di Giovanni Campanella · Nel mese di luglio 2024, anno in cui ricorre l’ottavo centenario della stigmatizzazione di san Francesco alla Verna, la casa editrice “Edizioni Biblioteca Francescana” ha pubblicato un corposo studio intitolato San Francesco stigmatizzato. L’innovazione materno-sacerdotale delle creature. L’autore è Dario Chiapetti, frate Minore della Provincia Toscana di San Francesco Stimmatizzato, dottore in teologia e originario di Bibbiena, paese posto quasi all’ombra del monte della Verna. Per un periodo, fra Chiapetti è anche vissuto nello stesso convento della Verna. Chiapetti ha collaborato per questa stessa rivista, pubblicando articoli tutti i mesi dal 2014 al 2021.
«Prima degli studi teologici ha conseguito la laurea magistrale in architettura U.E., presso la Facoltà degli Studi di Firenze, svolgendo successivamente l’esercizio professionale. Ha all’attivo pubblicazioni di carattere scientifico e divulgativo; si interessa di teologia trinitaria, soprattutto nei suoi fondamenti ontologici e nella prospettiva orientale, di temi antropologici, liturgico-sacramentali – con particolare attenzione alla loro connessione al dato architettonico –, e francescani» (vedi).
La prefazione del libro è di Massimo Fusarelli OFM, ministro generale dell’ordine dei frati Minori. La postfazione è di Piero Coda, segretario generale della Commissione Teologica Internazionale. Per Norman Russell, ricercatore onorario dell’Università di Oxford, lo studio di fra Chiapetti è un libro innovatore di importanza ecumenica, una «brillante considerazione su diversi livelli teologici della stigmatizzazione di san Francesco».
L’ampia bibliografia a fondamento dell’opera si compone, oltre che della Sacra Scrittura, del Magistero della Chiesa e di fonti liturgiche e patristiche, anche di fonti antiche fondamentali e imprescindibili (scritti di Francesco d’Assisi, biografie su Francesco d’Assisi, scritti e fonti biografiche di Chiara d’Assisi, altre cronache e testimonianze) e importanti studi recenti (dizionari, collane, studi biblici e francescani e testi di teologia dogmatica non prettamente francescana).
Nell’introduzione, Chiapetti spiega il perché di uno studio su san Francesco stigmatizzato:
«Dopo aver presentato al pubblico i miei studi, a livello ontologico trinitario, nell’ambito della teologia patristica e contemporanea orientale (greca), sulla nozione di paternità, e avervi intravisto un’assonanza fondamentale, sul piano dogmatico, con il vissuto e il pensiero di Francesco d’Assisi (1182-1226), presento ora uno studio, sempre a livello ontologico trinitario, sul Poverello, quindi in ambito medievale occidentale, incentrato sulla nozione di maternità. L’occasione mi è stata offerta dallo stimolo provenuto da alcuni confratelli ad offrire un contributo sul significato teologico dell’evento della stigmatizzazione del Santo. L’accostamento tra i due termini – maternità e stigmatizzazione – può suonare curioso. Esso si è delineato progressivamente, lungo studi teologici sull’Assisiate che ho avuto modo di condurre nel tempo, che si inquadrano nella frequentazione, di lunga data, personale, spirituale, di Francesco, e in particolare del monte della Verna, situato nella terra delle mie origini, sul quale per un certo periodo di tempo ho avuto la grazia anche di vivere. (…). Quanto agli studi su Francesco e al ricorso di Francesco nel quadro più ampio della teologia con le sue questioni relative all’ecclesiologia, al dialogo interreligioso, all’ecologia, all’economia, e così via, il suo essere-stigmatizzato costituisce un aspetto di fatto assente, e quindi irrilevante. Ha esso invece qualcosa da dire in questi ambiti?» (pp. 19-20).
Tre poli teologici emergono dalle fonti primarie francescane:
«Se l’obiettivo fondamentale del presente studio è quello di rileggere il significato teologico del “San Francesco stigmatizzato” alla luce soprattutto degli scritti ma anche delle fonti primarie su di lui, l’apertura del campo di indagine al processo spirituale di Francesco e alle nozioni emergenti nelle fonti porta ad allargare il concetto di stigmatizzazione, o a ricondurlo nell’alveo del suo significato originario, ossia di marchio della schiavitù, dell’esclusione – «rigettati» dal mondo (1Pt 2,4) -, dell’infermità, dell’”essere messo da parte da altri”, e tutto ciò, in senso sociale, psicologico, esistenziale, e, ancor più, ontologico. L’allargamento del campo di indagine si articola a partire dalla considerazione degli aspetti su cui Francesco articola il suo pensiero, ossia, nell’ambito intra-personale, i livelli del σῶμα/corpo, ψυχή/anima e πνεῦμα/spirito – καρδία/cuore, nell’ambito inter-personale, le modalità di relazione tra gli esseri umani, verso Dio e gli altri esseri viventi, sia, nei termini generali, di rendimento di grazie come ricezione-dis-appropriazione/non appropriazione-restituzione, sia, in termini specifici, identitari, di paternità, maternità, figliolanza, fraternità/sororalità, sponsalità, offrendo la possibilità di rinvenire l’interdipendenza e l’interazione dei tre gruppi di termini» (p. 29)
Anche all’uomo di oggi, così chiuso in un’autodeterminazione individualistica, lo studio sullo Stigmatizzato può offrire preziosi spunti per aprirsi e crescere.
Sempre alla luce dei tratti scaturenti dalla stigmatizzazione, il primo capitolo tratta della conversione di Francesco, della nascita della fraternitas e del suo sviluppo come Ordine. Francesco attua un nuovo approccio, materno-sacerdotale, nei confronti delle creature (la dimensione materno-sacerdotale sarà poi la lente sempre presente – lo strumento principe – nella analisi portata avanti in tutti i singoli capitoli) e implementa la fraternitas-sororitas per i poveri e per l’Altissimo. Dalla originalità “iconicizzante” (la forte spinta a ricercare l’”originale”) e dalla tendenza convivializzante del giovane Francesco (che in realtà, in seguito, non scomparvero ma si trasfigurarono) si passa alla conversione, nella quale il ruolo materno è fondamentale nell’assunzione delle stigmatizzazioni, dal corpo, all’anima, al cuore. Il rapporto con la madre è fondamentale nel periodo della guerra, della prigionia e della malattia. Anche l’incontro con i lebbrosi è cruciale. «La carne e l’emarginazione dei lebbrosi sono la carne e l’emarginazione che il Figlio ha preso dalla Madre, che questa, a sua volta, ha preso dall’essere umano» (p. 44). «La carne e l’emarginazione dei lebbrosi sono il dono a Francesco, dal Padre, per il Figlio, della misericordia del Padre» (p. 45). Successivamente, Francesco approfondisce la familiarità con Cristo. Il Signore Gesù, che abita la Chiesa cadente quale “luogo stigmatizzato”, invita Francesco (e ogni uomo) a prendersene cura insieme a Lui. Il rapporto Padre-figlio getta una luce nuova sul rapporto padre-figlio e amplia grandemente la famiglia di Francesco, arricchendola della presenza di numerosi nuovi fratelli e della vicinanza delle Signore povere. La nuova comunità è strutturata secondo la “forma del Santo Vangelo”, caratterizzata dalla povertà per essere per tutti vicini ed essenziali. Tale comunità puntella e rinvigorisce la Chiesa tutta. Negli ultimi due sottocapitoli del primo capitolo, Chiapetti esamina con i suoi peculiari strumenti le Ammonizioni, la Regola (facendo riferimento sia a quella non bollata che a quella bollata), la Lettera a frate Leone, il De religiosa habitatione in eremis e le agiografie.
Nel secondo capitolo, Francesco si radica nel rapporto tra il Figlio Gesù e la Madre Maria, dischiuso nel rapporto tra Chiara e le sorelle.
Il terzo capitolo tratta più in profondità l’evento della stigmatizzazione del 1224, anche all’ombra della relazione con Leone. La stigmatizzazione immerge ancora di più il cuore, l’anima e il corpo di Francesco nella relazione tra Figlio e Madre e nella relazione con il Padre trino e uno.
Nel quarto capitolo si staglia maggiormente la figura di Chiara. Nel 1225 Francesco compone il celeberrimo Cantico di frate Sole, che coinvolge l’intero cosmo nell’innovazione materno-sacerdotale. Tale innovazione traspare anche nell’«Audite, poverelle dal Signore vocate», esaltando la relazione tra fratelli e sorelle.
Il quinto capitolo esamina la Lettera ai fedeli, la Lettera a tutto l’Ordine e il Testamento di Siena.
Il sesto capitolo è incentrato sul “beato transito” del 1226. Francesco persevera nella vita e nella povertà del Figlio e della Madre fino alla fine, unendo il corpo fratello, la terra madre e la morte sorella.
L’epilogo enuclea l’eredità di Francesco sviluppata da Chiara.
Nel “Congedo”, l’autore evidenzia “la complessità semplice, semplicità complessa di Francesco”. Gli inviti del Francesco stigmatizzato sono ad un tempo potenti, evidenti e d’altra parte sono ricchissimi di sfaccettature e implicanze profonde non immediatamente evidenti. Così conclude Chiapetti:
«Si è convinti – e si spera di averne reso conto – che nel cuore, nell’anima e nel corpo di san Francesco stigmatizzato tutte le istanze che si sono rilevate trovano un incredibile grembo fecondo dal quale vengono alla luce, offerte ad ogni uomo, ad ogni donna e ad ogni creatura, stigmatizzate e vivificanti.
A laude di Cristo e del Poverello Francesco!» (p. 494)