«Le vie del diritto romano». Note da un libro di Luigi Capogrossi Colognesi
di Andrea Drigani · La Società editrice il Mulino ha promosso una collana dal titolo «Ritrovare l’Europa».
In effetti l’Europa sembra si sia persa, anche se forse non si è perduta, da qui l’intenzione di ripercorre strade antiche ed abbandonate, ma che hanno condotto sempre ad approdi quanto mai significativi.
In tale prospettiva si colloca il volume di Luigi Capogrossi Colognesi intitolato: «Le vie del diritto romano». L’autore è professore emerito di diritto romano all’Università di Roma la Sapienza.
Il libro presenta in maniera breve, ma efficace e, sotto certi aspetti anche affascinante, la lunga storia del diritto romano dall’età antica, iniziando dalla primitiva monarchia, per passare al governo repubblicano e quindi al regime imperiale.
Una vicenda che continua con i regni romano-barbarici sino all’opera di Giustiniano (il «Corpus iuris civilis») che, nonostante il progetto visionario, «era comunque destinata ad assumere un valore che trascendeva il suo tempo, preservando un immenso patrimonio da cui avrebbe avuto inizio un’altra storia, che attraverso la civiltà giuridica dell’Europa medievale e moderna giunge sino a noi».
Il libro prosegue proprio con quest’altra storia, con il diritto romano che si diffonde in tutta l’Europa, attraverso le università ed i glossatori, cominciando da Bologna, per dilatarsi in Francia, Inghilterra, Belgio, Germania.
Intersecando il Sacro Romano Impero, l’ordinamento feudale, i liberi comuni, le corporazioni.
Entrando, ovviamente, nell’attività processuale, sia da parte dei giudici come da parte degli avvocati.
Come pure vi è il rapporto fecondo tra diritto romano e diritto canonico: l’«Utrumque ius».
E’ da osservare che col tempo, il diritto romano non avrà più il ruolo di un apparato normativo, bensì quello più importante di essere un sistema giuridico a cui ispirarsi sia nella legislazione che nella giurisdizione.
Per questo attorno ai testi giuridici romani si sviluppano ragguardevoli studi storici e filologici, per illustrare il passato, ma pensando al futuro.
Il «Code civil des français» promulgato da Napoleone nel 1804, era impregnato di molti principi e regole del diritto romano.
E il contesto attuale? L’autore rileva che siamo in presenza di una crisi delle nostre società generate dalla incapacità di riconoscere la specificità degli strumenti, anche giuridici, di cui esse dispongono e i limiti derivanti dalla loro stessa funzione, di qui l’importanza del diritto romano non solo nella formazione degli assetti di potere, ma nel definire la fisionomia complessiva della nostra storia culturale.