«Conclave»: se Cristo e la Sua Chiesa possono ancora essere venduti per trenta denari (o poco più).
regno di Dio coesistano il grano e la zizzania: c’aveva già avvertito Gesù (Mt 13,24-30). E in tempi più recenti l’allora Cardinale Ratzinger nel 2005, commentando la nona stazione della Via Crucis al Colosseo, aveva scritto:«Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!». Ma la Chiesa non è mai stata e non è, grazie a Dio, solo questo e anche gli osservatori più critici dovrebbero ammetterlo. Nonostante ciò gli spettatori del film di Berger vengono lasciati a guardare una sequenza di manovre politiche che appaiono più simili a una soap opera che a un vero dramma psicologico o sociale.
Detto questo “Conclave” ha anche dei pregi: grazie a un importante cast di attori e attrici (Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Sergio Castellitto e Isabella Rossellini) la recitazione è di alto livello, la fotografia, il montaggio e i costumi sono particolarmente apprezzabili (aspetti degni di nota che non mi sorprenderebbe se facessero vincere al film degli importanti riconoscimenti). Nonostante questi punti di forza, a mio parere, il lungometraggio di Berger s’inserisce purtroppo nel novero di tutte quelle occasioni perse che si sono limitate a raccontare storie che ruotano attorno alla Chiesa per appagare la curiosità del pubblico, senza rispondere alla complessità dei temi trattati. D’altra parte se il fine dei produttori di “Conclave” era invece quello di realizzare un film che “cucinasse” i luoghi comuni sulla Chiesa in una “salsa” cinematograficamente accattivante (fotografia, costumi, recitazione) per portare più persone possibile nei cinema e fare cassa direi che l’obiettivo è stato raggiunto considerando il fatto che il lungometraggio ha incassato finora oltre 75 milioni di dollari in tutto il mondo. Un’operazione artistica, però, che si riduce soprattutto a un progetto studiato a tavolino per fare “qualche dollaro in più” (tanto per citare il titolo di uno splendido film, questo sì) mi fa dire che Cristo e la Sua Chiesa vengono ancora venduti per trenta denari (o poco più).