Riflessioni sulle elezioni negli USA del 5 novembre.
di Giovanni Pallanti · La più grande rivoluzione dei tempi moderni è datata 1776, vi partecipò anche un toscano tra i protagonisti di quella vicenda:
Filippo Mazzei. Con questa rivolta dei nuovi americani fu rotto il cordone ombelicale tra le colonie nord americane e la Gran Bretagna. Dopo la guerra di secessione vinta dagli stati del nord contro quelli del sud nei primi anni ’60 del ‘800, gli Stati Uniti d’America trovarono la loro dimensione di faro della libertà per i popoli di tutto il mondo con l’ingresso armato nella prima guerra mondiale nel 1917. Presidente era un intellettuale idealista sostenitore della libertà delle persone e della indipendenza delle nazioni: Thomas Woodrow Wilson. Dopo la crisi economica del 1929 fu con il presidente Franklin Delano Roosevelt che gli Stati Uniti tornarono a battersi nella seconda guerra mondiale contro le dittature politico militari dell’Italia, della Germania e del Giappone. Vinta la seconda guerra mondiale tutto il mondo di fronte all’avanzare del comunismo, in Europa e in Sud America ha guardato agli Stati Uniti come al bastione principale delle libertà. Il 5 novembre prossimo verrà eletto un nuovo presidente al posto di Biden: Donald Trump o Kamala Harris. Se vince Trump (l’ex presidente ha numerosi procedimenti penali in corso ed è già stato condannato dal tribunale di New York), l’America si chiuderà su se stessa e cambieranno gli equilibri mondiali e l’Europa si troverà da sola davanti all’aggressività di Putin. In medio oriente Netanyahu avrà mano libera in ogni senso. Se vince la Harris per pochi voti, un’America spaccata in due sarà un po’ più debole di prima.
Speriamo bene. Soprattutto per l’avvenire politico delle democrazie europee. Queste democrazie corrono gli stessi rischi degli Stati Uniti: l’immigrazione selvaggia e non controllata sta corrodendo l’Occidente, spostando l’asse del Governo dalla democrazia classica (Montesquieu) alle autocrazie. Non a caso negli Stati Uniti gli ispanici e gli italo americani in grandissima parte cattolici, mentre Papa Francesco ripete continuamente “accoglieteli accoglieteli”, contro la nuova immigrazione hanno appoggiato Trump che vomita contro gli immigrati parole degne di Hitler. Questo sta accadendo anche in Europa. C’è da dire infine che gli inviti all’accoglienza di Papa
Francesco non determinano nulla di significativo né per chi cerca un mondo più giusto né per il rafforzamento dei sistemi democratici messi in pericolo dai sovranisti e dai nazionalisti. La Chiesa con San Paolo VI aveva indicato una strada straordinariamente attuale ancora oggi per la liberazione dei popoli oppressi e per il loro riscatto sociale ed economico. Con l’Enciclica “Populorum Progressio” del 26 marzo 1967 s’indicava a tutti i cattolici e alle persone di buona volontà qual era l’unica maniera per riscattare i popoli oppressi dal Colonialismo affamati e sfruttati. Se in questi ultimi 57 anni la Chiesa non avesse perduto la strada indicata da Paolo VI il mondo sarebbe oggi forse più giusto impedendo una immigrazione incontrollata e ingestibile verso i paesi più ricchi. Siccome siamo in un periodo storico senza memoria invito i cattolici interessati al bene comune a leggere o rileggere l’enciclica Populorum Progressio.