Sulla tomba di Sant’Ivo Hélory di Tréguier in Bretagna

235 300 Francesco Romano
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di Francesco Romano • Quando si sente pronunciare il nome di Sant’Ivo senza specificare la sua origine bretone la prima cosa che viene in mente è l’altro santo suo omonimo, S. Ivo di Chartres, ma anche il titolo della celebre chiesa di S. Ivo alla Sapienza progettata dal Borromini, con l’inconfondibile coronamento a spirale della lanterna della cupola che raffigura la Torre di Babele. In realtà quest’opera architettonica di grande valore artistico è dedicata a S. Ivo di Tréguier e sottolinea la notorietà di cui egli godeva, ben oltre i confini della Bretagna, a Roma, già nella seconda metà del XVI. Anche la chiesa di S. Ivo dei Bretoni a Roma con annesso ospizio per i pellegrini francesi fu concessa nel XV secolo alla comunità bretone come chiesa nazionale francese, tuttora presente sotto lo stesso titolo anche se è stata riedificata nel XIX secolo.

La fama di santità di questo grande personaggio, nato in Bretagna a Kermartin presso Tréguier il 17 ottobre 1253, già diffusa quando era ancora in vita, si estese rapidamente non solo per essere divenuto il patrono della Bretagna. Essa trae origine dalla sua predilezione per gli studi giuridici che volle finalizzare al soccorso di quanti rimanevano esclusi dalla giustizia per povertà ed emarginazione sociale. Si potrebbe dire che il suo ingegno giuridico diede come fioritura il connubio tra carità e giustizia.

Visitare la cattedrale della cittadina bretone di Tréguier e trovarsi improvvisamente al suo interno davanti al monumentale mausoleo dove è sepolto Sant’Yves Hélory de Kermartin suscita una suggestiva emozione per chi lo aveva conosciuto solo attraverso gli studi. Tutto è messo in relazione a quanto di significativo egli operò nel corso della sua vita facendo del bene nel servirsi di quegli stessi mezzi della sua professione legale che spesso in altri casi, allora come oggi, portano all’arricchimento, alla propria affermazione, al raggiungimento del potere personale. Molti sono i fedeli che sostano davanti alla sua tomba per raccogliersi devotamente in preghiera, come chi accende candele, chi scrive messaggi a lui indirizzati per implorarne l’intercessione o chi lascia pensieri ai piedi della tomba scritti in ringraziamento.

Il coronamento della storia di Sant’Ivo non è stato solo il livello più alto raggiunto nella carriera di giurista, ma l’essere divenuto sacerdote abbracciando la povertà come valore cristiano. Come zelante sacerdote parrocchiale S. Ivo si dedicò alla predicazione nelle parrocchie in un tempo in cui veniva trascurata dal clero per negligenza o incapacità. La sua cultura universitaria e giuridica non gli impedì di trasmettere a pescatori, naviganti e umili contadini la parola di Dio.

La Chiesa promosse attraverso il culto rivolto a S. Ivo un modello di santità sacerdotale, come fece per altri versi dopo alcuni secoli con il Santo Curato d’Ars. S. Ivo aveva saputo associare la pratica delle più alte virtù cristiane, in particolare la giustizia e la carità, all’esercizio del ministero pastorale, anticipando concretamente la nota espressione del Pontefice S. Paolo VI: “la giustizia è la misura minima della carità”.

La sensibilità popolare, tuttavia, lo ricorda e lo rappresenta con la toga di avvocato in atteggiamento di difensore di poveri e vedove imploranti, contro ricchi padroni, come ben lo raffigura anche l’affresco del Sodoma nel palazzo di giustizia di San Giminiano. Per loro istituì il gratuito patrocinio che gli fece guadagnare il detto popolare: “Sanctus Yvi erat Brito, advocatus et non latro. / Res miranda populo” (Sant’Ivo era Bretone, avvocato e non ladro. Una meraviglia agli occhi del popolo).

Di solito S. Ivo è rappresentato con una borsa in una mano, a significare tutto il denaro che ha dato ai poveri nel corso della sua vita, e una pergamena nell’altra, che ricorda il suo ufficio di giudice ecclesiastico. Inoltre è spesso rappresentato tra un uomo ricco e uno povero.

Una statua posta all’ingresso della cattedrale di Tréguier raffigura Sant’Ivo con la toga nell’atto di mostrare una pergamena su cui è riportato il versetto del Siracide: “In iudicando est pupillis misericors ut pater et pro viro matri illorum”: nel giudizio sii misericordioso come un padre per gli orfani e come un marito verso la loro madre.

S. Ivo anche come giudice ecclesiastico si distinse, oltre che per il suo talento giuridico, per aver introdotto la categoria della “misericordia” come criterio imprescindibile per pronunciare una sentenza giusta. Studioso del diritto romano interpretò con categorie cristiane il concetto di “aequitas” che più tardi conoscerà la formulazione più piena nella celebre frase dell’Ostiense che identifica l’aequitas come “iustitia dulcore misericordiae temperata”. Per S. Ivo la rigorosa applicazione della legge, che già per Cicerone veniva negativamente identificata con la locuzione “summum ius summa iniuria”, lo indirizzò sulla via equitativa come perfezionamento del giudizio legale.

Come giudice a Rennes e poi a Tréguier S. Ivo aveva goduto di ampio potere perché la giustizia ecclesiastica aveva competenze non solo sul clero, ma anche sui laici. S. Ivo si distinse per la prontezza nel rendere giustizia senza ritardi divenendo celebre per la sua imparzialità e integrità, non tralasciando mai di fare opera di riconciliazione, incoraggiando alla concordia tra le parti prima di doversi imbattere in costosi processi.

Il ricordo di S. Ivo giurista è stato alimentato e sostenuto dal grande fervore di santità che lo spinse a donare tutti i suoi averi ai poveri, compresa la sua veste di officiale giudiziario, e a predicare nelle parrocchie. La sua morte avvenne il 19 maggio 1303 nel più grande squallore da uomo ricco qual era stato per origini familiari.

La fama di santità già presente quando era ancora in vita culminò nella sua canonizzazione per decisione di Papa Clemente VI il 19 maggio 1347. Sant’Ivo godette, infatti, sin dai primi tempi di una straordinaria e spontanea venerazione, diffusa specialmente dai marinai bretoni, in tutti i luoghi ove sbarcavano, perfino in Canada.

Dal processo di canonizzazione emerse di Sant’Ivo una duplice immagine: da una parte quella di un giudice ecclesiastico incorruttibile e benevolo, attento ai bisogni delle persone di umile condizione e dei poveri, dall’altra quella di un sacerdote santo, totalmente dedito alle attività pastorali e in particolar modo alla predicazione.

S. Ivo fu proclamato patrono degli avvocati, dei giudici e dei notai. Ogni anno nella ricorrenza della sua morte, a Tréguier continua la tradizione della lunga processione del “grande perdono di S. Yves” che accompagna la reliquia del ‘capo’ del santo, con la partecipazione di cardinali, vescovi, magistrati e avvocati e una gran folla di fedeli che canta inni in bretone.

Sul retro di una immaginetta devozionale messa a disposizione dei fedeli presso la tomba è stampata questa preghiera a Sant’Ivo che riassume la sua santità di vita come modello per quanti lo implorano:

Saint-Yves, tant que tu a vécu parmi nous tu a été l’avocat des pauvres, le défenseur des veuves et des orphelins, la providence de tous le nécessiteux,

écoute aujourd’hui notre prière!

Obtiens-nous d’aimer la justice comme tu l’as

aimée! Fais que nous sachions défendre nos

droits sans porter préjudice aux autres, en

cherchant avant tout la réconciliation et la paix.

Suscite des défenseurs qui plaident la cause de

l’opprimè pour que “justice soit rendu dans

l’amour”. Donne nous un coeur de pauvre,

capable de résister à l’attrait des richesses capable

de compartir à la misère des autres et de partager.

Toi, le modèle des prétres, qui parcurais les

campagnes, bouleversant les foules par le feu de

ta parole et le rayonnement de ta vie, obtiens à

notre pays les prêtres dont il a besoin!

Sant-Yves, prie pour nous!

Et prie pour ceux

que nous avons du mal à aimer!

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Author

Francesco Romano

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