Perdonare, voce del verbo ricominciare

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di Davide Ortolani · Spesso, nella vita di tutti i giorni, mi rendo conto di dare per scontato ciò che possiedo e l’amore di chi mi circonda, non soffermandomi forse abbastanza a riflettere su quanto io sia fortunato. In particolare in questi giorni mi sono soffermato a riflette su quanto io sia privilegiato nell’aver ricevuto il dono di una sorella, e solo ora, che mancherà per la prima volta di casa per diversi mesi, ne sto forse iniziando a percepire veramente la grandezza.

Nei primi momenti di solitudine che hanno caratterizzato questi giorni ho voluto cercare passi del Nuovo Testamento che trattassero del tema dell’amore fraterno, e due sono quelli che mi hanno maggiormente colpito. Il primo in Matteo 18:21-22 Pietro chiede a Gesù quante volte deve perdonare un fratello che pecca contro di lui, e Gesù risponde: “Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.” Il secondo invece in 1 Giovanni 4:20-21 si afferma: “Se uno dice: Io amo Dio, e odia suo fratello, è un bugiardo; infatti chi non ama suo fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello.”

Dopo aver letto questi due passi, in un attimo, mi sono tornati alla mente tutti quei momenti in cui a causa di screzi futili, invece di perdonare, ho preferito portare rancore verso mia sorella, di tutte quelle discussioni in cui ho preferito chiudermi nel silenzio perché convito delle mie ragioni invece di aprirmi al dialogo così da poter comprendere una delle persone più importanti della mia vita, di tutte quelle volte in cui l’ho ferita e non ho chiesto scusa solo per orgoglio. È tutto questo mi ha fatto male , male perché tutto questo tempo perso e rovinato non mi verrà restituito, male perché non tutti hanno la fortuna di vivere la vita con a fianco un fratello o una sorella, male perché a causa dei conflitti purtroppo molte persone li hanno persi e mai più li avranno indietro, molto male perché adesso l’unica cosa che vorrei fare sarebbe abbracciarla e dirle quanto le voglio bene ma non posso, potevo farlo 5 giorni fa e invece adesso dovrò aspettare dei mesi. Credo quindi davvero che io giovane fortunato, nato senza averne diritto più di altri nella “parte giusta del mondo”, debba riflettere su come mai comprenda quanto sia prezioso il dono di una sorella solo nel momento in cui “essa venga a mancare”, con la speranza che questa nuova consapevolezza mi porti ad essere più grato a ciò che la vita mi ha donato, invece di ritenere tutto dovuto e scontato.

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