San Massimo, confessore… della volontà umana di Gesù
Il nostro abbrivio (così in medias res…) forse è comprensibile solo a chi conosca almeno Massimo e un po’ la sua teologia. È, dunque, necessario giustificare le prime considerazioni, accennando al punto capitale della sua biografia e del suo pensiero.
Già… perché quella posizione fu infatti rigettata al Concilio di Costantinopoli III del 680-681. Ironia della storia! Quella posizione che aveva sostenuto Massimo – e che l’aveva portato ad essere menomato della lingua (perché non predicasse più) e della mano destra (perché non amministrasse più i sacramenti) e ad essere esiliato e incarcerato fino alla morte – fu accolta al Concilio, svoltosi a vent’anni circa dalla morte di Massimo.
Il ragionamento di Massimo – che avrebbe in seguito ispirato il Concilio – è piuttosto semplice nella sua consequenzialità: se Gesù ha un’anima (λόγος) dal momento che è pienamente uomo (contro l’apollinarismo…), Gesù dovrà avere anche la volontà umana (θέλημα), che è una facoltà dell’anima. Semmai il modo (τρόπος) con cui Gesù possiede l’anima umana è diverso dal nostro, perché non è segnato dal peccato e dunque la volontà umana di Gesù ha la capacità di aderire pienamente alla volontà divina (ὑποτάσσω, come dirà il concilio di Costantinopoli, facendo risuonare Massimo).