In uscita un libro sulla Resistenza cattolica in Toscana 1943-1945.

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di Giovanni Pallanti · Per Toscana Oggi editore, in occasione dell’ottantesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale, Marcello Mancini ed io pubblicheremo un libro il cui titolo provvisorio è <Il sangue degli angeli. La faccia scomoda della Resistenza. Il contributo dei cattolici per la libertà>. 

Il passaggio del fronte in Toscana provocò conflitti a fuoco fra partigiani e nazifascisti e le rappresaglie che ne seguirono fecero migliaia di vittime fra la popolazione civile. Insieme agli abitanti dei villaggi e dei borghi che furono oggetto della vendetta nazifascista, ci sono numerosi parroci. Che venivano uccisi non per aver compiuto specifici atti militari, ma perché considerati i capi delle comunità che vivevano nel territorio dove i tedeschi e gli alleati fascisti avevano subito delle perdite. 

Poi ci sono stati dei parroci come Alcide Lazzeri, che aveva svolto una intensa attività antifascista e che fu picchiato dagli squadristi per questa ragione, prima di essere fucilato insieme ai suoi parrocchiani che si erano rifugiati con lui nella chiesa di Civitella Val di Chiana. L’arciprete Lazzeri tentò disperatamente di evitare la fucilazione di massa, chiedendo ai tedeschi di essere ammazzato lui solo: invece fucilarono lui per primo e tutti i suoi parrocchiani. 

Un altro caso di un sacerdote ucciso perché ospitava un ebreo e ascoltava Radio Londra, allora severamente proibita, fu don Aldo Mei, della diocesi di Lucca. 

Un prete combattente, cappellano militare degli alpini, che partecipò agli scontri a fuoco con i soldati di Hitler e della Repubblica sociale italiana, fu il figlio di un cavatore del marmo di Carrara, don Giuseppe Rosini. Da giovane militò nel Partito popolare e poi diventò partigiano.

Attivi nella lotta contro la dittatura, furono anche i monaci di Farneta, nella diocesi di Lucca. Tutti trucidati per il loro aiuto ai partigiani e alle vittime della guerra. Con Marcello Mancini abbiamo scoperto un interessante documento dattiloscritto, di Amedeo Cerboncini, <La resistenza cattolica nel quartiere di Santo Spirito>. Qui Cerboncini, membro del Ctln dell’Oltrarno, racconta delle gesta di <un grande parroco>, così lui definisce monsignor Bruno Panerai, che assunse, durante la Liberazione di Firenze, il ruolo di capo popolo in Oltrarno. Costruì un grande ospedale da campo, trattenne rapporti politici con le forze di liberazione, partigiane e anglo americane e, nei primi giorni di agosto del 1944, sfuggì miracolosamente alla morte quando un colpo di mortaio colpì il gruppo di cui facevano parte lui e il comandante della divisione partigiana Arno, <Potente>, che morì in quella circostanza.

La testimonianza di Amedeo Cerboncini è importante perché rivela tutti i nomi dei giovani cattolici che fecero parte delle Squadre armate popolari, comandate da un ragazzo di monsignor Panerai: Rinaldo Bausi. 

Con Marcello Mancini dedicheremo anche un capitolo ai sacerdoti che furono uccisi da <banditi>, come si legge nei rapporti di polizia, dopo la fine della guerra, ma che probabilmente erano gruppi di partigiani che vedevano in loro, come scusa, dei complici del passato regime fascista. 

I preti uccisi in Toscana in quel periodo storico furono 59, di cui 45 nell’area tirrenica. Una storia, quindi, ad oggi poco conosciuta, di cui è bene fare memoria. 

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Giovanni Pallanti

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