Mattanza in famiglia e femminicidi: le sfide dell’emergenza educativa
Certo, colpisce una sorta d’interscambiabilità dei killer familiari, dal 17enne che uccide genitori e fratellino a Paderno Dugnano e il padre che fa una strage a Nuoro. Fa impressione, perché significa che esiste un veleno di violenza capace di diffondersi in modo capillare. Deve interpellarci nel profondo: dobbiamo impegnarci tutti in un’educazione al rispetto dell’altro.
Probabilmente tanta violenza scoppia in un contesto di solitudine e individualismo in cui il rancore diventa subito aggressività e furore oppure innesca un malessere più muto che sfocia in tanti, troppi casi di autolesionismo.
Parlare di emergenza educativa significa parlare del futuro, sapendo di dover trasmettere ragioni di vita e di speranza. Ma non basta comunicare regole di vita. Quando una società non riesce a trasmettere questi valori, il tessuto sociale si indebolisce. Di qui la necessità di “sfidare la mentalità nichilista per capire se sia possibile un futuro di speranza”. Da tempo la Chiesa italiana cerca di fare la sua parte. Sul piano pastorale rafforzando gli ambiti frequentati dai giovani, a partire dagli oratori, con proposte formative in grado non solo di intercettare i ragazzi, ma di influire sulla loro capacità di relazioni armoniose partendo dalla proposta cristiana”.
Come ha ribadito l’ultimo Consiglio permanente della CEI, in altre parole, “è finito il tempo della parrocchia autosufficiente: bisogna saper integrare i diversi ambiti, quello scolastico, quello educativo, quello culturale, del cinema e dello svago. Le scuole di ispirazione cristiana devono saper motivare sempre di più i ragazzi partendo dalla loro proposta educativa e valorizzando l’insegnamento della religione cattolica o la presenza di educatori cattolici nella scuola. Oggi però sono in crisi le alleanze educative, tra famiglia e scuola, tra famiglia e Chiesa. E come sostiene Baturi a nome dei vescovi italiani “bisogna saper ricreare queste alleanze, leggere nella cronaca un appello e un compito in cui dobbiamo sentirci tutti responsabili”. La Scuola pubblica dal canto suo deve essere messa nella condizione di svolgere come in passato un grande servizio all’umano, dando la possibilità agli studenti di scoprire sé stessi nell’incontro con gli altri e di sentirsi dentro una storia attraversata da verità e bellezza, oltre che a prepararli all’inserimento nel mondo del lavoro e delle professioni, ai più impegnativi traguardi della vita.