Ottorino Orlandini: una vita per la giustizia e la libertà

336 500 Giovanni Pallanti
  • 0

di Giovanni Pallanti · Chi era Ottorino Orlandini? Nato nel 1896 a Lorenzana, nella campagna pisana, pochi mesi dopo si trasferì a Mosciano, oggi comune di Scandicci. Fino al 1971, anno della sua morte, si è battuto ininterrottamente per la giustizia e la libertà. Il Comune di Scandicci, il 7 novembre 2021, al Castello dell’Acciaiolo, presenta la sua biografia scritta da Mauro Bagni, con il sindaco Sandro Fallani, il professor Zeffiro Ciuffoletti, Antonella Coli, Renato Romei, Giuseppe Matulli, presidente dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana e l’assessore Claudia Sereni. Ottorino Orlandini ha avuto una vita straordinariamente avventurosa. Figlio di poveri contadini, studiò nel seminario della Calza, vicino a Porta Romana. Dopo sette anni prese la maturità classica e andò volontario in guerra nel 1916, come sottotenente. Furono, infatti, diversi i cattolici interventisti democratici del primo conflitto mondiale, tra cui don Luigi Sturzo e Giovanni Gronchi, che divenne amico per tutta la vita di Ottorino.
Nel primo dopoguerra, iscritto al Partito popolare italiano, Orlandini fu a capo delle leghe bianche dei contadini del Mugello e guidò la protesta contro la contessa Marianna Cambray Digny proprietaria di Villa Schifanoia e di una grande fattoria estesa fra Scarperia e San Piero a Sieve. Perseguitato dai fascisti nel 1926, espatriò in Francia. Nel 1936 si schierò con la Repubblica spagnola contro il generale Franco e combatté nella Guerra civile nel battaglione <Garibaldi>, comandato dal repubblicano Randolfo Pacciardi. E qui c’è il colpo di scena: gli anarchici e i comunisti che combattevano per la Repubblica, mal tolleravano la presenza di un cattolico popolare fra le loro fila, e Luigi Longo, con il capo comunista francese Marty, ordinarono l’uccisione di Orlandini, che si salvò in modo rocambolesco grazie all’intervento del servizio segreto dell’esercito regolare repubblicano. Rientrato in Italia, prese parte alla Resistenza e fu arrestato e torturato a Villa Triste, in via Bolognese, dalla banda Carità. Amico di Carlo Rosselli, in Spagna aderì a Giustizia e Libertà. Nel 1946 entrò nella Democrazia cristiana, di cui fu dirigente e consigliere comunale di Scandicci. Bagni, ha scritto un libro su Orlandini (pubblicato da Centrolibro) di straordinaria importanza storica. La figura di Orlandini sollecita tre specificazioni importanti sulla vicenda dei cattolici italiani nel Novecento, primo: dopo la presa di Roma da parte del Regno d’Italia, il Papa Pio IX dichiarò il popolo cattolico fuori dalla politica dello Stato italiano. I cattolici non potevano nè votare per il Parlamento, nè essere eletti. Nei primi anni del Novecento, molti giovani cattolici, preti e laici, decisero di contestare il non expedit. Una delle occasioni che videro i giovani cattolici italiani contestare la politica vaticana fu l’ingresso in guerra nel 1915. Aderirono all’interventismo democratico tra gli altri Don Luigi Sturzo, Giuseppe Donati, Don Giulio Facibeni, Don Primo Mazzolari, Don Giovanni Minzoni, Padre Giovanni Semeria, Giovanni Gronchi e Ottorino Orlandini. Molti di questi furono decorati al valor militare e la loro partecipazione alla guerra fu concepita come guerra di indipendenza nazionale. I cattolici in questo modo rientrarono nella storia unitaria dell’Italia. Secondo: la storia di Ottorino Orlandini smaschera il settarismo anarchico e comunista nella guerra civile spagnola che fu all’origine della sconfitta inflitta alla Repubblica dal Generalissimo Franco. I comunisti non sopportavano che i capi della lotta antifascista fossero appartenenti a partiti diversi dal loro. L’amicizia di Orlandini con Carlo Rosselli è la prova che molti uomini liberi si ritrovarono negli ideali di Giustizia e Libertà. Terzo: il Comune di Scandicci guidato attualmente da una Giunta di sinistra  e dal 1946 roccaforte del partito comunista, ritrovandosi intorno alla biorafia di Ottorino Orlandini scritta da Mauro Bagni, compie un atto di grande rottura perchè, Bagni racconta che Luigi Longo, comandante delle brigate internazionali in Spagna, aveva ordinato l’uccisione di Orlandini come sabotatore e spia del Vaticano. Ovviamente un’accusa falsa, come è dimostrato dall’intera vita di Orlandini.

image_pdfimage_print
Author

Giovanni Pallanti

Tutte le storie di: Giovanni Pallanti