La storia è il piano dove si risolve l’intera attività dell’uomo e appare la «costruttività» dello spirito
La crisi, prima di essere politica o economica, è metafisica e religiosa, concerne la destinazione ultima dell’uomo e quindi il quadro totale nel quale si gerarchizzano e armoniosamente si compongono i valori dell’uomo.
Se la stazione di arrivo dell’uomo è terrena e il tempo e lo spazio esauriscono la storia umana, allora evidentemente si avrà un determinato quadro di valori umani e un corrispondente equilibrio di forze economiche, politiche e culturali.
Se la stazione di arrivo dell’uomo è ultraterrena, forze soprannaturali vengono inserite nell’animo umano per rafforzare e sopraelevare la capacità di azione. L’eternità è lo sfondo nel quale prende rilievo e dal quale è ordinato il quadro introduttivo dei valori temporali. Allora, evidentemente, si avrà un ordinamento di valori radicalmente diverso. In maniera radicalmente diversa saranno composte le forze economiche, politiche e culturali. Le cose del tempo saranno misurate con il metro dell’eterno.
L’aspetto della città umana, come è chiaro, in un caso o nell’altro sarà del tutto diverso. La struttura della civiltà e i muri maestri della cultura mostreranno nei due casi una ben diversa compagine. Tramonto dell’occidente o difesa dell’occidente, tramonto della cultura o difesa della cultura, non si tratta infine che del medesimo problema, cioè il tramonto dei valori ideali, tramonto del cristianesimo, inflessibile ripiegamento entro gli invalicabili confini del tempo, impossibilità di evasioni di là dagli orizzonti della terra, duro aggiornamento a un congegno meccanico di leggi economiche e politiche che non consentono diserzioni e sottrazioni di sorta.
Il problema è sempre lo stesso, o la parte migliore dell’uomo è fuori del tempo, o tutto l’uomo è chiuso nel tempo. Il problema della validità del cristianesimo e della civiltà e della cultura germinata dal cristianesimo è tutto impegnato intorno a questo preciso dilemma. L’intera problematica del cristianesimo, che coincide con l’intera problematica dell’uomo – ovvero il problema di Dio, il problema del mondo, il problema dell’uomo, il problema della società e della storia, problema teologico, metafisico, antropologico, sociologico e storico – gravita infatti ineluttabilmente a questo dilemma.
Una riprova di questa tesi si ottiene facilmente appena si considerano le principali correnti di pensiero che solcano, a datare dalla riforma, l’età moderna. Prendiamo anzitutto in considerazione le correnti originate da Hegel, si sa bene che le strutture elementari del pensiero da Marx e Engels sono mutuate nello spirito e talvolta anche nella lettera da Hegel.
Non può esserci dubbio sul fatto che tutte queste correnti poggiano sopra una determinata concezione dell’uomo, che le strutture politiche ed economiche che esse profilano sono inscindibilmente legate a tale determinata concezione, che la loro distanza dal cristianesimo viene misurata appunto con il metro del valore della persona. Non v’è dubbio che il riferimento su cui esse poggiano è Hegel, ovvero la “accidentalità” dell’individuo umano.
Le conseguenze per l’intera problematica della cultura e la civiltà umana sono che Dio trascendente e personale, come è ovvio, non esiste, è una chimera, un “relitto” dell’antica mentalità teologizzante. Il valore del mondo si risolve anch’esso in una manifestazione dello spirito, un “momento” nel processo dialettico dell’Idea.
La storia è il piano dove si risolve, senza residui, l’intera attività dell’uomo. Qui appare la “costruttività” dello spirito, la gradualità dei suoi processi: il “reale è razionale”. Tutta la storia nella trama indiscriminabile dei suoi fatti, bene e male sono qualifiche prive di valore, è il dispiegarsi logico, attraverso una dialettica di tesi e di antitesi, dell’Idea che si attua nella storia e che, in ultima analisi, con la storia si identifica.
Visione più triste non potrebbe essere fornita, quale implacabile omogeneità in questa indiscriminata trama di azioni! All’obiezione che il Regno di Dio faticosamente cerca una attuazione nonostante ogni resistenza, la risposta è che la storia stessa, nella totalità inscindibile dei suoi processi, è il Regno di Dio, la storia si identifica, senza residui, con la storia sacra.
Il cristianesimo è questa nuova carità venuta a riscaldare e a rinnovare il mondo che entra essa pure, freddamente, in questo quadro unico dell’unico processo storico che lo spirito persegue nel mondo.
Ma almeno si trattasse di semplici enunciazioni teoretiche! Tutt’altro. È tutta la storia contemporanea che risente tragicamente di tali enunciazioni le quali sono state intessute nella trama degli eventi politici e sono divenute le oppressive strutture politiche collettivistiche del nostro tempo.
L’uomo privato di ogni valore è costretto duramente ad abdicare, disarmato, davanti alla potenza incontrollata e illimitata dello Stato o della razza o della classe. Quanto si è detto per Hegel si ripeta per Marx e per la sociologia positivista originata da Comte. Hegel fa scuola, e anche se mutano le parole resta inalterata la sostanza. La parentela che esiste fra Hegel, Marx e Comte è una parentela di primo grado e la misura del grado è costituita appunto dalla concezione che in essi si ritrova identica del valore, o non valore, dell’uomo!