Non è sempre vero che «pecunia non olet». Il rifiuto di Francesco
di Carlo Parenti · Francesco non è certo un pontefice che teme la chiarezza, la paura, i nemici. Fin dai primi giorni del suo pontificato ha lottato contro la corruzione, le spese folli di uomini di Chiesa, le opacità finanziarie degli organismi vaticani, a partire dallo IOR. Ha rifiutato compromessi e l’andare a braccetto con chi non ha tra i suoi valori una prassi coerente con il messaggio evangelico e con la dottrina sociale della Chiesa. Dichiarò che sognava una “Chiesa povera per i poveri”.
“In pochi gli credettero, e fu proprio da quel momento che alcuni esponenti della Curia e dell’alto clero incominciarono a diffondere critiche velenose contro il nuovo Pontefice. – osserva Antonio Gaspari su Politica Insieme del 23 gennaio scorso- Lo scetticismo sulle reali capacità di Papa Francesco di riuscire nella battaglia per liberare la Chiesa dalla corruzione è svanito nel corso degli anni”.
Ma il papa non finisce di stupire.
Osservo peraltro che questo viene smentito (vedi) da Sbilanciamoci, che riunisce dal 1999 ben 51 organizzazioni e reti della società civile italiana. (vedi). Secondo quanto sostenuto, nella guerra di Israele contro la popolazione palestinese non solo sono presenti armi di Leonardo, ma queste sarebbero state impiegate in azioni di bombardamento indiscriminate su aree urbane densamente abitate.
Del resto, tanto Benedetto XVI, quanto Francesco sull’evangelizzazione hanno spesso affermato: “la Chiesa non fa proselitismo. Essa si sviluppa piuttosto per attrazione, cioè per testimonianza”, ovvero con l’esempio nella coerenza.
Non c’è da meravigliarsi dunque per il rifiuto del papa. Bergoglio, infatti, sin da quando ha parlato della “terza guerra mondiale a pezzetti” ha sempre denunciato gli interessi dei produttori di armi, “lo scandalo delle spese per le armi” e che lo “spendere in armi sporca l’anima, sporca il cuore, sporca l’umanità”. “La guerra è sempre una sconfitta – diceva nel novembre scorso – soltanto guadagnano i fabbricatori di armi”.
Da ultimo ha ribadito la contrarietà alla guerra nell’omelia per la messa nella notte di Natale 2023 (vedi) e poi con il messaggio del 25 dicembre, “urbi et orbi”, dalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro (vedi).
Nell’Omelia il papa ha affermato. “In questa notte[…]non vediamo un dio adirato che castiga, ma il Dio misericordioso che si incarna, che entra debole nel mondo, preceduto dall’annuncio «sulla terra pace agli uomini» (Lc 2,14). E il nostro cuore stasera è a Betlemme, dove ancora il Principe della pace viene rifiutato dalla logica perdente della guerra, con il ruggire delle armi che anche oggi gli impedisce di trovare alloggio nel mondo (cfr Lc 2,7)”.
“Francesco poi, “nel messaggio “urbi et orbi”, ha lanciato una sorta di ‘dichiarazione di guerra alla guerra’:
Nella Scrittura, al Principe della pace si oppone «il principe di questo mondo» (Gv 12,31) che, semina morte[…]dire “sì” al Principe della pace significa dire “no” alla guerra, e questo con coraggio: dire “no” alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse. Questo è la guerra: viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse. Ma per dire “no” alla guerra bisogna dire “no” alle armi. Perché, se l’uomo, il cui cuore è instabile e ferito, si trova strumenti di morte tra le mani, prima o poi li userà.
“E come si può parlare di pace se aumentano la produzione, la vendita e il commercio delle armi? Oggi, come al tempo di Erode, le trame del male, che si oppongono alla luce divina, si muovono nell’ombra dell’ipocrisia e del nascondimento: quante stragi armate avvengono in un silenzio assordante, all’insaputa di tanti! La gente, che non vuole armi ma pane, che fatica ad andare avanti e chiede pace, ignora quanti soldi pubblici sono destinati agli armamenti. Eppure, dovrebbe saperlo! Se ne parli, se ne scriva, perché si sappiano gli interessi e i guadagni che muovono i fili delle guerre”
“Dopo aver ricordato e implorato la pace in Israele e Palestina, Siria, Yemen, Libia, Ucraina, Armenia e Azerbaigian, Sahel, Corno d’Africa, Sudan, Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan, penisola coreana, ha così concluso:
“Queste parole si sono compiute in Gesù (cfr Lc 4,18), nato oggi a Betlemme. Accogliamolo, apriamo il cuore a Lui, il Salvatore! Apriamo il cuore a Lui, il Salvatore, che è il Principe della pace!”.