La caduta di Kabul dimostra l’incompatibilità tra la legge islamica e la democrazia

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di Mario Alexis Portella · La riconquista dell’Afghanistan da parte dei talebani con la resa statunitense di Kabul ai jihadisti il mese scorso è stato un choc per tutto il mondo. E’ stata paragonabile al ritiro umiliante americano dal Vietnam, nonostante la promessa del presidente Joe Biden che l’Afghanistan non sarebbe mai caduto nello stesso di quello del Vietnam. Così, è stato stravolto organizzativamente e militarmente il significato dell’accordo di Doha tra il presidente Donald Trump e i “moderati” talebani con un ritiro maldestro delle truppe della NATO e dei collaboratori afgani.

Una ragione per la caduta di Kabul è che l’esercito afghano, pur essendo “ufficialmente” più numeroso dell’Emirato Islamico dell’Afghanistan, (così come i talebani si chiamano) — 300.699 soldati rispetto ai 80.000 terroristi talebani — non era all’altezza di combattere militarmente per varie motivi, come la corruzione: i loro soldi venivano intascati dai politici e dai generali afgani corrotti.

Occorre tuttavia, approfondire come mai il governo Usa ha sbagliato fino al punto di perdere il suo predominio di leader del mondo libero.

L’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger ha spiegato:

Gli Stati Uniti si sono rivelati inadeguati nelle azioni di contrasto agli insorti a causa della loro incapacità nel definire quali fossero gli obiettivi raggiungibili e di collegarli tra loro in modo tale da ricevere l’appoggio delle istituzioni politiche americane. Gli obiettivi militari sono stati troppo assoluti e irraggiungibili, quelli politici troppo astratti e sfuggevoli. L’incapacità di collegarli tra loro ha fatto sì che l’America restasse invischiata in conflitti privi di termini ben definiti, e ci ha portati, in patria, a perdere di vista la finalità condivisa, sconfinando in un marasma di diatribe interne.”

La situazione è peggiorata nel momento in cui i talebani hanno lasciato il Paese dopo l’invasine americana dopo 2001 — i talebani stavano ospitando i jihadisti di al-Qaeda, i responsabili per le tragedie dell’11 settembre. Gli americani hanno perso di vista il loro principale obiettivo strategico, dopodiché si sono persuasi che l’unico modo per impedire il ritorno delle basi terroristiche nel Paese era quello di trasformare l’Afghanistan in uno Stato moderno, dotato di istituzioni democratiche e di un governo insediato su base costituzionale. E’ qui gli americani, come ha notato Kissinger, hanno gravemente sbagliato, cercando di imporre una democrazia su un popolo che non è capace né pronto per un sistema politico democratico a causa della religione islamica — come ha detto l’ex re dell’Arabia Saudita Fahd al-Saud nel 1993.

L’incompatibilità della democrazia nel mondo islamico deriva dalla teocrazia islamica che non prevede la separazione tra Stato e religione. Allah è il sovrano assoluto «e non condivide la sua legislazione con nessuno». (Sura 18, 26) Le cui parole devono essere obbedite in modo assoluto, senza discussione, senza dubbi, senza domande; non possiamo patteggiare con Allah, né possiamo ignorare il veto di Allah.

C’è un altro motivo perché la democrazia è inadattabile con l’Islam: la prevalenza della sharia — la legge islamica che cerca di legiferare per ogni singolo aspetto della vita del musulmano — il corpo politico islamico non prevede l’uguaglianza dell’essere umano, particolarmente tra musulmano e non-musulmano, tra uomo e donna e tra uomo libero e schiavo.

Le idee occidentali di individualismo, liberalismo, costituzionalismo, diritti umani, uguaglianza, libertà, stato di diritto, democrazia, libero mercato, separazione tra Stato e chiesa e sono praticamente escluse da gran parte della cultura islamica che pratica la sharia.

Mustafa Kemal Atatürk, il padre fondatore della Repubblica di Turchia, quando ha introdotto la democrazia, ha sottolineato che la fede islamica è una «teologia assurda di un beduino [arabo] immorale, [l’Islam] è un cadavere in putrefazione che avvelena le nostre vite» a causa della disuguaglianza e l’arretratezza della sharia.

Ecco perché nel 1924 Atatürk secolarizzò il suo paese eliminando il califfato, che sostanzialmente lasciò il linguaggio politico del Profeta dell’Islam vuoto. Era l’unico modo di instituire una vera democrazia per il bene del popolo. Una lezione che il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan dovrebbe fare propria.

Eppure la professione di fede islamica (la shahada): “Non c’è altro dio all’infuori di Allah, e Maometto è il suo Messaggero”, continua ad essere propagata con violenza dagli islamisti, in questo caso dai talebani. Purtroppo, il mondo civile ha finalmente deciso di riconoscere la realtà della barbarie jihadisti.

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Mario Alexis Portella

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