di Dario Chiapetti · Per una nuova presenza nel mondo. La pastorale francescana nel dibattito contemporaneo (Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 2021, 341 pp., 20,00 euro) è un testo di Orlando Todisco, francescano conventuale, docente di filosofia presso la Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura (Seraphicum) di Roma.
Un primo aspetto dell’opera, degno di nota, consiste nel fatto che l’Autore non affronta in alcun modo la questione della pastorale, in questo caso francescana, formulando proposte concrete su “cosa fare”. Piuttosto propone una riflessione teologica sui fondamenti dell’ontologia, così come sono dischiusi dalla rivelazione e sono stati incarnati prima da Francesco d’Assisi, poi dal francescanesimo – Francesco è maestro di vita e di pensiero (p. 263) –, convinto del potere del pensare (p. 310.313) e della pregnanza culturale dell’azione pastorale francescana (p. 18), nell’imprescindibile connessione (ordinata gerarchicamente) – che è possibile ravvisare – tra ontologia (essere), esperienza (vita pneumatica), gnoseologia (pensiero) e pastorale (azione pneumatica ordinata al fine).
Nell’Introduzione Todisco riassume la sua tesi centrale, che sviluppa lungo il tutto il percorso: Francesco ha dato avvio al pensare l’ontologia in termini di libertà, ossia l’essere come dono, e non come diritto, in opposizione all’ontologia della filosofia greca classica. Per quest’ultima il primato spetta alla Physis, eterna e impersonale, alla cui struttura razionale, necessitata, deve sottostare anche Dio, mentre l’uomo la rintraccia per dominare il mondo. In vario modo è stata adottata sia dalla religione sia dalla filosofia. Quest’ultima, è passata dal razionalismo al nichilismo, fino al dominio della tecnica. All’origine dell’essere, di Dio e della creazione, sta invece la libertà creativa di segno oblativo, propria innanzitutto di Dio, che rende la creazione non solo res (cosa) ma anche signum (segno che rimanda ad un senso), e soprattutto ens volitum, e quindi bonum, la cui struttura razionale trascende quella appresa dal razionalismo, ed è conseguenza, non causa, della libertà.
Nel Capitolo primo l’Autore mostra come Francesco abbia incarnato la libertà creativa allo stato puro e come la fase della vita dell’Ordine, successiva alla morte del Santo, abbia costituito, sebbene non senza tensioni, un’istituzionalizzazione di questa libertà. È questo il punto fondamentale su cui il pastore francescano deve focalizzarsi, e non sul dibattito intorno alla povertà assoluta.
Il Capitolo secondo approfondisce teologicamente i termini mediante cui intendere un’ontologia francescana della libertà – opposta a quella che attribuisce il primato alla razionalità –, e espone il carattere rivoluzionario della cultura francescana, oltre l’orientamento culturale dell’Occidente.
Col Capitolo terzo Todisco opera un affondo sull’ontologia della libertà, a partire dalla riflessione di Bonaventura da Bagnoregio, e precisamente sul volontarismo, che afferma l’indole contingente dell’attuale e il primato del possibile (p. 141), liberando la conoscenza dai confini stretti imposti da una razionalità risolventesi in se stessa.
Nel Capitolo quarto Todisco mette a fuoco come da un’ontologia della libertà, e quindi della gratuità e dell’oblatività, sia connessa l’affermazione del primato ontologico del particolare in quanto voluto e quindi buono, e la valorizzazione del suo carattere sensibile. Da ciò l’Autore ricava che anche la conoscenza sarà quindi connotata affettivamente, rispondente ad una razionalità non impersonale (p. 188).
Col Capitolo quinto è affrontata la questione della ricerca dell’unità e della pluralità dei mondi etico-religiosi, oltre ogni relativismo. La verità è intesa come libertà creativa di segno oblativo, il bene come effusione dell’essere come dono (p. 249), la conoscenza come ri-conoscenza, l’agire come forma di ringraziamento (p. 245), al fine di generare la libertà creativa di segno oblativo nei mondi etico-religiosi, quale unico metro valutativo delle scelte etico-religiose (p. 242).
Il Capitolo sesto tratta la pastorale francescana nella storia contemporanea. In particolare, l’Autore osserva come il volontarismo francescano si opponga alla piega individualistica della volontà, propria dell’epoca moderna e contemporanea, promuovendo il passaggio dall’antropologia possessiva (fondata sulla concezione dell’essere come diritto) all’antropologia oblativa (fondata sulla concezione dell’essere come dono), che può innescare innumerevoli percorsi esistenziali di carattere libertario.
Nella Conclusione Todisco, facendo ricognizione delle sue riflessioni, punta l’attenzione sull’importanza del pensare e del pensare il dogma e secondo il dogma: non bisogna abbandonare le verità dogmatiche, occorre piuttosto abbandonare la loro interpretazione in chiave razionalistica e quindi rivendicativa, in favore di un’interpretazione in chiave libertaria di segno oblativo (p. 315), dando luogo ad una vera e propria «svolta simbolica, linguistica e comunicativa» (p. 314), in cui un posto di prim’ordine è detenuto dall’esperienza del bello, e quindi dall’arte, non soggettivisticamente intesa, ma come esperienza di gratuità radicata nell’evento-vertice della croce, «compendio della storia e suo epilogo glorioso» (p. 321 ss.).
Questa la sfida per la pastorale francescana che Todisco lancia: non brancolamenti casuali, non singoli slanci di genialità individuali, non ricette uniformizzanti, ma, nel carisma di Francesco, formare un pensare, un pensare dogmaticamente i fondamenti dell’essere e un pensare a partire da questi. Da ciò una (vera) azione libertaria, promotrice di (vera) libertà.