2021. Un anno di promesse per un governo e un Paese appesi ad un filo
di Gaetano Mercuri. · Giorno trenta dicembre, giusto in tempo per evitare il ricorso all’esercizio provvisorio di bilancio, è stata approvata in via definitiva dal Senato della Repubblica la legge finanziaria per il 2021 da quaranta miliardi. Sebbene l’esercizio provvisorio non sia poi tutto quel guaio che molti paventano, perché previsto direttamente dalla Costituzione e perché nella storia repubblicana si è già fatto ricorso ad esso già per ben trentatré volte, è sempre comunque una grossa pietra d’inciampo sul cammino sempre accidentato dei deboli governi che connotano il nostro sistema politico- istituzionale.
Non si fa mai certo una gran bella figura istituzionale se una “manovra” finanziaria di tali proporzioni (o meglio, una manovra finanziaria di qualsiasi entità) giunga in un ramo del parlamento senza lasciare a questi la minima possibilità anche solo temporale di poterne analizzare e approfondire i contenuti, dopo le modifiche apportate dall’altra Camera. Si tratta in ogni caso sia d’un pessimo esempio di rapporti tra Istituzioni sia, soprattutto, delle grandi difficoltà in cui si dimenano l’esecutivo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene.
Nella conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio Conte non ha fatto certo mistero di tali difficoltà e non ha esitato a rispondere puntualmente alle domande in proposito postegli dai giornalisti presenti.
Nelle ultime settimane non si è fatto altro che parlare di caduta o quantomeno rimpasto di governo, di uscita dalla maggioranza e di sfiducia di una forza politica in disaccordo su quello che sembra essere il piano del governo (ad oggi, al dire il vero, alquanto fumoso se non oscuro) per la gestione dell’enorme mole di fondi europei che ci giungeranno entro fine 2021 grazie ai c.d. recovery plan e Next generation EU.
Sicuramente i dissidi interni alla maggioranza pongono dei seri, necessari interrogativi all’esecutivo, la cui gestione dell’emergenza pandemica è stata, ormai è chiaro a oltre dieci mesi dal suo inizio, se non insufficiente, quantomeno non lungimirante ed inefficace.
Tuttavia rimane greve il dubbio che la crisi di governo, in un momento come questo, sia la panacea di tutti i mali e non quell’irrichiesto, non necessario, pesante veneficio in grado solo di porre fine alle immani sofferenze del cavallo Italia, ma creando le condizioni per infierire sul cadavere.
Le prossime settimane saranno in grado, forse, di darci qualche chiarimento in merito.