L’opzione preferenziale per i poveri. Il contributo di Gustavo Gutiérrez
di Alessandro Clemenzia · A pochi giorni dalla scomparsa credo che sia più che doveroso ricordare la profondità teologica di un uomo, quale è stato Gustavo Gutiérrez, fondatore della Teologia della liberazione, non tanto a mo’ di elogio funebre, quanto piuttosto come atteggiamento di riconoscenza verso una persona nella cui visione orizzontale della realtà non ha mai fatto venire meno quella verticalità che contraddistingue e anima un pensiero che voglia definirsi autenticamente cristiano.
Gutiérrez, tra i diversi fautori della Teologia della liberazione, è probabilmente il più vicino alla “teologia argentina del popolo”, portata avanti da altri grandi pensatori, come il gesuita Juan Carlos Scannone, che poi ha avuto un grande influsso sulla formazione teologica e culturale di Papa Francesco.
Evangelii gaudium. Così Gutiérrez ha commentato: «Nella Evangelii gaudium (EG) Francesco spiega molto chiaramente il significato dell’opzione preferenziale per i poveri, facendo riferimento in particolare al rapporto tra universalità e preferenza» (p. 7), vale a dire, quella duplice tensione che la Chiesa deve costantemente conservare e alimentare: in primo luogo, l’essere protesi verso tutti, senza alcuna eccezione; in secondo luogo, alla luce dell’insegnamento del Vangelo, il privilegiare in particolare i poveri e i sofferenti.
Tale preferenza, tuttavia, non va intesa come atteggiamento “opzionale”, facoltativo, che si può avere o non avere al tempo stesso, ma è qualcosa che va a caratterizzare l’esperienza cristiana, come sequela del proprio Maestro. Per questa ragione Papa Francesco afferma: «Per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica» (EG 198). La preferenza, inoltre, va sempre compresa in relazione all’universalità, in quanto «è la manifestazione dell’universalità dell’amore di Dio» (p. 36).
Gutiérrez è stato davvero un uomo che ha saputo guardare la realtà con “occhi di Pasqua”, recuperando le parole del teologo Klaus Hemmerle, e cioè «capaci di guardare nella morte fino alla vita, di guardare nella colpa fino al perdono, di guardare nella separazione fino all’unità, di guardare nelle piaghe fino alla gloria, di guardare nell’uomo fino a Dio, di guardare in Dio fino all’uomo, di guardare nell’io fino al tu».