Primato e Chiesa «communio». Un Convegno a Firenze

di Alessandro Clemenzia · «La questione del Primato nella Chiesa communio» è il titolo di un Convegno che si è tenuto lo scorso 27 febbraio presso l’Aula magna della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale, al quale hanno partecipato – oltre ai relatori invitati che hanno dato avvio alla riflessione, Damiano Marzotto (biblista), Roberto Regoli (storico della Chiesa) e Fernando Puig (canonista) – un cospicuo numero di docenti, dottorandi e licenziandi provenienti da diverse istituzioni accademiche, sia italiane che estere.

Evangelii gaudium: «Il Papa Giovanni Paolo II chiese di essere aiutato a trovare “una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all’essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova”. Siamo avanzati poco in questo senso. Anche il papato e le strutture centrali della Chiesa universale hanno bisogno di ascoltare l’appello ad una conversione pastorale» (n. 32).

La questione del Primato rappresenta un cardine fondamentale e centrale dell’esperienza ecclesiale, come aveva già sottolineato Papa Paolo VI nell’Enciclica Ecclesiam suam, affermando che «senza il Papa, la Chiesa cattolica non sarebbe più tale» (n. 114), e richiamando al tempo stesso la natura di tale autorità, che «non vuole costituire supremazia di spirituale orgoglio e di umano dominio, ma primato di servizio, di ministero, di amore» (n. 114).

Sono persuaso che, in una Chiesa sinodale, anche l’esercizio del primato petrino potrà ricevere maggiore luce. Il Papa non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come Battezzato tra i Battezzati e dentro il Collegio episcopale come Vescovo tra i Vescovi, chiamato al contempo – come Successore dell’apostolo Pietro – a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell’amore tutte le Chiese».

In questo senso, citando ancora il medesimo discorso di Papa Francesco, la sinodalità è capace di offrire «la cornice interpretativa più adeguata per comprendere lo stesso ministero gerarchico».

Al fine di avviare una riflessione sulla natura del primato e sul suo esercizio alla luce della dimensione sinodale della Chiesa, è recentemente uscito (nel 2024) un Documento di studio del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, intitolato “Il vescovo di Roma. Primato e sinodalità nei dialoghi ecumenici e nelle risposte all’Enciclica Ut unum sint”. In esso viene presentato il frutto di un lungo cammino teologico in ambito ecumenico sull’esercizio di un possibile ministero dell’unità, riconosciuto trasversalmente dall’intera cristianità. All’interno delle “prospettive per un ministero di unità in una Chiesa riunificata”, vengono menzionati due aspetti fondamentali: il primo riguarda il «riconoscimento dell’interdipendenza reciproca tra primato e sinodalità a ogni livello della vita della Chiesa: locale regionale e universale»; il secondo verte sulla valorizzazione di un ministero dell’unità a livello universale, soprattutto in un tempo globalizzato quale il nostro, avvertendo così la «necessità di strumenti globali di comunione», in vista di una facilitazione della missione della Chiesa.

La grande questione toccata dal Documento sembra essere proprio quella di ripensare il Primato all’interno di una Chiesa tutta sinodale. Centrali, a tale proposito, sono le parole rivolte da Papa Francesco, nel 2021, al gruppo misto di lavoro ortodosso-cattolico Sant’Ireneo: «La sinodalità nella Chiesa cattolica, in senso ampio, può essere compresa come l’articolazione di tre dimensioni: ‘tutti’, ‘alcuni’ e ‘uno’. In questa visione, il “ministero primaziale” è intrinseco alla dinamica sinodale, come lo sono pure l’aspetto comunitario che include tutto il Popolo di Dio e la dimensione collegiale relativa all’esercizio del ministero episcopale».

Secondo questa interpretazione il primato e la dimensione sinodale della Chiesa sono temi che non possono essere affrontati l’uno all’infuori dell’altro; anzi, è ormai necessario e urgente rintracciare nuove forme di partecipazione di ogni battezzato e di collegialità dell’episcopato, proprio per bilanciare, come è scritto in Evangelii gaudium, «una eccessiva centralizzazione» (n. 32).

Al fine di approfondire queste sfide e nell’orizzonte di una nuova comprensione della comunionalità della Chiesa, la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale ha voluto offrire con questo Convegno un proprio contributo interdisciplinare.