liberazione femminile non sia stata un elemento secondario, bensì decisivo, nell’origine della ricchezza dell’Occidente, di norma spiegata esclusivamente con l’intraprendenza e l’inventiva maschili, e che proprio nell’uguaglianza di genere risieda il potenziale trasformativo capace di generare crescita e prosperità – una prosperità che sia anche equa e sostenibile. Se l’economia dipende dal lavoro gratuito che viene svolto a casa soprattutto dalle donne, la sfera domestica non può essere trascurata dalla maggior parte delle analisi; se le donne sono le più colpite dalla crisi climatica, le politiche ecologiche non possono prescindere dal loro ruolo per essere efficaci. Bateman ritiene che l’idea che le donne debbano “farsi avanti” nel lavoro, cioè correggersi per aderire a un modello non pensato per loro, abbia inaridito la teoria economica: perciò un suo ripensamento è urgente.
Nel libro si afferma anche che è necessario riportare al centro dell’analisi tutte le molteplici attività umane, anche quelle che si svolgono lontano dal mercato, imparando ad ascoltare non soltanto politici e imprese, ma anche i gruppi lontani dalle attività economiche ufficiali. Se l’economia diventa un ambito più flessibile, umano e utile, può migliorare non solo la vita delle donne nel mondo intero ma anche portare a risultati economici più equi e sostenibili per tutti.
«Nel diciannovesimo secolo, gli economisti crearono una barriera artificiale tra la sfera pubblica e la sfera privata della vita. Solo la prima – la vita nel mercato e in politica – sarebbe stata meritevole di studio. Ciò che accade in quella privata – in casa, in famiglia o nella comunità – fu giudicato viceversa irrilevante; sarebbe stato troppo femminile, troppo inconsistente.
Questo muro aspetta da tempo di essere abbattuto. Come spiegare, infatti, la povertà e la disuguaglianza senza aprire la scatola nera costituita dalla casa e dalla comunità circostante? È qui, lontano dal mercato, che possiamo trovare le radici di molti problemi economici di oggi.» (quarta di copertina)
Ho trovato il libro interessante anche perché dà una buona fotografia dello stato dell’arte del femminismo nel momento attuale. Mi ha fatto scoprire che si dovrebbe parlare più di “femminismi”: all’interno del femminismo esistono tante correnti anche molto diverse tra loro. Un elemento positivo è il fatto che l’autrice dà conto anche dei punti di vista opposti al suo e li indica nella ricca e preziosa bibliografia.
Tuttavia, non posso tacere che il saggio ha non poche criticità e ombre. Su certi temi si rivela contraddittorio: in alcuni passaggi esorta a diffondere la cultura dell’aborto e dei contraccettivi in nome dell’emancipazione della donna mentre in altri ammette che esiste un grave problema demografico a causa di un tasso di fertilità pericolosamente basso. Inoltre, difende a spada tratta la prostituzione liberamente scelta e d’altra parte stigmatizza l’oggettificazione della donna. Su questo però cita anche chi la pensa diversamente e permette quindi anche di risalire a fonti molto utili per chi appunto ha opinioni opposte.