Sfatato il mito della sovrappopolazione mondiale

Secondo il Rapporto pubblicato dal Fondo delle Nazioni unite per la popolazione (Unfpa), a novembre del 2022 la popolazione mondiale ha superato il livello di otto miliardi di persone, più che raddoppiata negli ultimi 50 anni, con la prospettiva di raggiungere i dieci miliardi entro il 2050.

Indubbiamente, un legame tra crescita demografica e cambiamenti climatici esiste, perché l’aumento della popolazione e del Pil pro-capite è una delle cause dell’incremento dell’utilizzo di combustibili fossili. Tuttavia focalizzarsi sulla sovrappopolazione può far cadere nell’errore di ritenere responsabili del fenomeno i Paesi a basso reddito che presentano tassi di crescita demografica e di fecondità più elevati, senza considerare però, come sottolinea anche il Rapporto, che due terzi della popolazione vivono con meno di dieci dollari al giorno e non contribuiscono in maniera significativa alle emissioni di gas serra, ma soprattutto in quello di non attuare in modo adeguato le politiche necessarie per risolvere le crisi economiche, sociali e ambientali in corso.

Infatti, secondo il Rapporto (p. 14), le variazioni demografiche sono normali e il livello della popolazione non è di per sé positivo o negativo, piuttosto sarebbe necessario elaborare un “sistema resiliente” che risponda ai bisogni della popolazione al di là della dimensione, senza farsi condizionare dai miti intorno alle idee del “siamo troppi” o “siamo troppi pochi”.

La posizione del Governo USA invece, fu decisa sulla base del Memorandum di uno Studio sulla Sicurezza Nazionale – 200 (NSSM-200), detto anche Rapporto Kissinger in quanto all’epoca Henry Kissinger era il Segretario di Stato, promulgato come documento segreto dal Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, il più alto organismo decisionale di politica estera del Paese, il 10 dicembre 1974, subito dopo la prima grande conferenza sulla popolazione mondiale a Bucarest. Il documento, risultato della collaborazione tra CIA, United States Agency for International Developmento (USAID) e Dipartimenti di Stato, Difesa e Agricoltura, è stato reso pubblico quando fu desegretato e trasferito negli Archivi Nazionali degli Stati Uniti nel 1990, ad oggi accessibile sul sito dell’USAID.

Oggetto di tale Rapporto era uno studio sulle «Conseguenze della crescita della popolazione mondiale per la sicurezza degli Stati Uniti e interessi esteri». Esso espone in maniera esaustiva le motivazioni ed i metodi del “movimento per il controllo demografico” per orientare le nazioni in via di sviluppo nelle politiche demografiche.

I metodi per il controllo demografico prevedono la legalizzazione dell’aborto, incentivi economici per i Paesi affinché essi aumentino il loro tasso di aborto, sterilizzazione e uso degli anticoncezionali, indottrinamento dei giovani, obbligo del controllo demografico e altre forme di coercizione, come negare gli aiuti in caso di calamità e gli aiuti alimentari a quei Paesi sottosviluppati che non abbiano elaborato programmi per il controllo demografico.

Con tutta probabilità l’unica e vera via per costruire un “sistema resiliente”.