Appello urgente per chiedere sforzi «spaziali» per evitare un’imminente catastrofe mondiale dovuta alla fame.

500 500 Carlo Parenti
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di Carlo Parenti · Mi ha colpito una notizia (fonte AGI) di metà gennaio che è stata praticamente ignorata.

Oltre 150 vincitori di premi Nobel e di premi World Food (WFP è la più grande agenzia umanitaria al mondo che salva vite nelle emergenze e usa l’assistenza alimentare per costruire un percorso di pace. Vedi QUI ) hanno firmato una lettera aperta in cui si chiede che vengano compiuti sforzi “spaziali” –moonshot– per incrementare la produzione alimentare prima di un’imminente catastrofe mondiale dovuta alla fame diffusa. Il gruppo che raccoglie alcuni tra i più autorevoli studiosi viventi ha chiesto un’azione urgente per dare priorità alla ricerca e alla tecnologia per risolvere il “tragico squilibrio tra domanda e offerta alimentare globale”.

Citando sfide come la crisi climatica, la guerra e le pressioni del mercato, gli autori – sintetizza l’AGI- hanno chiesto sforzi ecosostenibili che portino a balzi sostanziali nella produzione alimentare per sfamare 9,7 miliardi di persone entro il 2050. Il mondo “non è nemmeno vicino” a soddisfare i bisogni futuri, si legge nella lettera, gli autori della quale prevedono che l’umanità dovrà affrontare un “mondo ancora più instabile e insicuro dal punto di vista alimentare” entro la metà del secolo, a meno che non si intensifichi il sostegno all’innovazione a livello internazionale. “Tutte le prove – ha affermato Cary Fowler, coordinatore dell’appello – indicano un declino crescente della produttività alimentare se il mondo continua a fare affari come al solito. Con 700 milioni di persone insicure dal punto di vista alimentare oggi e una popolazione globale destinata a crescere di 1,5 miliardi entro il 2050, questo lascia l’umanità di fronte a un mondo grossolanamente diseguale e instabile. Dobbiamo incanalare i nostri migliori sforzi scientifici per invertire la nostra traiettoria attuale, altrimenti la crisi di oggi diventerà la catastrofe di domani“.

Nella lettera è stata sottolineata la minaccia climatica, in particolare in Africa, dove la popolazione è in crescita ma si prevede che le rese del mais, un alimento di base, diminuiranno. Tra i fattori che compromettono la produttività rientrano l’erosione del suolo, il degrado del territorio, la perdita di biodiversità, la scarsità d’acqua, i conflitti e le politiche governative che frenano l’innovazione agricola. “Gli impatti del cambiamento climatico – ha affermato Adesina, presidente della Banca africana di sviluppo – stanno già riducendo la produzione alimentare in tutto il mondo, in particolare in Africa, che ha poca responsabilità storica per le emissioni di gas serra, ma vede le temperature aumentare più rapidamente che altrove. Si prevede che gli aumenti di temperatura saranno più estremi nei paesi con una produttività già bassa, aggravando i livelli esistenti di insicurezza alimentare. Nei paesi a basso reddito in cui la produttività deve quasi raddoppiare entro il 2050 rispetto al 1990, la cruda realtà è che è probabile che aumenti di meno della metà. Abbiamo solo 25 anni per cambiare le cose“.

Mi intristisce che in questi giorni si stiano purtroppo mettendo in crisi gli sforzi contro le cause del cambiamento climatico, in particolare quella contro l’uso dei combustibili fossili. Trump ha esclamato al suo insediamento come presidente USA: “drill baby, drill”. Cioè: “Trivella bambino, trivella”. Inoltre, ha annunciato l’abbandono degli accordi di Parigi sul clima, (Si veda QUI  ) archiviando il Green Deal.

Del pari, rinvio alla prestigiosa rivista The Lancet e a una sua inchiesta di questo gennaio (sintesi QUI  ) a proposito della minaccia della disinformazione sanitaria. Penso anche al processo in corso per screditare il senso e le finalità dell’ OMS- Organizzazione Mondiale della Sanità e alla prevista uscita da essa degli Stati Uniti.

La disinformazione (dati falsi o fuorvianti condivisi involontariamente) e la misinformazione (informazioni deliberatamente ingannevoli) in ambito sanitario rappresentano oggi una delle maggiori sfide per la salute pubblica. L’era digitale ha amplificato la diffusione di contenuti fuorvianti, spesso sfruttati per scopi propagandistici o politici, con conseguenze devastanti sulla fiducia del pubblico, sulle decisioni sanitarie e sull’efficacia delle azioni collettive

Per completare il quadro accenno all’ultimo rapporto sulle disuguaglianze nel mondo e in Italia presentato da Oxfam, al World Economic forum di Davos di gennaio u.s., che mette in evidenza come la particolare concentrazione di ricchezza nella piramide distributiva non sia solo un male per l’economia ma un male per l’umanità (QUI ).

Si pensi che nel 2024 la ricchezza aggregata dei miliardari è aumentata, in termini reali, di 2.000 miliardi di dollari, pari a circa 5,7 miliardi di dollari giornalieri, con una misura tre volte superiore rispetto al 2023, ed entro il 2034 si prevede che ci saranno ben cinque trilionari. Inoltre, la ricchezza dei 10 uomini più facoltosi al mondo è cresciuta, in media, di quasi 100 milioni di dollari al giorno.

L’incidenza delle persone -il 44% della popolazione globale- che versano in condizioni di povertà, con meno di 6,85 dollari al giorno, è rimasta pressoché immutata rispetto al 1990 e secondo le stime odierne ci vorrebbe più di un secolo per portare l’intera popolazione del pianeta sopra tale soglia.

Ricordo infine che lo scorso 2 dicembre il Papa nell’esprimere il suo dolore per la guerra in Ucraina ha detto: Mi fa soffrire questo della guerra. Fratelli contro fratelli, ma non solo questo. Pensare che in un secolo ci sono state tre guerre mondiali: 39-45, 14-18 e questa. Pensare che, se non si facessero armi per un anno, finirebbe la fame nel mondo, perché penso che [la guerra] è l’industria più grande. Pensare che una guerra si fa quando un impero si sente debole, allora uccide per sentirsi forte e per usare le armi che deve vendere o dare per farne di nuove. Mi fa soffrire veder provare quei droni che giravano sull’Ucraina. Che sono armi nuove che stanno testando, a spese della gente che muore.

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