La «Porta della Speranza» e i giorni terribili delle carceri italiane
Fin dall’inizio del suo insediamento (22 ottobre 2022) il governo ha detto di voler intervenire sul sovraffollamento aumentando le strutture detentive, cioè costruendo nuove carceri o convertendo spazi già esistenti per creare altri settemila posti nei prossimi tre anni e assumendo nuovo personale in un organico che attualmente conta 17 mila addetti. Lo ha ribadito la premier Meloni alla conferenza di “fine anno” 2024 , tenuta il 9 gennaio del 2025: “Secondo me il modo serio di risolvere il problema non è l’amnistia o l’indulto, ma è un altro: ampliare la capienza delle carceri, e poi rendere più agevole, ad esempio, il passaggio dei detenuti tossicodipendenti nelle comunità”. È un’idea dispendiosa, che richiede molto tempo, come lo è quella di riutilizzare le caserme dismesse. Ecco perché le Associazioni che si occupano dei diritti dei detenuti e la stessa Cei insistono nel suggerire soluzioni che siano vere alternative alla detenzione in carcere, anche perché in questo modo si riduce il tasso di recidiva. D’altra parte l’obiettivo costituzionale della pena è la rieducazione della persona condannata per favorire il suo reinserimento in società. “Rieducare” è proprio il termine usato da Papa Francesco con l’invito “a spalancare le porte del cuore anche nelle situazioni più difficili”, nel lanciare a tutti i detenuti, in questo Giubileo, “l’ancora della speranza”. “La speranza non delude mai!”.