di Stefano Tarocchi · Fra tutti gli scritti del Nuovo Testamento emerge una particolarità unica, all’interno dell’opera del terzo Vangelo e nel libro degli Atti degli Apostoli, non a caso composti dallo stesso autore: l’evangelista Luca.
Di natura completamente diversa sono i diciotto versetti che aprono il quarto Vangelo, che costituiscono un prologo dall’altissimo tenore teologico.
La particolarità dei due scritti dell’opera di Luca è quella di far precedere il duplice da un prologo letterario vero e proprio, peraltro assai contenuta nel libro degli Atti, che passa in maniera fluida dai due versetti di esordio alla vera e propria narrazione. Per quanto riguarda invece il terzo Vangelo il prologo letterario c’è eccome, dal respiro molto più ampio, sebbene contenuto:
«poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine [lett. “un preciso ordine”] gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato [lett. “come segue”] per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto (Lc 1,1-4).
Teofilo, modello reale del lettore di ogni tempo, non è un destinatario passivo – lo troviamo rammentato anche nell’esordio del libro degli Atti: «nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo» (At 1,1-2).
Il ruolo di Teofilo, nel prologo del Vangelo, è quello di essere invitato in prima persona a «rendersi conto della solidità degli insegnamenti ricevuti»; deve approfondire le ragioni della sua fede e scoprirne il loro contenuto nel filo della narrazione.
Lo scritto di Luca è un vero «racconto», che si distingue dalla sola predicazione e da un insegnamento. L’evangelista è consapevole di inserirsi nella corrente della tradizione, ossia quanti hanno fatto ricerche storiche prima di lui, per risalire all’origine dell’insegnamento degli apostoli e dei responsabili delle comunità.
L’opera che ne deriva è il frutto di queste indagini, basate sulla testimonianza oculare, che si è formata a partire dall’esordio del ministero di Gesù e del suo ingresso nella storia degli uomini. Lo dirà in maniera icastica il libro degli Atti, con le parole messe sulla bocca di Pietro: «voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè, come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome» (At 10,38-43).
Il libro che contiene questo racconto è la conferma la conferma di ciò che più avanti nel tempo sarebbe stato chiamato con la parola “Vangelo”.
C’è un inizio particolarmente importante, che si desume dalle parole impiegate dall’evangelista: questi fa riferimento all’inizio del ministero di Gesù, a partire dal suo battesimo. Per questa ragione l’autore sacro utilizza una terminologia totalmente nuova, quando parla di testimoni oculari [gr. autόptai] e di ministri della parola [gr. hypêrétai].
Torna fuori ancora una volta Teofilo: ciò che sta per leggere non è la prima istruzione che egli riceve, ma una tappa ulteriore del cammino che ha già compiuto per incontrare Cristo. Se c’è una continuità importante con il Vangelo più antico, quello di Marco, il percorso che deve affrontare Teofilo è quello di condividere una comunicazione che si riceve dopo averla già approfondita una prima volta.Perciò, il Vangelo è un percorso che non può mai interrompersi.