«Un professore innamorato del giornalismo»

607 475 Andrea Drigani
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di Andrea Drigani · I docenti universitari, a mio parere, oltre agli studi ed alle ricerche, devono emergere principalmente per le loro capacità didattiche e comunicative.

Pertanto, insieme ai saggi scientifici, forse non sempre di facile lettura e destinati ad un ristretto pubblico di specialisti, è assai importante, per dei professori di ateneo, affrontare attraverso la stampa in modo piano e semplice, le più importanti questioni politiche, giuridiche e culturali.

Queste notazioni ben si attagliano a Umberto Santarelli, nato a Firenze nel 1934, docente ordinario di storia del diritto nelle Università di Macerata, di Modena e di Pisa, da quest’ultima, nel momento del suo pensionamento, riceverà il titolo di professore emerito.

La sua formazione cristiana avviene all’interno nell’Azione Cattolica e della spiritualità francescana, come pure nel confronto e nel contatto con le personalità religiose della Firenze degli anni 50 del secolo scorso, in particolare con Don Carlo Zaccaro (stretto collaboratore di Don Giulio Facibeni all’Opera Madonnina del Grappa) che lo porta a collaborare per lunghi anni con «Il Focolare» che dell’Opera Madonnina del Grappa era la pubblicazione periodica, raccogliendo uno svariato numero di intellettuali fiorentini.

Umberto Santarelli diviene giornalista pubblicista e prosegue la sua opera scrivendo per diverse testate nazionali e locali: «Il Giornale di Brescia», «Il Sole-24 Ore», «Il Gazzettino» di Venezia, «L’Osservatore romano», «Il Popolo», «Avvenire», «Segno Sette», «ToscanaOggi».

La produzione giornalistica complessiva di Umberto Santarelli consta di oltre 1260 articoli che vanno dal 1950 al 2012.

La moglie Rosy e i figli Stefano e Paolo hanno avuto l’ottima iniziativa di ripubblicare, per le Edizioni ToscanaOggi, gli articoli di Umberto Santarelli dal 1965 al 2012 in un volume intitolato «Un professore innamorato del giornalismo» con l’introduzione di Giovanni Grasso, Direttore dell’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica Italiana.

L’opera giornalistica di Santarelli – osserva Grasso – è distante da qualsiasi forma di faziosità o di partigianeria. La sua appartenenza, radicata e dichiarata, al «cattolicesimo democratico», si collega alla predisposizione al dialogo, all’equilibrio e a porre le proprie idee in discussione, senza mai rinunciarvi.

Grasso annota, poi, che fedele alla lettera e allo spirito della Costituzione repubblicana, Santarelli non impone, propone.

Impressiona, negli articoli di Santarelli – aggiunge ancora Grasso – la vastità degli argomenti trattati (dal terrorismo alla mafia, dal dibattito sulle riforme istituzionali, all’immigrazione, allo sviluppo, ai temi eticamente sensibili, all’attualità religiosa) nonchè il garbo e la competenza con cui vengono affrontati, senza arroganza o supponenza.

La lettura degli scritti giornalistici di Umberto Santarelli ci consente, tra l’altro, di avere un quadro d’insieme della recente storia italiana.

Una notazione, infine, è da farsi sullo stile letterario «toscano» di Umberto Santarelli: efficace, sobrio, acuto, gradevole, retaggio di un’antica saggezza, da non confondersi con la furbizia, che Santarelli probabilmente ritiene un difetto e non un pregio.

Buona lettura.

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