di Andrea Drigani · I romanzi non sono dei saggi scientifici, ma sovente riescono, attraverso la narrazione, a presentare, in modo efficace e fondato, precisi contesti e circostanze culturali, sociali e religiose.
L’uccisione di padre Jacques Hamel, un vero e proprio martirio, avvenuta il 26 luglio 2016, ha ispirato Etienne de Montety, direttore del «Figaro littéraire», nella stesura del romanzo «La grande tribolazione», pubblicato in Italia, per la traduzione di Alberto Bracci Testasecca, dalle Edizioni E/O.
La storia è ambientata, ai giorni nostri, in una cittadina del Sudovest della Francia e ruota attorno a quattro personaggi principali: il sacerdote Georges Tellier, il capitano della polizia Frédéric Nguyen, di origine vietnamita, e due giovani: Hisham Boulaïd, che vive in un quartiere popolare abitato dalla comunità musulmana e David Berteau, figlio adottivo di una coppia di agiati borghesi, che scoprirà, a vent’anni, le sue origini maghrebine, cambiando il suo nome in Daoud.
Altre figure, assai significative, tra cui una Piccola Sorella di Gesù, entrano nella trama.
In effetti, nelle pieghe del romanzo si percepisce, in qualche modo, il richiamo alla spiritualità di San Charles de Foucauld (1858-1916).
In Francia, com’è noto, la cittadinanza viene concessa a tutti coloro che provengono dalle ex-colonie francesi, ma quest’ultimi, non si sentono pienamente integrati, anzi spesso si ritengono cittadini di grado inferiore.
Inoltre la marcata laicità dello Stato francese da «areligiosa» finisce per divenire «antireligiosa», rischiando di provocare, tra l’altro, pericolose radicalizzazione estremiste in particolare tra le comunità islamiche.
Nelle moschee francesi vi sono pure dei musulmani estranei a progetti sanguinari e guerrieri, ma , tuttavia, esistono dei siti internet collegati con organizzazioni, che si definiscono «Stati islamici», che teorizzano e promuovono azioni terroristiche, anche con l’arruolamento di «soldati» pronti a tutto.
A questo «esercito» aderiscono Hisham e Daoud.
Le chiese cattoliche non fanno proselitismo, ma neanche attraggono, dove le abitudini prevalgono sulle consuetudini. L’identità cristiana dovrebbe essere intesa primariamente in senso teologale, dal quale dovrebbe scaturire il senso sociale. Appare arduo, invece, risalire dal senso sociale, se considerato per primo, a quello teologale. Forse è per questo che l’affluenza nelle chiese è scarsa.
Problemi, dubbi e difficoltà, di ogni genere, che animano l’esperienza e la preghiera del prete Georges Tellier.
E’ da sottolineare, inoltre, l’impegno della polizia francese per debellare il terribile fenomeno terroristico.
Il romanzo nel presentare, in modo avvincente le vicende personali e psicologiche dei vari personaggi, contribuisce pure ad illustrare la complessa e complicata situazione sociale e religiosa della Francia.
Il tragico epilogo, l’uccisione «in odium fidei» del sacerdote Georges Tellier ad opera di Hisham e di Daoud, a loro volta abbattuti dalla squadra del capitano Ngueyen, era stato anticipato dalla citazione posta all’inizio del libro: «Uno dei vegliardi si volse a me e disse: “Quelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?”. Gli risposi: “Signore mio tu lo sai”. E lui: “Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello». Apocalisse 7, 13-14.