Cristiani nel dopo-Assad

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di Giovanni Campanella · L’8 dicembre 2024 il presidente siriano Bashar al-Assad è salito su un aereo diretto in Russia e ha lasciato la capitale Damasco. Formazioni ribelli insieme a Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), un’organizzazione paramilitare sunnita, avevano conquistato la città di Aleppo a fine novembre e la città di Homs il 7 dicembre. HTS ha preso così il controllo delle strutture statali siriane e messo fine al regime di Bashar, che era presidente da 24 anni, e della sua famiglia, che ha governato la Siria per 53 anni (dal 1971). HTS ha assicurato che i propri miliziani proteggeranno i cristiani e le altre minoranze e permetteranno loro di praticare liberamente la propria religione (vedi).

In verità, nei primi di dicembre, Jacques Mourad (da quasi due anni arcivescovo siro cattolico di Homs) aveva espresso grande preoccupazione di fronte all’avanzata dei miliziani antigovernativi (vedi).

«Monaco della comunità di Deir Mar Musa, fondata dal Gesuita Romano Paolo Dall’Oglio (scomparso il 29 luglio 2013 mentre si trovava a Raqqa, a quel tempo capitale siriana del cosiddetto Stato Islamico), padre Jacques nel maggio 2015 era stato sequestrato da un commando di jihadisti e aveva vissuto lunghi mesi di prigionia, dapprima in isolamento e poi insieme a più di 150 cristiani di Quaryatayn, presi anche loro in ostaggio nei territori allora conquistati da Daesh» (vedi)

Tuttavia, già lunedì 9 dicembre, c’è stato un incontro ad Aleppo tra le comunità ecclesiali della città e i rappresentanti dei gruppi armati. Tale incontro si è svolto nella chiesa del convento dei Francescani dove si trova anche il vicariato apostolico dei cattolici di rito latino. Il gesuita Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo, ha riferito all’Agenzia Fides che l’incontro è stato molto positivo (vedi). Le nuove forze che dominano la scena, seppur di matrice islamista, per ora non mostrano di voler imporre condizionamenti nella vita delle comunità ecclesiali e la loro intenzione appare quella di dare fiducia, mostrandosi rispettose delle tradizioni cristiane.

«Durante l’incontro, i rappresentanti delle comunità cristiane hanno avuto rassicurazioni sul fatto che non ci saranno cambiamenti nei regolamenti delle scuole che fanno capo alle comunità ecclesiali, dove ragazzi e ragazze studiano insieme nelle classi miste. “Loro” prosegue il Vescovo caldeo “hanno chiesto a tutti i funzionari pubblici di riprendere le loro funzioni, E hanno detto che è finito il servizio militare obbligatorio durato per tutti questi anni”. Secondo il vescovo Audo, conosciuto per le sue acute analisi dei contesti e dei processi politici, “c’è stata una decisione internazionale concordata per garantire questa via d’uscita per la Siria. Non si poteva continuare ad andare avanti nel vicolo cieco che era stato imboccato”. Una soluzione che ha coinvolto certo la Turchia e gli USA, “ma anche la Russia e l’Iran, La Russia ha detto a Assad di andare via,” e così “si è evitato ulteriore spargimento di sangue”» (ibidem)

Dopo la Santa Messa di domenica 15 dicembre a Damasco, il patriarca greco ortodosso di Antiochia, Yohanna X Yazigi, ha pronunciato un suggestivo discorso, quasi un manifesto dei sentimenti e delle attese di tanti cristiani nella Siria del dopo-Assad. Alcune parti sono riportate in un articolo dell’Agenzia Fides:

«“La Siria che vogliamo” rimarca tra le altre cose il Patriarca – è “uno Stato civile, in cui tutti hanno uguali diritti e doveri, compreso il mantenimento delle leggi sullo status personale per ciascuna delle sue componenti”, come era stato stabilito sotto il regime di Assad, uno Stato fondato sul principio di “cittadinanza”, con un tessuto nazionale che respinge “la logica della maggioranza e delle minoranze”. Il Patriarca cita a modello San Giovanni Damasceno, il Dottore della Chiesa che aveva servito come funzionario la corte degli Omayyadi. “Il primo e ultimo fattore di garanzia per il raggiungimento di tutti questi obiettivi” riconosce Yohanna “è la Costituzione, e quindi il processo di stesura della Costituzione deve essere un processo nazionale globale ed esaustivo”. Riguardo all’interesse che i media internazionali manifestano in questa fase per la condizioni dei cristiani in Siria, il Patriarca invita a non dare credito “alle tante voci che si diffondono senza alcun senso di responsabilità” sui media e sulle reti sociali» (vedi)

Diciamo con cautela che le premesse di questa nuova fase sembrano confortanti. L’Avvento ci ricorda che il Signore verrà ad instaurare definitivamente il Suo Regno ma crediamo anche che già adesso numerose forze sospinte dallo Spirito contribuiscono alla sua emersione. Speriamo che tali forze siano soprattutto all’opera nel ridisegnare la nuova Siria, terra tanto cruciale per la prima espansione dei seguaci di Gesù, che proprio in Siria furono chiamati per la prima volta “cristiani”.

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Giovanni Campanella

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