di Stefano Tarocchi · Gianfranco Ravasi, biblista ed ebraista, presidente del Pontificio consiglio della cultura e della Pontificia commissione di archeologia sacra, ha da poco pubblicato la Biografia di Gesù. Secondo i Vangeli (Raffaello Cortina Editore, Milano 2021), affascinante volume di 251 pagine che si distende in undici densi – e contemporaneamente agili – capitoli, corredati ciascuno da una essenziale bibliografia.
Dopo aver accennato nella breve introduzione la vicenda della scrittura Vite di Gesù, a partire da quella del certosino Ludolfo di Sassonia (pubblicata a Strasburgo nel 1474 e riedita quasi novanta volte), a quella di G. W. F. Hegel (scritta nel 1795, ma pubblicata soltanto nel 1907) alla Vita di Gesù di Ernest Renan (1863, che vide ben dodici edizioni nello stesso anno) alla celebre Storia di Cristo di Giovanni Papini pubblicata nel 1921, e ancora a quella di Francois Mauriac (1936) fino alla provocatoria Volete andarvene anche voi di Luigi Santucci (1969), per limitarci a quelle più significative.
Di segno diametralmente opposto «lo sconcertante e smitizzante» Il Vangelo di Gesù Cristo (1991) del portoghese José Saramago, premio Nobel per la lettreratura.
Di fatto, Ravasi, per ricostruire una biografia di Gesù, segue invece le orme del domenicano Marie Joseph Lagrange (1855-1938), che era intenzionato ad utilizzare i Vangeli, che pure non sono documenti storici nel senso tecnico della parola. Come puntualizza Ravasi, i Vangeli «non sono libri di storia ma si interessano alla storia di Gesù, leggendo le parole e atti legati alla sua persona storica attraverso il filtro interpretativo della tradizione di fede».
Esistono anche fonti extra-evangeliche su Gesù, divise in tre gruppi: le iscrizioni; la letteratura giudaica e siro-palestinese; la letteratura greca e latina, ma nel complesso il loro valore è in ogni caso assai scarso e poco rilevante.
Ora, se i dati sul mondo antico possono essere trasmessi da un’infinità di fonti, non è così per Gesù Cristo, le cui notizie biografiche difficilmente hanno un riscontro serio al di là dei libretti di Matteo, Marco e Luca, e Giovanni, che risultano pertanto la documentazione più ampia e più antica su Gesù.
Nessun Vangelo, intanto, sia quelli finiti nel canone cristiano, che quelli apocrifi, tradiscono il rapporto con l’oggetto a cui si riferiscono, Gesù Cristo, e sono costantemente legati alla fede in lui, sebbene intesa da orizzonti diversi.
È per questo motivo che Ravasi apre il suo libro con il capitolo All’origine dei Vangeli, che è una sorta di vera e propria introduzione generale non tanto e non solo ai quattro libri dei i Vangeli del Nuovo Testamento, ma alla loro comprensione.
Ravasi accenna in breve anche alla celebre questione della storia delle forme (e quindi della formazione) dei Vangeli, da Rudolph Bultmann (1884-1976) ai suoi eredi).
Con questo stile, Ravasi offre ai suoi lettori la ricostruzione del rapporto fra il Gesù storico e il Cristo della fede, ossia fra il Gesù che i suoi contemporanei hanno conosciuto, e colui che è poi stato accolto nella fede delle generazioni successive come il Figlio di Dio. Questo rapporto non vuole – e non deve – essere di opposizione, ma restituire a noi gli elementi di un necessario approfondimento: Gesù non è un personaggio mitologico! Rimando qui anche ad un prezioso libretto di Romano Penna (Le molteplici identità di Gesù secondo il Nuovo Testamento, Claudiana, Torino 2021).
Ravasi rammenta anche in breve in maniera netta i criteri di storicità, per stabilire la verità dei dati evangelici: dal criterio della discontinuità con il giudaismo e la tradizione posteriore, al criterio della continuità con l’ambiente «linguistico, geografico, politico, sociale e culturale», nel cui orizzonte Ravasi colloca senza esitazione le radici ebraiche di Gesù.
La conclusione del capitolo iniziale, fondamentale per seguire compiutamente il percorso che segue, delinea le chiavi principali per l’approfondimento del genere letterario Vangelo, che di fatto è una novità assoluta nel panorama antico, se si escludono alcuni contatti parziali con le biografie di epoca greco-romana. È così che proprio Marco, nel suo Vangelo, apre ad un nuovo genere letterario: «inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio» (Mc 1,1).
Ravasi passa a ricostruire uno dopo l’altro i quattro autori (Matteo, Marco e Luca, e Giovanni). Quindi, attraverso le narrazioni degli stessi Vangeli, ricostruisce la biografia vera e propria di Gesù, ricostruita sulla base di quanto ha esaminato.
Il percorso muove dall’infanzia di Gesù, quindi ricostruisce la sua predicazione e i gesti da lui compiuti, e infine si muove verso la passione, attraverso il suo processo e la condanna di Gesù. Chiude un rapido approfondimento della Pasqua.
In questa fase Ravasi sintetizza in pochi passaggi complesse questioni esegetiche, adoperando anche l’archeologia, per introdurci, per esempio, alla geografia della città Santa durante gli eventi della passione. Il capitolo finale è dedicato ai Vangeli apocrifi.
Il pregio principale di questo volume è l’aver concentrato in uno spazio relativamente breve, questioni che esigono naturalmente ulteriori approfondimenti. È significativo lo spazio che Ravasi dedica, per esempio, alla controversa traduzione del Padre Nostro, alla quale vogliamo rimandare, all’interno del capitolo sette (Le sue parole, 178).
Se qualcuno, diversi anni fa, ha scritto un catechismo per dotti ignoranti (Note di catechismo per ignoranti colti di Pierre Riches), Ravasi fondamentalmente riempie in modo magistrale uno spazio analogo.
Last but not least, non dimentichiamo anche le dotte divagazioni letterarie e/o di arte figurativa che vengono inserite nel testo con leggerezza colta, e sempre appropriata che ne arricchiscono il contenuto.
In conclusione, possiamo dire che chi “non ha tempo” di compulsare robusti volumi di esegesi e di introduzione ai Vangeli, ha sottomano la possibilità di avere una notevole sintesi, capace di guidare ad una conoscenza più consapevole, evitando le banalità che certa informazione online, purtroppo, diffonde oltre lo strettamente necessario, quando continua a essere visibile sulla rete senza una ragione estranea al narcisismo.