di Carlo Parenti · Occorre fare chiarezza nello psicodramma geopolitico messo in scena da Trump che considera l’Unione Europea – «nata per fottere l’America» – una minaccia.
Al contempo il presidente USA vuole che gli stati europei portino la spesa militare al 5% del PIL, dichiarando ormai finito il legame atlantico e promuovendo una guida inglese della Nato.
Mentre scrivo il nostro presidente Meloni annuncia che «L’Italia è pronta a salire al 2,5 per cento delle spese militari, rispetto al Pil». Il che significa almeno 20 miliardi di spesa militare aggiuntiva all’odierno1,56%. Ciò mentre comprimiamo pesantemente le spese sanitarie e di welfare! “La speranza per noi è che vi sia lo scorporo delle spese per la Difesa dal patto di Stabilità. Finora, per esempio, la Germania è stata favorevole allo scorporo solo per le spese sopra il 2,5% del Pil, un limite che renderebbe insostenibile lo sforzo italiano”, così il Corriere della Sera. Quindi faremmo ulteriore debito ‘cattivo’.
Ma davvero ce ne è bisogno?
Al riguardo è illuminante leggere il rapporto del 22 febbraio u.s, sul tema dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica (QUI), a firma di Carlo Cottarelli. In sostanza si argomenta che vengono diffusi dati falsi per spingere quantomeno l’UE a comprare armi. Armi- aggiungo- soprattutto americane. Anche se comunque l’industria europea darebbe un contributo importante. Del resto, è noto che l’industria bellica è un canale attraverso il quale può essere sostenuta l’economia.
In sintesi, si afferma che “vari media internazionali (compresi alcuni tra i più autorevoli: Financial Times, Associated Press, Politico) e italiani hanno riportato la notizia che la spesa militare russa nel 2024 è stata superiore a quella del resto dei Paesi europei messi insieme. Questa notizia, basata su uno studio dell’International Institute for Strategic Studies Questa notizia è basata su uno studio dell’International Institute for Strategic Studies (IISS) dello scorso 12 febbraio. dello scorso 12 febbraio, riflette però due seri errori di calcolo” [descritti e corretti in dettaglio nel rapporto].
“Correggendo questi errori, la spesa europea risulta eccedere quella russa del 58% nel 2024 (56% considerando solo UE e altri membri NATO in Europa e 19% considerando la sola UE).
Così facendo, la spesa militare europea, nella definizione NATO, risulta di 730 miliardi di dollari internazionali nel 2024, ossia il 58% più alta rispetto ai 462 miliardi spesi dalla Russia
L’ampio divario tra spesa russa ed europea nel 2024 suggerisce quindi cautela nel concludere che sia necessario un forte aumento della spesa militare in Europa, tranne che nei Paesi ancora al di sotto del 2% del Pil.
Il rapporto dell’Osservatorio, diretto da Carlo Cottarelli così conclude: è prioritario risolvere almeno due problemi che riducono l’efficienza della spesa militare nell’UE. Il primo è l’inadeguato coordinamento tra le forze armate dei 27 Paesi membri. Il secondo è che, in gran parte dei Paesi UE, la spesa militare è sbilanciata verso quella per il personale rispetto agli investimenti in armamenti e le spese di esercizio”.
Peraltro, Cottarelli ha sottolineato che “è incredibile che un errore così [nei calcoli dell’IISS] non sia stato corretto dai giornali che lo hanno ripreso amplificandolo”.
Infine, per meglio comprendere le prospettive in Europa di garantire all’Ucraina un cessate il fuoco sicuro da ulteriori conflitti, segnalo un articolo di Giuseppe Sarcina sul Corriere della Sera: L’Europa può fare a meno delle forze armate Usa? Disponibili 60.000 unità contro le 600 mila chieste da Kiev (il numero effettivamente chiesto è però di 200.000 soldati).
(QUI).
“Nel complesso i 27 Paesi dell’Unione europea – scrive Sarcina-dispongono di un totale di quasi 2 milioni di soldati, distribuiti tra esercito, marina ed aviazione. La Russia può contare su un milione e 100 mila unità, stando ai dati raccolti nel rapporto The Military Balance 2025, curato dall’International Institute for Strategic Studies, cioè il centro studi britannico di cui sopra.
In caso di attacco, osserva il generale Giorgio Battisti, già comandante delle Forze Nato di reazione rapida e oggi presidente della Commissione militare del Comitato atlantico italiano, «l’Unione europea sarebbe in grado di difendersi. È vero che gli eserciti dei singoli Paesi sono costituiti da organici abbastanza limitati, ma hanno mezzi tecnologici sofisticati. Inoltre, i grandi Stati, e qui inserisco anche il Regno Unito, hanno importanti capacità nell’aeronautica. E questo può fare la differenza».
Ma per presidiare stabilmente i confini [si legge nell’articolo] Zelensky ipotizza di schierare una forza di almeno 200 mila soldati a protezione della linea del fronte con la Russia: oltre mille chilometri. Gli europei ce la farebbero? Spiega il generale Battisti: «Il dispiegamento di 200 mila soldati, implica che bisognerà mobilitarne almeno 600 mila. In modo da poter procedere agli indispensabili avvicendamenti ogni 6-8 mesi. Tanto per fare un esempio, il contingente italiano in Afghanistan ruotava su quattro turni». Probabilmente si potrebbero mettere insieme circa 60 mila unità per coprire tre turni da 20 mila: una forza sufficiente solo per attività di pattugliamento, con il rischio di dispersione su una linea di fronte così ampia». Conclusione chiara: qualsiasi iniziativa militare in Ucraina può funzionare solo con l’apporto degli Stati Uniti. Ma qui subentra la politica. Donald Trump ripete che non manderà neanche un marine sul fronte del Donbass”.
Al lettore le conclusioni.
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